Ibiza: la guida (e la partenza)

Non so bene da dove cominciare, sto vivendo momenti di grosso caos mentale, emotivo, lavorativo, organizzativo…ma tutt’apposto. L’inverno ha lasciato il posto alla nuova stagione e, se da una parte mi è sembrato un inverno lungo e pesante, dall’altra ho la sensazione che questi sei mesi siano volati alla velocità della luce. E’ quasi fine aprile ed io non me ne sono quasi resa conto (maledetto calendario a scorrimento rapido). O meglio, i conti ho dovuto farli, visto che lunedì prossimo mi imbarco per un’altra stagione…sì, a Ibiza!!! 😉 Chi mi legge sa che amo profondamente quest’isola e sa anche che da ormai tre anni la mia vita si sposta  in estate su questa striscia di terra in mezzo al mare. Forse non sapete ancora, però, che dopo anni ed anni di pellegrinaggio su questo scoglio meraviglioso, sono stata incaricata di scrivere una guida turistica per la collana “Guide Low Cost” di Morellini Editore. Onorata e anche un po’ intimorita (è la prima primissima VERA guida turistica che scrivo, quella di Firenze aveva un margine di licenza letteraria) ho iniziato a lavorare su questo progetto l’estate scorsa e adesso è diventato un libro vero, 160 pagine, foto, colori e suggestioni dalla mia isola preferita. Ve la presento:

La storia è andata più o meno così: esisteva una prima edizione (datata 2007) di questa guida, ovviamente non scritta da me, che mi era stato chiesto di leggere e aggiornare con alcuni indirizzi nuovi “visto che sei sempre lì…la conoscerai un po’, no?“. Ed in effetti, nonostante ogni volta ci sia qualcosa di nuovo da vedere e da scoprire, un po’ la conosco. Purtroppo non sono riuscita a limitarmi all’aggiornamento in qua e là, ho dovuto riscriverla completamente. E’ stato un impulso più forte di me: non riesco a fare le cose a metà e quindi mi sono imbarcata in quest’impresa. Certo non è il romanzo della vita e nemmeno la storia di fantasia dove lasciar vagare l’immaginazione, però scrivere una guida ti mette davanti notevoli problematiche letterarie e anche paletti strutturali. E’ stato un bel gioco di organizzazione, gestione degli spazi, fornire informazioni esaurienti essendo sintetica, essere utile, intrattenere e soddisfare curiosità: insomma, mica un lavorino da nulla!!! Alla fine, dopo mesi di lavoro, rifiniture e diverse rotture di palle alla mia Santa Editor (grazie Jessica) è uscita, il 29 marzo, in tutte le librerie reali e virtuali, versione cartacea e digitale.

Ibiza raccontata dalle mie parole e dalle mie impressioni, con i miei luoghi preferiti (no, quelli segreti me li sono tenuti per me…voglio dire, il bello del viaggio è scoprire angoli nascosti durante pellegrinaggi a caso, mica potevo mettere tutto nero su bianco?!?), i personaggi, le spiagge e le curiosità ed i contrasti che convivono su quest’isola. Insomma, a chi tutti gli anni mi chiedeva informazioni e dritte, ecco, adesso sono a disposizione in formato portatile. Un’emozione vedere il mio nome in copertina a fianco della scritta “Ibiza” e una soddisfazione immensa avere il mio quinto libro pubblicato e distribuito in tutta Italia. Da quando mi sono imbarcata nel mondo della carta stampata quasi per caso (era il 2012) non avrei mai pensato a questa evoluzione…per il “best seller” da milioni di copie e la conquista dell’Universo temo di dover aspettare ancora qualche anno, ma nel frattempo continuo a scrivere! 😛

…e preparo i bagagli! Lunedì prossimo mi aspettano le solite 28 ore di navigazione che lentamente mi porteranno verso questa stagione che si preannuncia piena di novità e progetti che mi fanno pensare che il mare lo vedrò con il cannocchiale…;) A partire dal giorno dello sbarco in cui la sera presenterò, in non so ancora quale lingua, il mio terzo libro “Sfashion” durante la Fashion Revolution Week di Ibiza (della quale vi parlerò mercoledì prossimo); e nei giorni a seguire dove dovrò allestire Mama No Quiere Showroom, concept store e studio di tatuaggi a pochi passi dal porto con il quale collaborerò per questa stagione. Anche di questo vi parlerò a breve, intanto però potete seguirci su Instagram. Sono carica, emozionata e nel pallone nello stesso momento. Prometto di riprendermi e di raccontarvi tutto per bene una volta sbarcata. Per adesso vogliatemi bene così e se vi va, la guida vi aspetta in libreria. Io, invece, vi aspetto di là…;)

4, 37 e 18! (non sto dando i numeri)

Oggi è finalmente arrivato il cartaceo del 4° libro che ho scritto e pubblicatoOggi faccio la bellezza di 37 anni, che mi allontanano dai trenta e mi avvicinano a quell’altro numero che comincia con il 4 ma che non ci voglio nemmeno pensare. Tra due giorni, il 18, festeggerò entrambi questi eventi, ma più che altro il primo, al Caffè Letterario le Murate (Firenze), perché non c’è due senza tre ed il quattro non viene da sé, ti devi sempre fare quel gran culo per arrivare a fare quello che desideri (o almeno, a me non mi ha mai regalato niente nessuno).

