Personal branding: come vendersi “a modino” su Tinder!

Nell’era del personal branding, della vita condivisa e dei social network per ogni cosa è secondo me fondamentale iniziare a parlare di COMUNICAZIONE. Comunicazione potabile alla portata di tutti (che gli addetti ai lavori certe cose già le sanno), perché iscriversi su un social e mettere cose a caso è un attimo, ma se in qualche modo ci si aspetta un risultato di qualsiasi tipo le cose vanno fatte con un minimo di cognizione di causa. E dubito che chi si apre un profilo su Tinder lo faccia semplicemente per sfogliare album di figurine nei momenti di noia (oddio, forse qualcuno sì, ma in generale direi di no). Quindi ragazzi fatelo, ma fatelo ammodino!!! 😉 Dopo accurata analisi del mezzo e dei suoi abitanti, ho elaborato una serie di suggerimenti (ovviamente ho potuto analizzare per il momento solo l’offerta della componente maschile ed è a loro che mi rivolgo prevalentemente, nonostante alcuni principi guida siano adatti a tutti) per…

VENDERSI “A MODINO” SU TINDER PARTE 1: L’IMMAGINE FOTOGRAFICA!

La banale premessa da fare è che questa APP è costruita come un catalogo online per cui l’immagine fotografica è fondamentale, è la componente primaria attraverso la quale si entra in contatto, virtuale, con altri esseri umani. Prima ancora del nome e dell’età quello che salta all’occhio è la foto. Ecco perché è necessario sceglierle con criterio. Anche perché ogni immagine che scegliamo PARLA di NOI, racconta qualcosa e comunica. Con quella/quelle foto stiamo mandando un messaggio, stiamo dando informazioni su di noi e input da decifrare a chi le guarda. Ecco perché, prima di pubblicare la qualunque, sarebbe opportuno chiedersi: cosa voglio dire con questa foto? E no, non mi tirate in ballo la spontaneità: qui non si tratta di mentire o costruire una versione edulcorata di noi stessi; ma almeno una sincerità curata sì! 🙂 Ecco cosa sarebbe meglio evitare e perché…

Foto Sfuocate: lo sfuocato ha il fascino del vedo-non-vedo e il mistero del “chissà chi cazzo ci sarà qui dietro?“. Un mistero che poche volte paga con un bel cuoricino. Cosa Dice: una foto sfuocata parla di una persona che non ha avuto la pazienza di cercare una foto a fuoco (male!), di uno sciatto che non ci ha pensato nemmeno 5 minuti, di un insicuro che preferisce non farsi vedere bene. Esistono donne curiose e coraggiose che vogliono vederci meglio, ma in generale di qualcosa fuori fuoco voi vi fidereste? Ecco…mettetevi a fuoco, che è meglio! (Non vale la scusa che “non ne ho altre”. E’ una menzogna. E se fosse vero fatevela fare per l’occasione, può sempre tornare utile per i documenti).

Foto di decenni addietro: ora, a meno che non partite dalle foto da neonato in un excursus temporale fotografico che arriva fino all’età attuale, mi dite che senso ha usare foto vecchie di anni? Che poi quando una vi incontra non capisce più chi siete? Cosa Dice: anche in questo caso l’insicurezza di farsi vedere allo stato attuale è la prima cosa che viene in mente, seguita da un dubbio amletico “sì, ma ora com’è?” ed una generale confusione se foto vecchie sono alternate a foto attuali in ordine non cronologico (magari la versione giovane riscuote più successo e quindi non se ne fa di nulla).  Facciamo che le foto non devono essere più vecchie di un paio di anni? Massimo tre dai…

Foto con amici: foto in coppia con il migliore amico, foto in gruppo, foto di cene della squadra con altri 11 elementi presenti intorno al tavolo. Stiamo giocando a indovina chi? Cosa Dice:  che non vi volete esporre, che state bene e vi sentite protetti in mezzo al branco , che non vi piace farvi fare le foto e che passate molto tempo con gli amici. Tutto a posto, l’amicizia è un sentimento nobile e fondamentale, ma davvero non riuscite a mettere una foto dove siete soli?

Foto con donne: donne che vedono in foto altre donne subito pensano “Chi cazzo è questa?“. Anche se non gliene frega assolutamente niente, è un istinto primario che sale spontaneo. Per cui se non siete una coppia in cerca di una terza con cui fare giochi e triangoli o se quella nella foto non è vostra madre, io eviterei, eh…

Foto di panorami/natura/tramonti&Co: la poesia di un tramonto, di un campo di grano o di una montagna innevata. Va tutto bene. Ma io devo uscire con un paesaggio o con un omino? Cosa dice: Mettere SOLO paesaggi e scorci dice chiaramente che col cazzo che ci volete mettere la faccia. E io di uno che non ci mette la faccia non mi fido 😛 Natura mischiata a foto personali può dare un tocco poetico…a patto che ci sia della coerenza 😉

Foto di pezzi del corpo/Foto mezzi ignudi (sfuocate e non): mezzi busti, addominali tartarugati scolpiti, culi, foto del pacco…del pacco?!? Vabbè…Cosa dice: se è vero che ognuno punta sul suo lato migliore allora qui giochiamo sulla ciccia! Non ne farò una questione di intelligenza o meno, ma mostrare solo un pezzo, nudo, in posa plastica è un segnale di ricerca a fini FISICI, tattili, insomma, che cercate da trombare. Far vedere la carrozzeria ci può anche stare, anche se da sempre il vedo-non-vedo ha riscosso più successo, ma con certi tagli e certe pose il messaggio che arriva è quello…

Selfie al cesso/Selfie allo specchio/Selfie: l’autoscatto è una delle piaghe del nuovo millennio, ma c’è modo e modo di farsi un selfie. Si può fare un selfie curato o dobbiamo sempre farli di sfuggita e di nascosto rintanati nel cesso? O_o  Cosa dice: l’auto-scatto è un auto-rappresentazione che, in quanto tale, fa vedere agli altri come noi ci vediamo. Ecco, dagli autoscatti presenti su Tinder devo dire che la media dell’autostima è bassa. Così come la qualità estetica. Oltre al fatto che una galleria di soli selfie è un’affermazione di narcisismo galoppante. E poi dico, un amico che vi fa una foto ogni tanto non c’è?

