Incantate dal “Giardino dei Tarocchi”

Tra il voler fare una cosa ed il farla, a volte, passano anni. Altre volte, invece, bastano 5 minuti per prendere 3 amici, salire in macchina e raggiungere la meta desiderata. Sabato scorso è andata così: dopo due anni che dicevamo che saremmo volute andare al Giardino dei Tarocchi, abbiamo imboccato la superstrada e siamo andate dirette fino a Capalbio, a confine tra Toscana e Lazio, per scoprire questo luogo incantato…

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Il Giardino è l’immaginario artistico di Niki de Saint Phalle, artista eclettica e visionaria (avete presente quelle sculture colorate di fronte al Centre Pompidou a Parigi? Ecco, lei…) che si concretizza tra le colline toscane, sul terreno di amici (che gentilmente glielo hanno prestato), con sculture gigantesche che rappresentano i tarocchi ma che più di tutti incarnano l’artista stessa. Ispirata chiaramente a Gaudì, Niki è riuscita a dare un tocco completamente personale alle sue creazioni. Dopotutto, come dice lei stessa: “Io sono l’architetto di questo giardino. Ho imposto la mia visione perché non ho potuto fare altrimenti.” Egocentrica? No, semplicemente Artista…

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Un lavoro cominciato negli anni 70 e terminato solo nel 2002, alla sua morte. Un incredibile accozzaglia di forme mostruose, donne dalle tette gigantesche, colori sparati, texure bianche e nere, mosaici di specchi, marchingegni di metallo che muovono teschi di mucca, volti, punti interrogativi, cuori, stelle e serpenti. Tra ulivi e terra rossa, un viottolo di cemento con scritte e numeri guida (o lascia perdere?) tra le figure, piccole o grandissime, colorate o monocrome, alcune visitabili, altre alle quali si può solo girare intorno a caccia di minuscoli particolari…come la mela appoggiata tra due improbabili Adamo ed Eva seduti a fare l’aperitivo, noncuranti del serpente e del teschio al posto dei semini del frutto…

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Una visita che ti porta ad osservare ogni minimo dettaglio, dal pavimento al soffitto, dalla cucina completamente rivestita di specchi (forno compreso) fino alla doccia del bagno che in realtà è un simpatico serpente dal quale esce acqua. Perché Niki, durante i lavori, in quella grande signora, ribattezzata “Sfinge“, ci ha vissuto. Una fiaba a cielo aperto, con tanto di draghi, principesse “curvy“, streghe e palazzo di cristallo che farebbe invidia a quello di Elsa (di Frozen, per chi non ha dimestichezza con i cartoni moderni). Una lavorazione certosina, quella di vetri sapientemente accostati l’uno all’altro e le ceramiche dipinte; un’incredibile quantità di superfici e colori che ti fanno venire voglia di toccare tutto: un po’ come i libri per bambini dove ad ogni pagina trovi un materiale diverso con il quale sviluppare tatto e sensibilità.

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Una passeggiata in un mondo surreale che ad ogni passo ti fa domandare “Ma come ha fatto?“. Lo ha immaginato, lo ha pensato, lo ha realizzato. Senza filtri. Senza censure. Senza limiti. E proprio in questi momenti, in cui mi sto mettendo in discussione per via della costante ricerca di una “via di mezzo” tra me e il resto del mondo, per non essere mai “troppo” ma senza snaturarmi,  (in quanto persona e anche nel lavori), è stato di grande ispirazione. La meraviglia di questo posto è data dal fatto che Niki ha eseguito esattamente quello che voleva, come voleva. Una trasposizione reale di un universo interiore composto da ogni sua piccolissima passione…ed il risultato è meravigliosamente SUO!

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A parte il gran casino, il kitsch e la passione per i colori, mi trovo a condividere in pieno la sua filosofia…

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Un po’ come Alice, perdersi in questi specchi è anche un modo per ritrovarsi… 😉

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Un pomeriggio, invece del solito centro commerciale, perdetevi da queste parti…ne uscirete, comunque, arricchiti!!!