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Manco a farlo apposta LUI quassù è arrivato oggi, una ciliegina sulla torta che non ho ancora mangiato (ma che sicuramente mangerò da qui a stasera, che posso anche non festeggiare, ma almeno un dolcino lo pretendo), un altro piccolo traguardo di questa passione che coltivo da sempre e che, da quando ho deciso di investirci con costanza, mi sta regalando delle gioie. Ebbene sì, scrivere è un’attività che non ho mai smesso di fare, ho sempre imbrattato quaderni e agende, riempiendole di cazzate più o meno sensate; poi è stato il turno del web, che mi ha permesso di scrivere e CONDIVIDERE perché, a differenza di quegli scrittori che “Ma no, figurati, io scrivo per me” (e allora continua a scrivere sulle agende invece di andare a cercare editori, no?), io scrivo perché qualcuno legga (le cose “per me” me le tengo nei miei quadernini). Poi è arrivata la “Bruttina“, la mia prima opportunità di carta su inchiostro in un sistema ordinato e coordinato definibile “libro“; poi il seguito, poi Sfashion e oggi magicamente mi ritrovo tra le mani il mio quarto libro. Che, devo dire la verità, mi fa sempre uno strano effetto. E’ un mix di sensazioni: quando consegno è come se non esistesse più; poi lo vedo dal vivo e lo guardo come se non fosse mio e soprattutto come se fosse una cosa talmente lontana nel tempo che me ne sono dimenticata; poi me lo guardo, lo rileggo in qua e là, gli voglio un po’ bene, però con la testa sono già oltre (patologia da noia? Boh…). Oggi che li ho visti tutti insieme, tutti e 4, tutti con quella punta di fuxia che li accomuna, li ho guardati e…niente, sono decisamente “figli” miei 😉

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Giovedì 18 maggio alle ore 18.00 io e la mia amica giornalista fondatrice del magazine online Pollyanna Ludovica Monarca ci faremo una chiacchierata “fiorentina” (naturalmente al femminile) al Caffè Letterario Le Murate. Insieme a noi  ci sarà esposto il racconto fotografico nell’esposizione degli scatti di Erika Bastogi, fotografa e video maker che ha arricchito il libro con le sue immagini. Un tripudio di donne, di colori, di parole, di fiorentinità mista a quel tocco labronico che ormai fa parte di me da una vita. Insomma, lo spazio promozione è finito (altra cosa che odio è farmi pubblicità da sola, che palle 😛 ); chi vuole venire trova tutte le info qui—> https://www.facebook.com/events/527863714004026/?active_tab=about e chi è distante può comunque procurarsi il libro…o I LIBRI! 😉 Io nel frattempo vado a giocarmi questi 3 numeri…

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C’è bisogno di ribelli…

Bimbe, sveglia! I principi sono finiti perché c’è crisi e i regni hanno cominciato a traballare, le principesse non potevano più essere mantenute e sono state costrette a trovarsi un lavoro, naturalmente precario; streghe e cattivi, invece, ormai soddisfatti dei loro magheggi, si sono trasferiti a Tenerife ad invecchiare al sole e con il 7% di tasse. E finalmente anche nelle favole per bambini possono entrare nuovi personaggi a raccontarci altre versioni della storia. 😉 Ho ceduto anche io alla seduzione delle Storie della Buonanotte per Bambine Ribelli: un po’ per la vicenda che ha accompagnato queste due autrici, ovvero aver aperto la loro attività a S.Francisco, essersi sovvenzionate il volume con una colletta online, averlo tradotto in millemila lingue e poi, finalmente, vedersi riconosciute in patria ed essere prime in classifica con una ristampa di 40.000 copie in meno di un mese; un po’ perché questa cosa della bambina ribelle me la sento vicina, un po’ perché mia nipote (a cui il libro è stato regalato dopo mia accurata lettura) si ribella pure troppo e magari le storie potevano esserle d’ispirazione. L’ho letto in una sera in compagnia dei miei A-MICI…

Si parla di donne di tutte le età e provenienze, donne dell’antichità e donne contemporanee, regine, scienziate, attiviste, sportive, intellettuali, modelle e politiche. Donne che hanno scelto cosa e chi essere, con forza, coraggio e determinazione. Libere dagli stereotipi e libere dagli schemi, soprattutto libere da tutte quelle imposizioni sociali che le avrebbero volute in tutt’altro ruolo rispetto a quello che poi hanno effettivamente interpretato, sfidando la famiglia, i mariti ed addirittura i governi. Insomma, 100 donne con carattere! Non ci sono solo le solite note, è stato bello scoprire personaggi di cui non ero a conoscenza, eppure mi rimane oscuro il criterio con cui sono state scelte, visto che sono molte quelle che sono restate fuori da questo volume (forse è una tattica per poi pubblicare una seconda parte?).