Foto con occhiali da sole (sempre)/Foto con la faccia coperta: con gli occhiali da sole son tutti un po’ più boni, ma c’è un limite. Una foto senza coprirvi mezza faccia? Ma la cosa più interessante dal punto di vista sociologico sono state moltissime foto con il volto coperto: oscurato leggermente, coperto da una mano, dal coperchio di una pentola o addirittura da una maschera. Cosa dice: le cose secondo me sono due o che c’avete una faccia che non si può guardare (e non è un bel messaggio, anche perché ogni volto ha il suo perché) o che siete fidanzati/spostati e c’avete una paura boia che l’amica della vostra compagna vi scopra e vada a riferire alla diretta interessata. Ma daiiiii….

Foto del proprio animale: i nostri cuccioli li amiamo tutti. Ma perché mettere solo una foto dove si vede meglio il cane di te? Cosa dice: che sei un amante degli animali, che il tuo cucciolo è parte fondamentale della tua vita e che prima di familiarizzare con te deve passare il test dell’animale di casa: se la bestiola approva, primo step superato!

Foto di attori o personaggi famosi: questo trend è quello che mi inquieta forse di più, perché non riesco a trovare una spiegazione logica che non sia la solita, ovvero il non voler metterci la faccia per vergogna o per bassa autostima. Sarebbe buffo trovare Brad Pitt o Leonardo di Caprio su questa APP, ma perché Gino de Boccea, 49 anni, impiegato, h. 1,78 deve avere come immagine del profilo quella di Marlon Brando? La speranza è che gli assomigli almeno un po’, la seconda speranza è che sia un appassionato di cinema con una profonda conoscenza della filmografia completa dell’attore di turno; la verità è che ha preso la prima foto scaricata da internet e l’ha messa lì, così, senza pensare!

Foto di monumenti/statue/dipinti: anche qui vale il solito discorso della natura e dei paesaggi. Perché dovrei voler conoscere il Campanile di Giotto? Cosa Dice: che siete appassionati di arte, che siete innamorati della vostra città, che avete un amore per l’architettura antica o moderna…sì, ma la faccia?

Foto di quotes a bassa risoluzione scaricate dal web: quotes e frasi fatte (da altri) vanno alla grandissima su Tinder, da quelle filosofiche a quelle spiritose fino a quelle di Snoopy. L’ironia ci salverà, la banalità un po’ meno, la bassa risoluzione e le immagine pixelate fanno male agli occhi! Se proprio quotes devono essere, che almeno si leggano bene. Cosa dice: che si gioca sul sicuro, che si cavalcano volentieri le tendenze e che l’impegno per essere originali è stato lasciato in punizione in un angolo. Le frasi vanno pure bene, ma accompagnate da uno storytelling visivo che le supporti. Ecco…

Una sola foto: puntare su una sola immagine ci può anche stare, ma molte volte è un po’ risicata e, come direbbero a scuola, insufficiente. Anche perché spesso l’UNICA foto è una di quelle citate sopra, di quelle sfuocate, di quelle non chiare, di quel monumento o di quel paesaggio…Cosa dice: la mono-foto, se giusta, può essere perfetta. In generale almeno 3 danno un’impressione semi completa, 5 meglio. Ma se l’unica foto è tirata via o una di cui sopra, state attenti…:P

No Foto: dai davvero devo interagire con l’outline dell’omino grigio?!?

Insomma, l’immagine è la prima cosa che si vede. Davvero la vogliamo tirare a caso senza un minimo di cura dietro? Anche perché se affidiamo il resto alle bio…AIUTO! Questo però ve lo racconto la prossima settimana 😉

Grazie Mario!

Tutto è iniziato da una mail. Una delle tante mail che ho mandato quando uscì il mio secondo libro. Da autrice emergente e decisamente sconosciuta mi sono sempre dovuta rimboccare le maniche per raggiungere i media e far leggere i miei libri. A caso spedii la mail a quel blog, dal quale mi arrivò presto una risposta con “si, mandami pure i libri!”. Non sapevo chi ci fosse esattamente dietro al blog, ricordo solo che spedii ed ero felicissima. Dopo poco mi arrivò una telefonata “Ti va se ci facciamo una diretta radiofonica per parlare dei tuoi libri su m2o”? Manca poco cascavo in terra. Ma certo, figurati!

Era iniziata l’estate, ero dal parrucchiere con la carta argentata nei capelli quando mi chiamò Mariolina Simone, in diretta nel programma “Mario&theCity” e ci facemmo un’intervista in due blocchi, io a parlare in mezzo di strada con il colore che mi colava nelle orecchie, lei dagli studi di Roma. Poteva finire così, con una delle interviste più belle dall’uscita dei libri; poi alla fine di agosto un’altra telefonata: “Senti, ma non è che ti andrebbe di avere una rubrica tua tutte le settimane all’interno del programma?”. Vabbè, era amore! Completamente allo scuro di cosa volesse dire, con l’entusiasmo e l’incoscienza, accettai senza nemmeno pensarci più del dovuto. Mario mi ha guidato pazientemente fin dalla prima diretta (che conservo registrata ma che non ho mai riascoltato perché non sopporto ascoltare la mia voce), dandomi le dritte per non farmi tremare la voce, per essere sintetica ma dire tutte le cose che c’erano da dire, per interagire con lei e Stefania senza parlarle sopra…insomma, per essere radiofonica. Tutto questo senza esserci MAI viste, sull’onda di un feeling personale che si è poi trasformato in grande stima e amicizia sincera condita da affetto. Ci siamo incontrate “dal vivo” solo sul finire della prima stagione ed era come se ci fossimo sempre conosciute. Insomma, io Mariolina me la ricordavo dai tempi di Video Music, parlarci fianco a fianco nello stesso studio è stato…cazzo, strano!!! Emozionante e meraviglioso e pure un po’ imbarazzante, insomma…mica capita tutti i giorni di trovarsi a fianco, anche se a distanza, di un personaggio che ha fatto parte della tua adolescenza?!?

Poteva concludersi lì, e invece no: le stagioni si sono susseguite, la rubrica ha cambiato argomenti, poi nome, poi modalità: ogni anno ci siamo rinnovate con idee e format differenti; più siamo andate avanti, più siamo diventate affiatate, rodate e complici in quei 7 minuti di trasmissione settimanale, così come in altri progetti, miei e suoi, che ci hanno visto vicine. Fino a quest’anno, dove il minuto è diventato uno (altro esercizio, altra cosa che ho imparato), dove le cose sono cambiate, soprattutto per Mario, dove con domani la trasmissione finisce (e con lei tutta la vecchia “M2o”). Le cose cambiano, niente dura per sempre e tutte le solite frasi fatte di circostanza, tipo “quando si chiude una porte si apre un portone”. Cazzate.

Quando si chiude una porta non sempre si apre un portone. Il bello è che non si sa esattamente cosa si può aprire: magari un cancellino, a volte una botola, a volte un cancello enorme, altre volte ancora solo la porta del cesso. Si chiamano incognite e sono la base della vita, perché l’oggi lo vivi, il domani lo puoi immaginare ma fondamentalmente sai una sega di cosa potrà succedere.

Con domani per me si chiude una piccola finestrella, quella che mi ha visto per 6 anni affacciata sulle frequenze nazionali di radio m2o insieme a Mariolina a parlare di autostima, amore, relazioni, cazzate e cose serie, ad ascoltare le vostre storie e ad interagire con voi tutti i venerdì. Ho anche realizzato uno dei miei sogni, ovvero avere la mia “posta del cuore”. Per tutto questo posso solo dire “Grazie Mario” per l’opportunità che mi hai regalato, per la fiducia e gli insegnamenti, per avermi fatto conoscere ed innamorare del mondo radiofonico, per avermi fatto stare vicino ad una professionista come te, per aver condiviso il tuo spazio ed i tuoi cittadini con me facendomi sentire parte di una famiglia: la tua e della tua city! Fiera di esserci stata, sindaco! 🙏🏻

E ora stiamo un po’ a vedere quali e quante porte si apriranno che, conoscendoci, con l’eleganza che ci contraddistingue, al momento opportuno, se non si vogliono aprire, sfonderemo a calci….💛 tvb amica! E comunque non finisce qui!

Stasera alle 18.30 l’ultima pillola del venerdì…potrei commuovermi, siete avvisati! 😉

Tutti insieme ad accoppiar’: benvenuta SHIP!

Che con l’evoluzione della specie e l’avanzamento tecnologico sarebbero cambiate anche le dinamiche dei rapporti umani c’era quasi da aspettarselo. Ma non così tanto. O_o Se prima per fare nuovi incontri ed entrare in contatto con possibili nuovi partner si usciva, si faceva vita sociale o semplicemente bastava entrare in connessione visiva con altri esseri umani per strada o in qualsiasi altro luogo pubblico, adesso pare non esserci più tempo! Non c’è tempo per uscire, non c’è tempo per parlare, non c’è tempo per le relazioni, non c’è tempo per dare tempo alle persone…ma dove ce lo siamo persi ‘sto tempo?!? In un circolo vizioso di lavoro, lavoro per trovare lavoro, dispositivi mobili sempre dietro così che le mail di lavoro ci raggiungano sempre e ci facciano lavorare anche quando non siamo al lavoro ed una discreta dose di tempo passata sui social, l’unico posto in cui siamo tutti più sociali. Mi sembra logico che in questo scenario siano proliferati siti di incontri, chat per cuori solitari e piselli arzilli e App per trovare l’anima più o meno gemella (o se non altro disponibile) nel raggio di pochi Km. Fin qui tutto bene, ma per agevolare ulteriormente i poveri single sta arrivando una nuova applicazione per traghettarli felici verso una relazione con l’appoggio degli amici: si chiama SHIP e promette di aiutarci a trovare il partner ideale con l’aiuto degli amici!!!

Praticamente l’amico cupido, che una volta ci avrebbe presentato QUELLO perfetto per noi, selezionato accuratamente tra la sua cerchia di conoscenze, combinando un incontro al buio in piena regola, adesso si infila nello smartphone e si diverte a scegliere per NOI tra perfetti sconosciuti in rete infilandoli in una cerchia comune di amici con cui iniziare a chiacchierare allegramente tutti insieme. “Gli amici selezionati dovranno fare swipe per noi tra i profili proposti da Ship in base ai criteri impostati inizialmente e quando uno di loro troverà un potenziale partner che potrebbe piacerci, basterà trascinarlo verso destra per aggiungerlo all’interno del gruppo e iniziare a interagire in comitiva: solo lo scambio reciproco di like tra due profili abiliterà la chat privata dove poter approfondire la conoscenza al riparo da occhi indiscreti e dai commenti degli amici. Solo a me stanno venendo i brividi al solo pensiero? Mi sono immaginata la scena traslata nella vita reale, tipo fuori ad un bar, dove tu sei a bere tranquillamente con i tuoi amici che però si guardano intorno, adocchiano uno che potrebbe piacerti, lo vanno a prendere, lo trascinano in mezzo al gruppo con un “secondo me vi potreste piacere” e iniziano a fargli l’interrogatorio comune fino a quando non scappa perché pensa di essere capitato in uno scherzo…o in un film horror! Non carinissimo questo sistema, no?

Le ideatrici sostengono che “a motivare il lancio di questo servizio innovativo è l’esigenza comune di confronto che i single sentono di condividere con la cerchia di amici e parenti più vicini così da esser sicuri di scegliere la persona giusta e ricevere gli incitamenti necessari per riuscire nella conquista“. Ecco, la vera domanda che mi sorge spontanea è: davvero i single hanno questa esigenza di sostegno immediato ed incitamento alla conquista?!? Pare di sì; insieme al tempo gli esseri umani sembrano aver perso anche l’attenzione ed il giudizio, incapaci di scegliere e di concentrarsi perché distratti da altre cose. Ma se mettiamo tutto dentro la scatoletta che teniamo per mano per metà della giornata, allora tutto funziona meglio. Amici, relazioni, incontri. Una pacca virtuale sulla spalla che ti dice “guarda figa lei“, un amico sveglio che ti fa girare dalla parte giusta mentre tu eri persa nel gin tonic, quello che si immola facendo figuracce al posto tuo per agganciare la tipa giusta per te o l’amica che ti mette davanti uno creando un profondo imbarazzo iniziale. Insomma, con questa nuova app l’amicone inciucione è in rete e sempre a portata di mano! Così anche gli incontri diventano un momento social di condivisione (CHE PAURA!) E l’altra domanda è: è voglia di condivisione o ricerca di approvazione? Dietro c’è pigrizia o insicurezza? 

Perché insomma, parliamoci chiaramente, condividere con gli amici è bello, raccontarsi gli incontri, commentare i momenti idilliaci o le situazioni tragicomiche che si sono venute a creare…DOPO! Che esigenza c’è che tutto ciò avvenga in real-timeL’esigenza non c’è, è stata creata a tavolino per spronarci sempre meno a muovere il culo e sempre più a muovere le dita sopra al telefonino. Che va bene entrare in contatto con gente fuori dalle solite cerchie, soprattutto in grandi metropoli, ma se abbiamo il tempo per pigiare sui tasti non potremmo utilizzare il solito tempo per scendere di casa e farci due passi rischiando di incontrare qualcuno dal vivo? No, perché con Tinder e con Ship selezioni già per interessi, passioni e caratteristiche base, riducendo il campo d’azione e ottimizzando i tempi. Efficenza esasperata per relazioni pronte all’uso. Anche con l’uso degli amici. E niente…siamo arrivati anche a questo punto!