Eppure c’è qualcosa che mi ha lasciata perplessa. Prima fra tutte la scrittura: troppo complicata per dei bambini e troppo semplice per gli adulti; le biografie sono state ridotte ad una pagina e va bene, ma sia il lessico sia la costruzione non lo rendono, a mio avviso, fruibile dal bambino in solitaria e nello stesso tempo estremamente semplicistico per i grandi. A parte il “C’era una volta iniziale” non ho trovato nessun accorgimento fiabesco in grado di intrappolare i giovani lettori. Che poi quelli li intrappoli con i colori e le figuri a lato nessuno lo mette in dubbio, anche se anche alcune illustrazioni sono fin troppo fotografiche e adulte. Diciamo che secondo me funziona per i bambini se c’è un papà, una zia o una nonna fantasiosa che ci ricama qualche dettaglio extra in più…;)

Mentre sicuramente funziona per gli adulti che, leggendolo, ricordano a loro stessi quanto sia davvero importante seguire la propria strada, fare quello che piace, credere in se stessi e nelle proprie capacità e cercare di fare qualcosa di utile anche per il mondo che ci circonda. Una volta ripresa coscienza di ciò, passarlo ai propri cuccioli viene quasi in automatico. Cuccioli, sia maschi che femmine, perché sebbene le storie siano quelle di donne, credo vivamente che la lettura sia appropriata anche per i bambini; ecco perché avrei apportato una modifica anche al titolo, non limitandolo alle “bambine ribelli” ma estendendolo un po’ a tutti. Insomma, per fare dei passi in avanti su questo argomento è bene educare entrambi…o no?

Penso che in questo caso l’idea del libro sia superiore alla qualità del libro stesso, corredata da un’ottima campagna di marketing. In ogni caso tanto di cappello alle due autrici per il successo! 😉 Voi lo avete letto? Che ne pensate? Parliamone…

Gattoterapia (è un libro)

Ognuno ha le sue debolezze. La mia, e di altri milioni di gattodipendenti in giro per il mondo, è quella di essere estremamente sensibile a qualsiasi cosa che riguardi il gatto (oltre che ai gatti in pelo, coda e muso veri da strizzare). Qualsiasi. Anche i libri, anche i libri idioti con i gatti disegnati, anche i libri con i gatti-mandala da colorare (sì, ce l’ho e sì, quando mi avanzano due minuti li coloro pure, come momento di relax). Ecco perché quando ho sentito la radio-presentazione a cura di Letture Metropolitane di Gattoterapia non ho resistito e sono andata in libreria a cercare il muso bianco e nero della copertina…

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…e l’ho trovato subito, anche se dal vivo quel musetto non è dei più bellini, anzi, è un po’ inquietante (e dopo aver finito il libro ho forse capito perché…di sicuro non ci potevano mettere uno Snoop). La storia inizia come tante altre storie: un uomo incontra una donna, entrambi lavorano nel campo della pubblicità solo che lui non è particolarmente brillante, lei sì, ed è anche ambiziosa e fantasiosa. Finiscono insieme, finiscono sposati, finiscono che va tutto bene fino ad un certo punto, dove l’equilibrio si rompe e la coppia scoppia. Ed è in questo momento topico, dove un protagonista qualsiasi si sarebbe ubriacato fino a maciullarsi il fegato o drogato o andato con qualsiasi essere femminile in grado di respirare, che interviene il migliore amico ad introdurlo alla gattoterapia: una terapia fatta gatto.

“La paranoia, la paura, l’angoscia quotidiana hanno una cura: la gattoterapia. Fregarsene. Belli, eleganti, sinuosi, camminare via da ogni preoccupazione. Un presente declinato al singolare. Gli psicoanalisti dovrebbero brevettarla: la gattoterapia è un mondo di individui che, accidentalmente, condividono lo stesso pianeta.”

Ovvero una terapia fatta di gatto, di aerobica gattosa, di strusciamenti felini, di tutine con code e di tante altre cose solitamente appannaggio degli amici felini, compresi felini veri (la classica pet-therapy). A questo punto un essere normale chiamerebbe uno psichiatra bravo e invece no, perché perdere tempo con la psicoterapia quando basta studiare il gatto per sentirsi immediatamente un uomo/donna migliore? La rilassatezza felina è invidiabile, così come l’autostima, l’indipendenza, la sfrontatezza, l’istintività, il menefreghismo, quel saper fare le fusa così bene da riuscire a stregare anche l’essere umano più reticente. E poi sono morbidi, però con gli artigli…

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In questo club segreto a misura di gatto il caro protagonista riacquista la fiducia in se stesso, si inventa un nuovo lavoro, ottiene successo e soldi, in una sorta di rivalsa in cui, finalmente, anche lui conta di nuovo qualcosa e pure di più. Ma…non è tutta morbida pelliccia quella che si vede arrotolata sul letto, e le meraviglie della gattoterapia in realtà nascondono qualcosa di losco. Improvvisamente il libro si tinge di giallo, di rosso e di qualche topo morto. L’egoistica serenità raggiunta dal protagonista in realtà viene subito minata e messa alla prova, prove emotive, prove empatiche che lo porteranno ad entrare in conflitto con se stesso e con il grado di felinità raggiunto. Quasi a voler ribadire che l’uomo non è gatto, che quel suo menefreghismo in realtà non è applicabile all’essere umano (e qui vorrei dire che ho conosciuto gatti più empatici di certi umani, ma la lancio così nell’etere senza approfondire, sennò passo per la solita gattara convinta che sia meglio avere un gatto accanto piuttosto che un uomo)! 😉

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Il finale è a sorpresa, o meglio, da un certo punto in poi si capisce come andrà a finire e devo ammettere che mi ha fatto un po’ cascare le palle (parere personale, eh). Ma il libro è scorrevole, chiaro e coinvolgente, si legge volentieri e ti tiene incollata alle pagine per vedere come continua. E comunque, anche se è finito come è finito, io una sala per fare un po’ di gattoterapia continuo a volerla 😉 (per ora mi accontento di farla a casa)