Ora, in quanto rappresentante della categoria da XX anni, posso tranquillamente affermare che NO, questa esigenza non la sento particolarmente presente e che, anzi, se posso preferisco gestirmi inizialmente le mie conoscenze in privato, per poi condividere le chiacchiere ed i commenti con le mie amiche in separata sede. C’è stato un momento della mia vita in cui speravo che qualcuno/a mi presentasse qualche essere umano interessante e degno di nota, ma visto quello che mi propinavano, spesso per disperazione, ho deciso di lasciar perdere e confondermi da sola (almeno potevo rifarmela solo con me stessa)! 😉 Io degli amici-cupido mi fido poco anche dal vivo, figuriamoci se li lascerei sfogliare persone adatte a me dentro un APP…;) Voi sì?

Omissioni, bugie e sincericidio

Dì sempre quello che pensi. Sii sincero. Le bugie hanno le gambe corte ed il naso lungo. Meglio fuori che dentro…le emozioni, i pensieri, che avevate capito!!! 😉 ” Insomma, fin da piccoli ma ancora di più da adulti, spinti anche da terapisti e coach di varia natura, veniamo educati alla sincerità, al buttare fuori, all’essere onesti, al condividere emozioni, pensieri ed eventi. Ed effettivamente è cosa buona&giusta. Eppure, in alcune occasioni, omettere sarebbe decisamente più saggio ed utile!


Qualcuno dice che “essere sinceri non significa dire tutto ciò che pensiamo, ma non dire mai il contrario di ciò che pensiamo“. Ed in effetti c’è una differenza sottile tra il dire piccole innocue bugie, gesto fatto principalmente per pararci il culo da possibili conseguenze sgradevoli, pericolose o solo noiose che, un po’ per pigrizia un po’ per infingardaggine preferiamo evitare, e l’omettere alcune cose. La bugia è una distorsione volontaria della realtà per adattarla ai nostri bisogni e salvaguardarci da possibili conseguenze negative; spesso il movente della bugia è la paura, altre volte si tratta di piccole bugie benevole e sottili dettate dalla compassione verso il prossimo. In ogni caso, si tratta sempre di una cazzata!!! L’omissione, più diplomatica, è semplicemente un non mettere al corrente, sempre in maniera volontaria e premeditata, di alcune notizie, fatti o pensieri. Il non dire che prende il sopravvento sull’esubero verbale che, diciamo la verità, ogni tanto se ne può fare anche a meno. Perché essere sinceri SEMPRE, con tutti e a prescindere da tutto ed in ogni situazione non è sempre una buona idea.

Gli psicologi lo chiamano SINCERICIDIO e, come fa intuire la parola stessa in maniera forte e diretta, è un suicidio fatto in nome di verità che, anche se scomode, meglio dirle che non dirle. Questa tendenza al massacro di se stessi in primis e di conseguenza anche del prossimo in nome della sincerità più pura e “sana” in realtà è spesso sintomo di una mancanza di tatto, di poco rispetto che può sconfinare in maleducazione. Davvero è necessario sputare fuori tutto ciò che ci passa per la testa? Opinioni non richieste, giudizi affrettati, alleggerimenti di coscienza inutili, informazioni dette per creare casini…insomma, quante volte ci troviamo davanti ad improvvise bombe di sincerità non richieste che ti lasciano con gli occhi spalancati e con un grande punto interrogativo in testa?

Tra sincericidi inutili, bugie pesanti e piccole omissioni credo che l’ideale sia PENSARE 5 minuti in più e cercare di capire. Prima di tutto pensare a cosa vogliamo dire, elaborare il tutto in maniera sensata ed educata (non c’è bisogno di ferire il prossimo gratuitamente, anche se quello che abbiamo da dirgli può fare male, troviamo comunque la maniera più civile…); in seconda battuta chiediamoci PERCHE’ sto per dire quella cosa: che scopo voglio raggiungere? Che reazione voglio ottenere? Lo faccio per me, con quale beneficio? E la persona a cui è indirizzato il messaggio è pronta a digerire quello che sto per dirgli a livello emotivo? Ce la può fare o è una cosa che posso evitargli? La verità a volte è scomoda, a volte fa male e non a tutti piace sentirsela dire. Ecco, io non sottovaluterei il fatto che non tutti sono pronti a sentirla ed anche saper calcolare il momento ed il contesto giusto per dire le cose, tenendo la bocca chiusa fino a quel momento, è una virtù da non sottovalutare. Preziosa quanto l’essere sinceri. Preziosa quanto l’empatia che serve per decidere quando omettere delle cose e quando è il caso di dirle.
Qualche illuminato sosteneva che “per stare bene con se stessi, bisogna raccontarsi sempre la verità, ma per stare bene con gli altri, no.” Io credo che bisogna essere coerenti con la propria inclinazione e che la sincerità sia una cosa meravigliosa…ma in alcuni casi piccole omissioni, anche momentanee, sono più utili e sane. Sicuramente più sane di piccole o grandi cazzate…o no?!? 😉

Buon fine settimana…

“Fare la donna”, ripasso sui primi appuntamenti

I mercati sono posti di relazioni, si creano circoli e piccole “famiglie” che si supportano, si aiutano e cazzeggiano durante le mille ore di lavoro. Il mercoledì le mie vicine di banco sono circolino di donne (e qualche uomo) belle vispe, di tutte le età e con le quali ci facciamo sempre un sacco di risate. Le mie vicine di banco tengono molto a me e alla mia salute sentimentale (oltre che a quella fisica e mentale, ci mancherebbe) e da ormai due anni lo sport preferito è quello di trovarmi in tutti i modi un fidanzato (con scarsi risultati)…e non mollano eh! Nelle lunghe giornate di mercoledì, dove siamo gomito a gomito per circa 10 ore, i racconti, gli aneddoti e le storie di scorribande del passato si vociano da un banco all’altro. Lo scorso mercoledì la saggia Sonia, over50 con lo spirito di una ragazzina, ormai sull’orlo di mollare la missione umanitaria dedicata al procacciarmi un uomo, ha sentenziato: “Io lo so, è colpa tua! Devi fare un po’ più la donnina, perché…


L’ho guardata perplessa sgranando i miei occhioni da gattino innocente che ha appena svaligiato il frigo: “Cosa vorresti dire, che non sono abbastanza donna? E poi dai che palle con ‘sta storia dei ruoli, siamo nel 2018…” Prima ancora che io attaccassi con la filippica da donna indipendente ed emancipata la Sonia mi ha gentilmente elencato, infamandomi ad intervalli regolari, le cose che non si fanno almeno ai primi appuntamenti per non farli fuggire subito

Fatti venire a prendere, mai andare ai primi appuntamenti da sola; primo perché è un gesto gentile figlio di una cavalleria ormai in disuso, poi perché almeno non dai l’idea di essere pronta ad andartene in caso tu ti stia rompendo le palle. (Ma come? Il mio primo comandamento è “Vai sempre con la tua macchina“, così da essere indipendente e libera nel caso la serata dovesse essere di una noia mortale).

Dai sempre una seconda chance, nel senso, magari la prima uscita non è tutta rose e fiori, ma stai a vedere che quelli che a primo impatto non sono il massimo poi alla lunga si rivelano quelli giusti. (Mmm…io se mi annoio difficilmente riesco ad uscirci una seconda volta; anzi, a volte mi scoglionano anche i messaggi e le chat e decido di far saltare anche il primo incontro. Troppo tranchant?!? ;P )

Fatti offrire la cena, almeno una! Un uomo che ti invita ci tiene anche al bel gesto finale, è una cosa carina, accetta senza rompere le palle (la Sonia è molto diretta). (A me questa cosa che un uomo debba sempre offrire cene mi imbarazza, non mi sembra giusta e paritaria, ma giuro che mi sto impegnando per non tirare il portafoglio fuori io per prima).

Non gliela dare la prima sera. Tiratela! Anche questo fa parte dell’essere donna. (Ah…vabbè, ma nasce così spontaneamente…) NO! La Sonia dice di no…

Non fare subito la super donna indipendente, faccio-tutto-per-i-fatti-miei, me-la-cavo-benissimo-da-sola, l’altro-giorno-ho-riparato-il-tubo-della-cucina, mi-faccio-i-viaggi-in-solitaria…Insomma, fingi anche 5 minuti che un uomo possa servire a qualcosa nella tua vita. (Ok, per questo devo ricorrere al mio passato di attrice)!

Questi sono i fondamentali, da qui in poi dice la Sonia che è tutto in discesa…o almeno ci si può provare. Io ho preso appunti, anche se in teoria sapevo già tutto e non solo, ci ho scritto pure un libro, “Come tenersi un uomo dopo averlo conquistato”, ma si sa, il calzolaio va in giro con le scarpe rotte e il parrucchiere ha sempre i capelli a cazzo! Non lo faccio apposta, è che mi hanno disegnato proprio così 😉 E credo sempre che l’essere se stesse spontaneamente senza fare troppi giochetti alla lunga ripaghi…ma forse mi sto sbagliando di grosso!!! 😂

Voi come la vedete? Avete altro da aggiungere? Buon fine settimana…

Buchi generazionali (quando tra lui e lei passa una decade o più)

L’età non conta. L’età è solo un numero. L’età è uno stato mentale, ma anche un dato anagrafico ben stampato sulla carta d’identità (mortacci loro). E’ inutile far finta di niente, levare l’anno di nascita dai profili social e lottare contro il tempo che passa con bombe di silicone e lisciatine periodiche per combattere le rughe: il tempo ci frega comunque, SEMPRE!!! E lo fa in vari modi, tipo mettendoci nel mezzo del cammin di nostra vita una persona meravigliosa, quel LUI che sarebbe perfetto…se non avesse quei 10/12 anni in meno! Quello con il quale scatta subito un feeling incredibile, che ti corteggia come si deve, con tutte le caratteristiche al posto giusto…tranne quel maledetto anno di nascita, giusto una decade DOPO di te! Attimo di sconforto…

Dieci anni non sono due, ok, non sono nemmeno venti ma 10 (o anche 12/14) sono un discreto gap generazionale, un buco spazio temporale dove tu già facevi cose e LUI manco era venuto al mondo. Sono esperienze di vita vissuta, cartoni animati che non conosce, gruppi musicali che spesso ignora, cazzate ancora da fare, progetti che ancora si devono formare. Eppure capita di prendere delle grandi sbandate o innamorarsi pazzamente di uomini decisamente più giovani e no, non solo per mettere l’ennesimo toy boy nella collezione, ma con la voglia di iniziare una relazione. Solo che una volta scoperta l’anagrafica un punto interrogativo appare sulla fronte: 28? (e tu sei vicina ai 40) oppure 35 (e tu vai verso la 50ina)? Sembra che la notevole differenza di età sia sinonimo di un legame a breve termine, frivolo, leggero e senza impegno. Insomma come puoi anche minimamente pensare che con uno più piccolo sia possibile avere una relazione importante e profonda?!? Ed in effetti, cosa ti ci confondi a fare…? Ti ci confondi perché lo incontri e ti piace, ti piace come parla, come pensa, come si comporta, come ti corteggia, come si relaziona, come ti fa sentire ed in un attimo l’età diventa solo un dettaglio. In fin dei conti…

Ed è proprio quello che hai dentro a fare la differenza, più che un numero. Ci sono ventenni con esperienze di vita alle spalle che un 30enne non ha mai fatto o 35enni con delle teste evolute che un over 40 dovrebbe solo invidiare. Di base in ogni rapporto ci vuole un impegno costante da entrambi le parti; con una notevole differenza d’età ci vuole uno sforzo in più, una dose di pazienza molto forte visto il rischio maggiore di incomprensioni,visto che i due partner si trovano a vivere due fasi di vita diverse. Ma spesso è proprio in questa diversità di bisogni e di esperienze che si trovano nuovi stimoli e differenti punti di vista, utili ad evolvere per entrambi. Poi chiaramente c’è il rovescio della medaglia, quello sociale, quello che ti addita sempre come la giaguarona di turno che si è trovata il giocattolino, come la signora che gioca a fare la mamma…insomma, c’è sempre chi trova la differenza di età (dal lato femminile, ovviamente, perché l’uomo con la tipa più giovane va sempre bene, anzi, sei più ganzo) un parametro DIVERSO, quindi inaccettabile o comunque STRANO! Ma davvero stiamo ancora a sindacare le scelte personali? Pare di sì, eppure nessuno dovrebbe giustificarsi per la relazione che si è scelto. Basta viversela con serenità e far capire agli altri che questa situazione rende felici. Può andare bene come può andare male (come in tutte le relazioni), l’importante è che ci sia sincerità, condivisione di progetti e voglia di costruire qualcosa insieme. E chi l’ha detto che con un coetaneo ci sia maggiore garanzia di successo? Però quei 10 anni di meno…ti fanno sempre pensare…;)

O no? A voi è capitato? Com’è andata a finire? Buon fine settimana agosto-settembrino…

Cose che fanno cascare le…i sogni a LEI

Donne: quegli esseri innamorati dell’amore, sognatrici, che appena vedono un uomo interessante già cominciano a fare proiezioni sul futuro e gli occhi si trasformano in cuori pulsanti…NO! Questa visione della donna eternamente innamorata che come prende una sbandata subito perde la testa facendo sogni a forma di famiglia è decisamente superata.