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Il potere delle parole

“Non conosco nulla al mondo che abbia tanto potere quanto la parola. A volte ne scrivo una, e la guardo, fino a quando non comincia a splendere.”  (Emily Dickinson)

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Le parole sono magiche, hanno poteri infiniti di provocare emozioni, far piangere, far ridere, far arrabbiare. Le parole fanno riflettere, lasciano a bocca aperta o fanno sciogliere il cuore. Le parole fanno anche male, alzano barriere, creano giudizi. Sì, perché le parole influenzano, spesso in maniera prepotente. Con le parole si trasmettono informazioni, si diffonde il sapere, si raccontano storie e si creano mondi immaginari. Le parole pesano, soprattutto quando sono dette con leggerezza. Pesano anche quelle non dette, nella pancia e nella gola di chi le trattiene per non ferire, per non ferirsi, per non esporsi. Parole chiarificatrici, parole di conforto, parole d’amore, sempre poche, perché è più facile usare le parole per cose brutte che per cose belle. Le parole sono finestre, oppure muri. Spesso, di certe parole, non se ne conosce il significato, ma si usano lo stesso, inconsapevolmente. Chi parla troppo spesso fa poco; alle parole preferisco l’azione, più pratica ed immediata, perché le parole possono essere fraintese. Eppure, delle parole non se ne può fare a meno.

“Io credo soltanto nella parola. La parola ferisce, la parola convince, la parola placa. Questo, per me, è il senso dello scrivere.”
(Ennio Flaiano)

Ho iniziato il gioco della “parola della settimana” su Instagram qualche mese fa. Per me le parole (e pure qualche parolaccia) sono il mio pane quotidiano: quelle con cui scrivo, descrivo, insegno e trasmetto. Sono quelle che digito, che scrivo a penna, che appunto sui quaderni e che cerco di assemblare dando un senso a testi, luoghi e sentimenti. A volte arrivano spontaneamente, altre volte mi incastrano arrotolandosi su se stesse (le parole se non vogliono uscire stai sicuro che non escono), spesso le cerco nel dizionario per capirne la radice, l’essenza profonda, l’evoluzione ed i mille significati che le parole possono avere. Già, perché una parola difficilmente vuol dire una cosa sola (anche “Stronzo” ha diversi significati). Ed ho scelto di condividere queste curiosità con voi. La parola della settimana viene fuori dalla vita, dal momento, da un’ispirazione rapida o da un sentimento che mi martella da giorni. Oggi volevo mettere una parola che potesse riassumere il 2016…ma ce ne sono diverse che si contendono questo titolo. Mentre ci penso ancora qualche oretta (entro la fine della giornata giuro che la metto sul mio profilo instagram), mi dite qual è la vostra parola del 2016?

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“Sogno vocabolari perduti che possano esprimere alcune delle cose che non possiamo più dire.”
(Jack Gilbert)

(…io invece sogno umani che il vocabolario non l’abbiano ancora perso del tutto e che riescano ad esprimersi in un italiano decente 😉 )

Schiavi (mal comune, fregati tutti)

“Mamma, qui fuori è un casino! 
Ci chiamano ancora giovani quando ormai siamo vicini ai “40” e vantiamo quasi 15 anni di esperienza nel mondo del lavoro. Fanno finta di agevolarci e poi ci tassano su redditi ridicoli, roba che se andassi a fare le pulizie guadagnerei di più senza dovermi rompere i coglioni. Quando hanno finito di agevolarci, ci stroncano definitivamente con un quantitativo di tasse che non ci lascia nemmeno i soldi per un viaggio. Viviamo lavorando e finiamo per perdere di vista la vitaTi ammazzi di lavoro, ti barcameni tra mille cose perché ormai una sola non basta, non è sicura, non è costante, ti inventi, ti re-inventi, ti dai da fare giorno e notte, costantemente attaccati ai telefoni, alle mail, all’essere sempre-presente-sempre-disponibilie-sempre-a-disposizione, preferibilmente a 90°. Perché sai, ti offro un lavoro, anche se è pagato di merda, mi devi sempre ringraziare e giurare fedeltà fino a quando non decido che non mi servi più. I punti interrogativi sono all’ordine del giorno, libero professionista o dipendente a tempo sconsiderato, non cambia niente: la barca è la stessa, malandata, marcia e con buchi rattoppati che non bloccano intrusioni di acqua, appesantendo pericolosamente il tutto, tirandoti verso il basso senza fornire nemmeno una bombola d’ossigeno. Ma neanche maschera e boccaglio.” 

Mentre penso queste cose inciampo, volontariamente, in un libro…

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Il “mal comune mezzo gaudio” non ha funzionato, in questo caso, anzi. Quando ho cominciato a leggere il libro Schiavi di un dio minore” di Giovanni Arduino e Loredana Lipperini (UTET), ho avuto delle reazioni fisiche reali che spaziavano dal mal di stomaco alla nausea, da principi di ansia fino alle lacrime. Perché le storie “dal mondo del lavoro di oggi” raccontate nel libro sono solo una piccola finestra su quanto succede oggi, ma coinvolgono tutti e rimanere immuni è quasi impossibile. Almeno, a me non è riuscito rimanere fredda davanti alla storia di Shila, rimasta schiacciata sotto le macerie della fabbrica di abbigliamento dove lavorava; davanti a quella dei dipendenti del magazzino di Amazon vicini all’infarto perché costretti a fare chilometri senza pause perché a rischio licenziamento se perdono troppo tempo (anche per andare al bagno); davanti a quella di una bracciante che ha detto addio a questo mondo tra le vigne, vittima di orari di lavoro disumani pagati giornalmente meno di un cappotto di Zara. Estremi, ma non solo. Ci sono le storie di ordinari lavoratori di fast food, ripieghi di sogni in formato Big Mac, con la promessa di una carriera che fondamentalmente consiste nel passaggio dal friggere le patatine al gestire chi le friggerà in futuro; vicende dei lavoratori della “cultura” ai quali viene offerta visibilità come moneta di scambio per la prestazione intellettuale…come se con la visibilità ci si potesse pagare il conto dal macellaio!!!