Anche per quanto riguarda LEI esistono svariati comportamenti e modi di fare che fanno crollare l’interesse in un attimo; basta un gesto poco carino, una parola sbagliata, un’attenzione mancata ed ecco che siamo pronte a lasciar perdere l’appuntamento galante per rimanere a casa con serie TV e gatto. Qualcuna diceva “Meglio sole che accompagnate male“… 😉 Ecco i risultati dei miei sondaggi e raffiche di domande…

Quando non gioca: all’inizio di una conoscenza le comunicazioni telefoniche, che siano sotto forma di messaggio o di audio, sono quello che ci permette di entrare in contatto. Quando non risponde, quando se la tira pure al telefono, quando non flirta o spegne subito le conversazioni con messaggi del cazzo, quando si fa volontariamente attendere a giornata perché pensa di fare il figo dipingendosi come un uomo impegnato e dalla vita mondana super-attiva…ecco, PUPPA! E avanti il prossimo…

Se si comporta male a tavola: il tema del cibo è risultato essere di primaria importanza, dopotutto a tavola ci passiamo diverso tempo e sapersi comportare in maniera educata è davvero la base. Eppure esistono uomini che impugnano la forchetta come una zappa, che mangiano a bocca aperta, che sono sguaiati, che ruttano ad alta voce anche in presenza di gente appena conosciuta. Ragazzi, i modi, i modi sono importantissimi!!!

Se parla male: anche le parole sono fondamentali. Ecco perché se non sa mettere 4 parole in fila, se inciampa nei tempi verbali (questa nazi-grammaticale sono io eh, perdonate ma non ce la faccio), se ad ogni frase parte una bestemmia o se manca di argomenti di conversazione…meglio farsi chiamare da un’amica e fingere di dover scappare a casa! 😛

Se parla subito e solo di lavoro: se tra gli argomenti possibili inizia a sproloquiare senza sosta del suo lavoro, in maniera autoreferenziale ed entrando in dettagli tecnici…ecco, hai idea del cazzo che me ne può fregare?!? Nel senso, sì, mi interessa sapere quello che fai, ma non c’è bisogno di parlare solo e soltanto di te e del tuo lavoro…

Quando non fa domande: si dice che la curiosità sia donna, ma se lui parla solo di se stesso, di quello che fa, che non fa, andando a rivangare il passato, narrando tutte le storielle di famiglia e delle sue EX (ragazzi no, le ex per i primi 3/4 mesi secondo me non andrebbero nemmeno nominate, però poi vedete voi, eh) e NON ti fa una domanda…insomma, per i monologhi ci sono dei gran corsi di teatro!

Se non cura i dettagli: una gentilezza, un gesto carino come aprire la portiera della macchina o tenere la porta aperta entrando in un locale, portare una bottiglia di vino quando invitato a cena, presentarsi con un mazzo di fiori, prendere l’iniziativa e non sempre far scegliere a lei cosa fare, saper mettere la colonna sonora adatta al momento…dettagli, sì, ma sono piccole accortezze che rendono gli incontri più interessanti. Gli sciatti che ti vogliono subito mettere in orizzontale…no, non transiggo, ci sono dei dettagli importanti da curare anche in quelle situazioni di passione estemporanea (che sono diversi, ma esistono pure lì)!

Puzza, alito pesante e scarsa pulizia…vabbè, qui non c’è bisogno di aggiungere altro, no?!?

Sono sicura che avete qualcos’altro che vi dà profondamente fastidio tanto da far calare l’interesse…mentre partite per le vacanze o semplicemente per il fine settimana potete sempre dirmi la vostra! 😉

5 lezioni dal mondo maschile in vacanza…

Amo la compagnia maschile, ho moltissimi amici uomini e mi diverto assai ad uscire con loro (no, senza secondi fini, tranquilli)! Lo scorso fine settimana ho avuto il piacere di passare del tempo con un gruppo di 6 uomini in vacanza ad Ibiza per un addio al celibato; già qui uno si immagina il delirio e lo sfascio totale, invece ho dovuto notare ed apprezzare la qualità con cui hanno gestito ed organizzato la cosa, appuntando mentalmente cose che quando si va in vacanza con amici/amiche sarebbe opportuno tenere presente per non compromettere la qualità delle vacanze (ci sono compagnie che vanno a rotoli dopo un viaggio per via degli scazzi che si sono venuti a creare). Ora, non credo sia necessariamente una prerogativa maschile ma solo di persone estremamente a proprio agio con loro stesse, eppure la tranquillità e assenza di stupide questioni di questi giorni mi ha fatto riflettere e credo che tutti dovremmo imparare a:

Essere meno prime donne! La storia del “capo branco” funziona fino ad un certo punto. Uno che in caso di caos prenda le redini in mano fa sempre comodo, ma mettere da parte l’ego ed evitare di puntare i piedi per affermare la propria idea/supremazia è molto più funzionale. Non che tra gli uomini non ci siano prime donne, figurati, ma quando stanno insieme l’egocentrismo viene messo da parte in favore di un forte spirito di gruppo. Ecco, in questo caso lo trovo sano e soprattutto funzionale alla buona riuscita della vacanza.

Divertirsi con poco! A volte sembra di doversi inventare chissà cosa per divertirsi e stare bene. Invece spesso basta la buona compagnia, un paio di birre, la musica ed evviva la vita. Sarà semplice e basico ma a loro basta stare insieme. E questo è un dettaglio meraviglioso che ti riporta all’importanza dei rapporti umani, che non hanno bisogno di sovrastrutture o feste spettacolari, ma solo di sincera spontaneità.

Non creare problemi dove non ce ne sono (e nel caso risolverli senza troppe storie)! Quando l’imprevisto sopraggiunge hanno una grandissima capacità di “problem solving” (come direbbero quelli fighi del marketing) e di trovare la soluzione più consona in poco tempo. Pratici. Efficienti. Risolutivi. E dove i problemi non ci sono, non li creano. Insomma, nessuno rompe i coglioni gratis… 😉

Perseguire l’obiettivo comune! Siamo insieme per divertirci? E divertiamoci. Siamo insieme per stare bene? Facciamo di tutto per stare bene. Lo fanno sul serio senza troppi discorsi e senza compromessi. Ammirabili.

Spirito di gruppo, conservando la propria individualità! Il problema dei gruppi è sempre il solito: il gruppo prima di tutto! Quindi ci si sposta in branco e guai se qualche pecora svia da un’altra parte. Invece si può conservare lo spirito di gruppo senza rinunciare alla propria individualità, serenamente e utilizzando la testa. In vacanza ci si può anche separare senza fare drammi, dove ognuno è libero di fare quello che più lo aggrada ritrovandosi poi a raccontarsi le vicende il giorno dopo. E’ addirittura divertente…

Collaborazione! 6 uomini insieme che festeggiano, bevono, mangiano, fanno serata e si ritirano alle 6 di mattina ma che il giorno dopo lasciano tutto pulito e lindo coordinandosi tra di loro in una perfetta sincronia (senza bisogno di darsi ruoli o compiti, in automatico)? La meraviglia della vita! No, vi giuro che ero sana e che ho visto tutto con i miei occhi. E’ possibile, esistono…e danno un sacco di soddisfazione ;P

Forse si è trattato di un “campione” atipico, forse anche nei gruppi maschili si litiga e si sclera in vacanza, in ogni caso l’insegnamento è semplice: non c’è bisogno di essere isterici e di fare i freni a mano per forza. La tranquillità e la spensierata normalità funzionano benissimo. Soprattutto in vacanza. Soprattutto se si è in gruppo. Io l’ho imparato… 😉 Ci sentiamo stasera alle 18.30 in diretta con LaMario su radio m2o per l’ultimo appuntamento della stagione. Vi aspetto e buone vacanze per chi parte…

Lasciar andare (in estate meglio)…

Quando il cuore si spezza o viene spezzato è sempre difficile riattaccare i cocci (e più si invecchia peggio è, anche se penso non sia una questione propriamente anagrafica quanto legata alla persona). Non esiste certo una stagione migliore per leccarsi le ferite d’amore, però diciamo la verità: d’estate meglio! 😉 Ok, non è precisamente un bene, ma vuoi mettere essere lasciato (o lasciare) a gennaio con il freddo, il tempo di merda e il buio che arriva alle cinque del pomeriggio? Sole, caldo, amici, vacanze (ok, se le avevate prenotate con lui/lei forse non è il massimo della vita, ma ci si può sempre portare un’amica, no?) e le occasioni di svago sono un’ottima distrazione per evitare di appesantirsi ed abbrutirsi a casa da soli pensando a quello che si è appena perso. Perché il reale problema del porre la parola FINE ad una relazione e del riuscire a chiuderla definitivamente all’interno della propria mente (ovvero convincersi che sia davvero finita) è l’essere in grado di LASCIARE ANDARE. Stuoli di cuori infranti continuano a lacrimare aggrappati a pensieri circolari e ricordi che li tengono legati anche per anni a relazioni e persone ormai scomparse dalla loro vita. Difficile ma non impossibile…e sicuramente meglio con il sole che con la neve!

Lasciar andare sentimenti ed emozioni: rabbia, ostilità, incredulità, estrema tristezza, sofferenza. Qualsiasi siano le emozioni che si provano in seguito ad una rottura bisogna lasciarle libere di esprimersi, senza reprimerle o soffocarle con uno sforzo enorme. Passarci attraverso, ma a tempo determinato. Ci vuole un limite temporale perché non potete rimanere a sguazzare nel dolore e nella tristezza all’infinito. Ad un certo punto dovete farvene una ragione: il vittimismo non si deve trasformare in una abitudine. In estate è meglio: gli amici sono più disponibili all’ascolto, le spalle su cui piangere sono più serene e meno stressate, le occasioni per distrarsi e porre fine ai piantini si moltiplicano. Approfittatene 😉

Lasciar andare progetti e proiezioni fatti con l’ormai ex: arrotolarsi sui progetti fatti “in coppia” e rimuginarci sopra è pericolosissimo. Quello che doveva essere ormai non può più essere. Poco produttivo rimanere lì con la mente. Bisognerebbe evitare di nutrire costantemente  aspettative non realistiche, false speranze di riprendere quel rapporto  e quei progetti. I progetti meglio ripensarli per se stessi, ponendosi nuove mete meravigliose e nuovi obiettivi. In estate è meglio: con quel pelo di tempo libero in più e la mente sgombra, magari rilassata con un aperitivo e stimolata da amici sinceri, pensare al futuro e far partire nuovi progetti è più facile. Se poi si ha la forza di parlare con le persone, fare nuove conoscenze e intrecciare nuovi rapporti, anche lavorativi, potrebbero aprirsi delle meravigliose ed inaspettate porte…

Lasciar andare la dipendenza dal partner: in coppia ci si abitua a vivere in due spazi, ambienti, cerchie di amici, vita, adeguando routine e tempi in funzione della presenza dell’altro. Non è facile abituarsi a vivere tornando a casa e a trovandola vuota, cenare da soli, riallacciare i rapporti amicali come essere “scoppiato“. Ma si tratta appunto di abitudini…e si può facilmente abituarsi anche ad una dimensione nuova. In estate è meglio: anche in questo caso l’estate si dimostra una stagione favorevole perché si sta bene fuori 😉 e non si è costretti a stare a casa a guardare il divano mezzo vuoto. Unico consiglio, almeno per i primi tempi, evitare di circolare nei “soliti posti” con il solito circolo di amici che potrebbero fare domande o avere sempre un atteggiamento compassionevole. E in estate è anche bello esplorare, fare nuove conoscenze e parlare anche con perfetti sconosciuti.