“Non ti paghiamo l’articolo ma hai visibilità. Gente che non dorme perché, come scrive Jonathan Cray in 24/7 il sonno è l’ultima insidia secondo il capitalismo, che dormi a fare, mica dormirai e SVEGLIA, sveglia che nessuno ti tutela ma devi pur sempre postare, twittare, intervenire, discutere, caso mai qualcuno ti noti prima o poi. Visibilità.”

Schiavi. Siamo tutti schiavi: di padroni insensibili, di mega multinazionali che contano i passi, di aziende con la pretesa di essere “grandi famiglie” che istigano gli uni contro gli altri con false promesse di avanzamenti professionali, di ricatti travestiti da fantastiche opportunità, di noi stessi e della falsa autonomia che in realtà ci inchioda al lavoro più che alla vita. Aiuto! wiki-slavery-740x493

Schiavi che si sentono addirittura in colpa, che pensano che il meno peggio sia comunque “meglio di niente“, ma soprattutto schiavi che si fanno la guerra l’un altro invece che rivolgere il proprio disappunto verso chi sta sopra. Una tristissima guerra tra poveri che difficilmente porterà fuori dalla condizione della maggioranza dei lavoratori sparsi sul globo. Perché le storie narrate in questo saggio spaziano da nord a sud, dall’Italia all’America fino alla Cina. Ed è veramente difficile non passare dalla tristezza all’incazzatura allo schifo nel tempo della lettura del libro. E non solo. Lettura che ritengo indispensabile, per tutti! Una presa di coscienza necessaria per guardarsi dentro, intorno e provare a fare qualcosa di diverso. Magari, visto e considerato che…

L’instabilità e l’iperproduttività non sono i sogni di tutti: al massimo sono un ripiego, la famosa strada di riserva. Il problema è che li stanno spacciando per la strada maestra.”

Libri al buio

Ho sempre detestato gli incontri al buio: ho sempre sospettato che invece della “sorpresa” ci fosse dietro l’incu…ehm, la fregatura! Motivo per cui sto lontana dalle app e dai siti di incontri: hai voglia a mettere foto fuffa e scrivere frasi copiate dagli aforismari, io non mi fido! Mi sono fatta tentare, invece, dai “libri al buio”, ovvero volumi avvolti con carta da pacchi e spago dal contenuto nascosto, il cui unico indizio erano tre aggettivi e dieci righe appuntate a penna sul davanti.img_1349

Troppo spesso si giudicano i libri dalla copertina, io spesso li scelgo solo per quello (manco per il titolo), ecco perché l’intero scaffale di libri-nascosti mi ha solleticato immediatamente. Quando non hai una libraia di fiducia, quando non sai cosa scegliere, quando i best seller ti sembrano delle emerite cagate, quando non hai voglia dei classici, quando sei in un momento particolare della vita, ogni tanto abbandonarsi al caso letterario può dare divertenti soddisfazioni. Così mi sono avvicinata allo scaffale della libreria dell’Aeroporto di Napoli e ho cominciato a scorrere le tre parole appuntate in alto, quando ho incrociato le mie:

femminista, singolare, profetico

MIO! Ho letto poi gli appunti, sorridendo “Come ho fatto a diventare una di quelle persone che restano tutto il giorno in pantaloni da yoga? Prima le trovavo ridicole, con le loro mappe della felicità e i loro fiori della gratitudine e le borse di copertoni riciclati“. Ecco, questo per me già era profetico: avevo passato già due mesi a Ibiza, nei quali avevo iniziato a fare yoga, a passare le mie giornate in shorts e canotta e sulle mappe della felicità ci stavo lavorando. Ho deciso che sarebbe venuto via con me. L’ho aperto sull’aereo ed è spuntato lui:fullsizerender-6

Non era profetico, sembrava quasi una maledizione: “L’eroina della Offill è una giovane scrittrice che vorrebbe diventare un mostro di scrittura. (trovo delle affinità con la sottoscritta) E’ una donna che non si vuole sposare (ok, sono io), e che invece s’innamora, si sposa e ha una figlia (o cazzo, speriamo di no). Col tempo vede le proprie ambizioni andare in stallo, la maternità trasformarsi in una nuova forma di solitudine ed il matrimonio vacillare per un tradimento” (puppa). Appena finito di leggere ho pensato che certe volte sono i libri a scegliere te e non tu loro. Mi sono buttata dentro la storia di questa donna, con un filo d’ansia, non lo nascondo, ma lo stile narrativo, a metà tra diario e flusso di coscienza condito da un’ironia brillante e pure un po’ stronza, me lo hanno fatto divorare nel tempo di un volo Napoli-Ibiza. image12

Pensa al lavoro, non all’amore” era il post it che la protagonista teneva sulla scrivania. Ma i mantra giornalieri non le hanno impedito di cedere al sentimento, alla famiglia, alla maternità e di farsi sgretolare l’estro creativo in poco tempo. Una storia di ambizioni e di sentimenti, condita da citazioni letterarie e cinematografiche, di consigli per casalinghe recuperati dal 1800, come quello che dice “La lettura indiscriminata dei romanzi è una delle abitudini più nocive alle quali una donna possa sottoporsi. Oltre a trasmettere una visione mendace della natura umana porterà ad un’apatia nell’assolvimento dei lavori domestici e a uno sprezzo della realtà quotidiana“. Una vita “normale”, nella sua naturale imperfezione, che alterna drammi a momenti di felicità ed il cui finale non è sicuramente quello delle fiabe, ma quello che lascia dentro un senso di agitazione, mista a malinconia, angoscia ed un grosso punto interrogativo. Io, nel frattempo, il  famoso post it me lo sono attaccato sull’agenda…nonostante ciò, il libro al buio era quello giusto per me. Che faccio, provo anche con gli uomini adesso?!? 😉

Avete mai preso un libro-al-buio? Cosa vi è uscito?

Caro lettore, entra nei libri

C’è chi quando scrive un libro decide di non leggerne altri “per non essere influenzato (e cosa fai, non leggi per sei/nove mesi o addirittura anni? Perché se scrivi un libro in un mese allora chiamami e parliamone). Io, complici diversi spostamenti in treno, ne ho letti diversi in queste settimane. L’ultimo iniziato e finito in tre ore di viaggio tra Milano Centrale a Ibiza. Con tanto di lacrimuccia sul finale, accidenti agli sbalzi ormonali 😉 L’autore è una “vecchia conoscenza” (nel senso che lo ho già letto), il formato noto, la casa editrice anche. E se con “Caro scrittore in erba...” aveva conquistato la mia stima e simpatia, con “Caro lettore in erba…” ha vinto tutto e mi ha fatto innamorare.FullSizeRender-3

Gianluca Mercadante torna a parlare di libri, ed io si sa, sono ancora sensibile all’argomento editoriale. Questa volta, però, scende in campo dalla parte del lettore, o meglio, insieme ad un potenziale lettore per condurlo con pazienza tra le pagine, le parole, i grandi classici ed i nuovi prodotti editoriali pensati a tavolino dai loschi figuri del marketing. L’ho amato fin dalla pagina 4 dove, prima ancora della buffa prefazione di Gianluca Morozzi, dopo aver inserito opportune citazioni sull’importanza della lettura firmate da Pennac e King arriva con una popolare scritta da muro “Scemo chi legge“! Invece, in 150 pagine, sostiene tutto il contrario: leggere è importante, leggere è vitale, leggere apre la mente, leggere arricchisce il linguaggio (se poi si leggono cagate piene di parolacce è un altro discorso), leggere è un atto politico anti-ignoranza!FullSizeRender-2

L’origine dell’avversione ai libri nasce dalla scuola, momento in cui il libro è visto come un “compito”, con quella lista di grandi classici da leggere OBBLIGATORIAMENTE per le vacanze (vacanze…due mesi di pausa) che diventano un nemico dal quale fuggire. Gli stessi classici che Gianluca suggerisce caldamente di riscoprire, inserendoli tatticamente tra una pagina e l’altra, facendoli parlare sotto forma di personaggi in crisi esistenziale perché non vengono più letti…e tu, anche solo per simpatia e non indurli al suicidio, li appunti su un quaderno e ti riproponi di riprenderli in mano con spirito nuovo ed incuriosito. letteratura-antica

Ma non si parla solo di classici; con grande maestria, leggerezza, la giusta dose di sarcasmo e soprattutto con una lucida visione dell’ambiente e dei libri, passa in rassegna i libri placebo (quei volumi caldamente progettati per essere accattivanti e vendere ma che in quanto a contenuti hanno lo stesso impatto di una secchiata d’acqua…freschi, sì, ma dopo non ti rimane nulla), i libri che sembrano trasposizioni su carta di serie televisive o film made in usa con dialoghi improbabili, libri dalla vaga utilità con personaggi davvero poco credibili. Sono anche i personaggi a parlare in questo libro: così si assiste allo scambio di battute tra due gladiatori che parlano come scaricatori di porto…e piangono (sì, piangono), alla protagonista di un porno-soft che racconta la sua tristissima storia-fotocopia di quei romanzi dalle mille sfumature che hanno venduto tantissimo, fino alla depressione di uno sfigatissimo interprete di un noir…Difficile la vita per i personaggi dei libri del caz…ops! 😉snoopy scrittore 01

E’ nell’ultima parte che ho avuto il tracollo emotivo, quella in cui il suo sincero amore per i libri si trasforma in una serie di inviti rivolti al caro lettore a non smettere di leggere, ad inizare e a continuare, in questo momento storico dominato dall’informazione veloce, dal linguaggio scarno e dal tempo che non c’è, a ritagliarsi dei momenti per perdersi tra le pagine, perché leggendo si impara, si cresce, si evolve…e ci si diverte. E se un libro non ci piace? Si chiude e si passa al prossimo. Senza che l’ego di nessun autore si senta ferito. Leggere è un’esperienza unica e strettamente personale e come tale va rispettata. Amen! FullSizeRender-1