Lasciar andare l’idealizzazione del rapporto: appena ci si lascia affiorano i ricordi, maledetti; quelli belli, quelli dei momenti felici, quelli dell’amore e della bellezza…ed i motivi per cui vi siete lasciati?!? Quelli passano incredibilmente in secondo piano, colpa dell’idealizzazione della storia e della persona, alimentati dal pensiero fisso del “era la persona giusta per me“. Ecco, se fosse stata davvero la persona giusta (che poi il giusto, come ben sapete e come ho scritto nel mio secondo libro, non esiste) sarebbe accanto a voi! Bisogna tenere bene in mente che se quei ricordi felici fossero realmente rappresentativi della storia vissuta probabilmente sareste ancora assieme a quel partner. In estate meglio: c’è il sole, il caldo, gli aperitivi in spiaggia, la bellezza dei tramonti…no dai, i tramonti sono troppo romantici e possono alimentare i pensieri positivi riguardo alla relazione. Ordinate un altro gin tonic vai… 😛

Lasciate andare i contatti: vorrei chiamarla, vorrei sapere come sta, vorrei parlarle…non ha senso! Non subito. Una volta lasciati in modo civile e con delle motivazioni sensate continuare a spiare i social, a chiedere in giro se sta con un altro/a a cercare in tutti i modi un contatto non è utile. Se siete seriamente intenzionati a lasciare andare quel rapporto o se siete stati lasciati e dovete farlo per forza createvi nuove opportunità. Nuove abitudini e nuovi legami al di fuori di quella dimensione di coppia che oramai non esiste più. In estate meglio: nuovi legami, nuovi posti, viaggi…sì, partire fa sempre bene.

Lasciar andare la paura di restare soli: solitamente chi esce da una relazione è terrorizzato dalla solitudine. Vi vorrei rassicurare sul fatto che non succede niente, che va tutto bene, che il mondo non crolla e che un periodo di solitudine post-coppia è un toccasana per imparare a stare bene in compagnia di se stessi e per poi stare meglio anche con gli altri (la controindicazione è che si rischia di abituarsi talmente tanto da non permettere poi a nessuno di intromettersi negli spazi nei quali ci siamo comodamente allargati!) In estate è meglio: anche starsene soli in estate è meglio che in inverno 😉

Insomma, rompere è sempre difficile, per entrambi, lasciar andare è un casino perché significa abbandonare certezze che ci hanno accompagnato per anni, ma è fondamentale per andare avanti. Con le zavorre non si naviga…e quale stagione migliore per prendere il largo se non questa?!? 😉

Cuoricini solitari, rotti, ammaccati o perfettamente sani, vi aspetto alle 18.30 in diretta su m2o con LaMario per la penultima diretta della stagione. Accomodatevi e raccontateci…Buon weekend!

Non è cosa, è come! (rispolverata di buone maniere)

I modi sono fondamentali perché i modi fanno la differenza!!! Questo è un concetto basilare per la gestione civile di tutti i rapporti umani; un concetto talmente semplice che più della metà delle volte viene dimenticato, offuscato da emozioni varie, voglia di far valere le proprie ragioni, egocentrismo e voglia di rompere le palle gratis! Chiariamoci: dire le cose, parlare con le persone, esternare sensazioni ed opinioni è cosa buona e giusta; si può dire tutto a tutti (anche al Papa per quanto mi riguarda) ma il MODO in cui si dicono le cose fa sì che il messaggio arrivi al destinatario nella maniera più chiara possibile e soprattutto meno fastidiosa. La stessa cosa, detta in due modi diversi, può dare risultati diametralmente opposti. So benissimo che vi è capitato anche a voi, che a volte l’emotività prende il sopravvento e che sul momento le cose escono un po’ “così” (per non dire a cazzo), ma è importante fare una rispolverata di buone pratiche, anche in previsione delle vacanze o del rimanere in città sclerando per il caldo (che non concilia di certo educazione e civiltà)…

I 30 secondi prima di aprire bocca dovrebbero essere un settaggio di fabbrica inserito tipo timer nel cervello umano. Per alcune persone bastano, per altre bisognerebbe aumentare questo tempo di ricognizione del pensiero all’interno della propria testa di almeno a 3/4 minuti; in ogni caso pensare prima di parlare è fondamentale! Serve a raccogliere le idee, a calibrarle, a mettere in ordine i concetti perché chi li riceve possa comprenderli nel modo più adeguato. E non sto parlando di discorsi alla Nazione o delle scuse da raccontare alla fidanzata perché non sei tornato a casa, ma anche una cosa semplice come “potresti non mettere la macchina lì?“, se detta bofonchiando o con stizza, può fare in modo che chi ascolta abbia voglia di mettercela apposta tutti i giorni. Quindi, prendersi tempo e non sparare a zero, per iniziare…

-Per continuare sarebbe opportuno NON essere acidi/stronzi/aggressivi. L’acidità è frutto di cose non dette (o di trombate non fatte…ops :P), la stronzaggine può essere parte del DNA ma anche voglia di essere cattivi e fastidiosi, così come l’aggressività è una rivalsa repressa che cerca di trovare appiglio e sfogo “mangiandosi” il prossimo. Ecco, se quando state per dire qualcosa vi sentite pervasi da questi nobili sentimenti, altro che 30 secondi…meglio farsi prima un giro e poi ritornare a parlare in maniera civile con il prossimo. Ci sono dei momenti fisiologici in cui la vena si tappa e l’acidità ci pervade, ma è importante saperli riconoscere e domare quando si entra in connessione con l’altro, proprio per non essere fraintesi o non destare reazioni opposte a quella desiderata. E poi insomma, basta sfogarsi sugli altri, no?!?

-Anche il lamento non ha effetti positivi all’interno della comunicazione. Lagne, vittimismo a profusione e piagnistei stritolano le orecchie (e non solo) di chi vi sta davanti; al massimo ne scaturisce un “poverino/a” che non è mai troppo positivo e anche un questo caso si rischia che l’altro, pur di mettervi a tacere e non avere il lamento in sottofondo, non assimili niente di quello che state dicendo.

Si può invece essere gentili e risoluti allo stesso tempo, adottando un metodo incisivo che non sia aggressivo. Basta avere chiaro in mente il messaggio, adottare un tono di voce normale, deciso ma non alterato, gentile ma non lamentoso, anche informale ma che non si presti a fraintendimenti. Con la modalità giusta anche la cosa più insopportabile o brutta verrà capita e ascoltata nella maniera più appropriata…magari per digerirla ci vorrà comunque del tempo, ma di sicuro non verrà fraintesa. 😉 Insomma, ricordarsi sempre che…

Voi come siete messi a modi? Io stasera proverò a dirvelo nel modo più carino possibile in diretta con LaMario alle 18.30 su radio m2o. Sono le ultime puntate della stagione, che fate, ci lasciate sole?