La cosa che ammiro di più di Gianluca è la sua arte di riuscire a scrivere saggi sotto forma di storie, manuali senza regole, dare consigli incastrandoli tra personaggi e aneddoti che ti prendono per mano e che ti accompagnano dove vuole lui senza che tu te ne accorga. E da quando ho finito c’è una domanda che mi ha mandato onestamente in paranoia (come scrittrice) e sulla quale sto riflettendo: cos’è che rende un libro eterno? Eh…mentre ci medito prima di mandare il file definitivo del mio ultimo lavoro all’editore, vi consiglio caldamente di fare un giro tra le pagine di “Caro lettore in erba…“.unnamed3

Ps: Caro Gianluca, io sono una di quelle che i libri li sottolinea, li vive e ci scrive anche i commenti sopra: è il mio personalissimo modo di fargli sentire il mio passaggio 😉

Libri a spasso: Bibliolibrò e due chiacchiere con Valentina Rizzi

Un’Ape Calessino, tanti libri per bambini e via per le strade della Capitale. Nei parchi, davanti alle scuole, nelle piazze: ogni posto è buono per far incontrare i bambini ed i libri, per far avvicinare i più giovani alle pagine, per farli perdere nei colori, nei disegni e nelle storie non al chiuso della loro cameretta, ma proprio lì, all’aria aperta. Questa è una delle mission di Bibliolibrò, bibliolibreria itinerante ideata da Valentina Rizzi.12031596_536203649864739_4442707059279023832_o

Quando vedo libri, ma soprattutto possibilità di lavori “mobili” (alla faccia del posto fisso), io mi emoziono e mi entusiasmo. Avere la possibilità di incontrare il proprio pubblico e di intercettarlo nel proprio ambiente in situazioni non convenzionali è un privilegio (e anche un grande sbattimento immagino). Da brava curiosa sono andata ad importunare Valentina, per capire come è nata l’idea e cosa c’è “oltre l’Ape”. “Drammaturgo, attrice, contastorie itinerante “per caso” grazie alla vincita di un bando pubblico della Provincia di Roma, editrice per fortuna grazie al magico incontro con alcuni docenti dello Ied di Roma.La passione per i libri è arrivata con il tempo; di innata c’è senza dubbio la passione per la scrittura ed il racconto. La  sua prima pubblicazione risale al 2009, “Il vento della verità”; il primo albo illustrato invece, scritto con lo psicoterapeuta Paolo Donzelli, esce nel 2013 e s’intitola “Le fantastiche avventure di Mister P”. Ed è proprio in quell’anno che, con il contributo del Fondo della Creatività della provincia di Roma che nasce Bibliolibrò. “L’idea è nata da una vespa del 52 che mi ha lasciato mio padre (volevo restaurarla ed attaccarci un carretto per portare in giro le mie storie) e dalla collaborazione con una libreria specializzata ragazzi.” Mentre faceva letture animate le è venuto in mente di aiutarli a vendere libri portando le loro storie negli stabilimenti balneari.10985356_477300312421740_7211866826446682613_n

Reperire l’Ape non è stato un problema, avere a che fare con la burocrazia sì; mi racconta Valentina, ad esempio, che aprire un conto in banca per la nascente ditta ” Arte in Fiaba” e far capire qual era la sua professione al direttore, convincendolo ad accordarle fiducia con un lavoro così atipico come quello di contastorie itinerante non è stata proprio una passeggiata. Ed anche avere a che fare con i vigili e l’occupazione del suolo pubblico (strano, no?). Ma alla fine ce l’ha fatta. Bibliolibrò è nata (a fine 2016 saranno quasi tre anni) e racchiude molte cose assieme: è una bibliolibreria artistica itinerante ed un marchio editoriale. “Lo è grazie alla collaborazione con Barbara Brocchi e Francesco Giuliani, docenti Ied Roma. E’ una casa editrice per lo più rivolta all’infanzia (Valentina scriveper il teatro ragazzi già da diversi anni e conduce laboratori di teatro in diverse scuole del suo territorio) Saremo presenti alla Bologna Children’s Book Fair 2016 nell’Area New Entry Lounge. Il nostro catalogo ha al suo attivo una decina di titoli, per lo più albi illustrati e si avvale della collaborazione di diversi illustratori grafici ed illustratori anche al di fuori dell’Italia.11350832_485313594953745_1518765881428576267_n

Progettazione, pubblicazione, distribuzione ma anche presentazioni artistiche, teatrali, delle ultime novità, attività laboratoriali nelle scuole ed un Minifestival Itinerante del Libro per Ragazzi ormai giunto alla sua quarta edizione. Valentina pensa a tutto, anche e soprattutto a tutelare la “bibliodiversità“, ovvero la diversificazione dell’offerta libraria. Entrare nei circuiti librari tradizionali è delirante e spesso una fatica inutile, ma non per questo bisogna lasciare il monopolio dell’editoria per ragazzi ai soliti noti, no? 😉 Basta ingegnarsi ed avere un po’ di coraggio per muovere e far muovere le cose. E Valentina si muove sempre più spesso. “Abbiamo già al nostro attivo diverse trasferte, con o senza l’Ape. I nostri libri sono stati ospitati al Salone Internazionale del Libro di Torino nel 2015, al Ninin Festival in provincia di Genova, al Festival dell’Erranza in provincia di Caserta e abbiamo affrontato una tournee natalizia che ha coinvolto Trieste Milano e Lecco per promuovere la nostra strenna natalizia “a spasso con l’Orso”. Siamo molto più richiesti ed apprezzati fuori da Roma che a casa. Per questo ci muoviamo sempre più spesso.”11845210_522680967883674_6473795823893004190_o 12186589_546465835505187_5829228128729533937_o

C’è un libro che vorresti scrivere?

In questo momento penso solo a quelli che vorrei pubblicare…abbiamo tre novità in uscita con Bibliolibrò ed un mio testo in pubblicazione con Settenove, una casa editrice che stimo moltissimo e che ha come missione il contrasto della violenza di genere.”

Insomma, Valentina non se ne sta con le mani in mano e, se ultimamente l’attività editoriale le occupa gran parte delle giornate, a marzo, con il bel tempo, tornerà in giro con il suo apino ad incontrare bambini, a consigliare mamme, a leggere storie per poi ripartire verso altre mete. Piccoli punti “fissi” dove poterla trovare sono il Sun Bear Park di Ostia in Via Calenzana 1 e presso la scuola Segurana ad Ostia (dove riceve su appuntamento). “Di me potete chiedere anche presso le biblioteche Morante ed Onofri.” 11056433_530382193780218_7669557237468781074_o

Per rimanere connessi con questa splendida realtà fatta di libri, di storie, di illustrazione, di amore, innovazione e movimento, la pagina FB è aggiornatissima.  Ah, e per chi sta in riviera romagnola, un uccellino mi ha detto che i libri si trovano alla 27. 😉

Photo Credits: Bibliolibrò facebook page

Inciampare nel principe azzurro? Mah…

Qualche tempo fa una mia amica mi ha lanciato sul letto questo dicendomi “L’ho visto in cantina e ho pensato a te. Leggilo vai.FullSizeRender

SGRUNT. E’ stata la prima reazione. Il secondo pensiero: perché mai ha pensato a me, che io ho intitolato un intero capito del mio secondo libroIl principe azzurro non esiste“? E a seguire: e poi io non inciampo nel principe, al massimo ci casco sopra e lo schiaccio con il mio culone, così lui muore e siamo di nuovo punto e d’accapo. L’ho messo da una parte e mi sono rifiutata di leggerlo per un po’. Dopotutto stavo leggendo “La Donna Perfetta, storia di Barbie“…che mi sembrava molto più interessante. Però quel libro ha continuato a guardarmi, infastidendomi. Oltre al titolo a destare la mia curiosità è stata anche la scritta “vincitrice del premio Bancarella” (e non posso negare che sono professionalmente incuriosita da chi vince premi, così, giusto per capire COSA viene premiato e tentare di capire anche il perché) e anche “Autrice del Bestseller Ti prego lasciati odiare“, che già il titolo me la fa prendere male. Lo so, libri con proto-storie d’amore e con titoli smielati e zuccherosi vendono. Ma sticazzi, io non li scriverò MAI. 😉 Quindi qualche settimana fa l’ho preso in mano…e l’ho letto.reading-mood-free-desktop-wallpaper-1920x1080

Dunque, il libro si fa leggere, la scrittura scorre facile come quella di un libro per bambini. Niente paroloni, niente esercizi di stile, nessun tipo di prodezza estetica della lingua. Tutto tranquillo, molto semplice e funzionale alla storia. Già, la storia (perdonate la sintesi estrema). Una figa single che fa un lavoro che a lei apparentemente non piace viene trasferita a Seul; il caso vuole che il capo non sia un coreano sfigato, ma un bel mix coreano-statunitense gnocco, di potere, enigmatico, pieno di soldi, con l’aria da stronzo ma in fondo buono. E indovina un po’? Entrambi si innamorano l’uno dell’altra. Ovviamente questo verrà dichiarato alla fine del libro (200 e passa pagine), ma si evinceva chiaramente fin dal loro primo incontro (descritto a pagina 30). E vissero felici e contenti.large

Pausa. Ah, e questo sarebbe inciampare nel Principe Azzurro? Queste a casa mia si chiamano Botte di Culo per Privilegiate (che se lavorava alle poste vedrai 1-che a Seul non ce la mandavano; 2-al massimo il superiore è un brianzolo con la panza, una moglie terrona e 3 figlie, Femmine.) In più LUI sembra una rivisitazione di Mr Gray, ovviamente con meno perversioni (in fin dei conti è mezzo coreano), ma ugualmente “perfettino” e “comandino”. LEI ti rimane subito sulle palle: ha tutto e si lamenta troppo per i miei gusti.  In più fa la dura finta indipendente ed in certi frangenti anche eccessivamente paranoica. Insomma, ti sei trombata il capo che è palesemente innamorato di te, cosa fai te la tiri anche? E fai quella “No, forse stiamo sbagliando…“. Dai bimba, non sei credibile! 😉

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Quindi, come si farebbe ad inciampare in questo principe? Il segreto è lavorare, vivere, uscire, rischiare e magari qualcuno di decente lo incontri. FINE. Premio Bancarella…forse volevano scrivere Premio Banco del Mercato delle Cascine, perché di così innovativo o stilisticamente brillante, io, non ci ho trovato niente! E non c’ho nemmeno trovato il Principe dentro. Ora posso tornare ai miei Saggi Impegnati 😉