Denim: un problema e le sue alternative!

La storia del denim è antica quanto la sua origine, risalente più o meno al XV. Tessuto robusto e indistruttibile è passato da fibra degli abiti da lavoro a vero e proprio materiale di tendenza, nello street-style così come nel pret-a-porter (e pure nell’alta moda, vedi Marithe Francois Girbaud). Chi non possiede un paio di jeans nel proprio armadio alzi la mano? Ecco. 😉  Quello che forse non tutti sanno, ma che molto probabilmente state iniziando a leggere in giro in info-grafiche farcite di terrore, è che produrre jeans ha un impatto ambientale e sociale abbastanza alto. O_o

IL PROBLEMA

I jeans che portiamo sono fatti di denim. Il denim è un tessuto che utilizza il cotone come sua componente primaria (e quasi sempre unica), una fibra che ha bisogno di moltissima acqua per crescere, nonché pesticidi e fertilizzanti. E già qui non va bene. Durante le fasi di lavorazione e trasformazione, sopratutto per tintura e finissaggio (quella che gli conferisce il suo tipico colore blu e tutti i vari effetti sdruciti e slavati), vengono impiegate numerose sostanze tossiche e procedimenti dannosi per l’ambiente e per le persone che le eseguono (perché spesso sono prodotti in Paesi dove i controlli e le norme di sicurezza e sanitarie sono lontanissime dall’essere rispettate).

  • Per fare un jeans serve più o meno 1 chilo di cotone e per la produzione di 1 chilo di cotone sono necessari circa 10.00 litri di acqua. 10.000 LITRI!
  • Per conferire il caratteristico colore blu si usa l’indaco: un colorante sintetico alquanto dannoso; per avere blu più intensi si possono tingere i jeans anche 3/9 volte, con il rilascio di sostanze tossiche e metalli pesanti utilizzati affinché l’indaco si dissolva.  inoltre, alcuni metalli pesanti vengono utilizzati per far si che l’indaco si dissolva.
  • Per ottenere particolari effetti di scoloritura o sdruciture vengono fatti il famoso stone washed o la sabbiatura, procedimenti entrambi pericolosi sia l’uomo sia per l’ambiente.

Se moltiplichiamo questi dati e queste problematiche per le quantità abnormi di denim e jeans che vengono prodotti stagionalmente…la situazione appare alquanto problematica. Per avere un quadro realistico, duro e crudo della situazione io consiglio sempre la visione di “The Blue River” (il punto positivo è che la voce narrante di questo percorso nelle tragedie causate dalla produzione del denim è di Jason Priesley, il vecchio Brandon di Beverly Hills 90210).

SOLUZIONI INNOVATIVE

Una volta sbattuta la faccia contro il problema, correre ai ripari è il minimo sindacale per garantire la sopravvivenza della specie. Quello che sta accadendo a livello industriale è trovare soluzioni alternative e meno impattanti. Prima fra tutte l’uso di cotone organico e bio, quindi cresciuto senza uso di pesticidi e in zone adatte dove si può ridurre l’apporto di acqua. Per la tintura si usano tecniche e sostanze alternative, come una colorazione naturale o effettuata con enzimi al posto di sostanze chimiche. Ma ci sono addirittura aziende che stanno ottimizzando un processo di riciclo delle fibre di denim partendo dalla scomposizione del vecchio jeans, quindi senza bisogno di utilizzare materie prime ex novo.

Infografica –––> https://www.shopalike.it/i-nostri-jeans-danneggiano-il-nostro-pianeta/

A worker without proper face protection works at a denim sandblasting plant outside of Dhaka, Bangladesh March 25, 2010. Manual sandblasting was recently banned in Turkey after it was discovered that it led to 40 deaths. Without the use of proper face protection, manual sandblasting can lead to silicosis by the inhalation of the silica dust in sand. Manual sandblasting has long been banned many European countries and the United States. The textile industry is Bangladesh’s number one export earner and employs over 2.2 million workers.

Eliminando certi tipi di procedimenti si assicurano anche migliori e più sane condizioni di lavoro a chi questi tessuti e queste sostanze li maneggia giornalmente. Fortunatamente la tecnologia sta andando avanti e così anche le alternative per impattare meno. Tra i brand virtuosi (e anche stilosi) ARMED ANGELS con i loro detox denim, MUD JEANS, Good Society, Know The Origin e Kuyichi. Solo per citarne alcuni…

SOLUZIONI PRATICHE (LE NOSTRE)

Anche noi possiamo fare la nostra parte. Prima di tutto amare i nostri jeans un po’ di più e fare in modo che durino più a lungo, trattandoli bene e non lasciandoli in mezzo di strada per correre dietro al primo che passa 😉 Si sa che il nuovo attira, ma anche le storie di vecchia data se opportunamente rinnovate possono regalare grandi soddisfazioni. Lavarli il necessario ed in acqua fredda è un buon inizio; se si sdruciscono o si rompono si possono riparare in modo creativo o usarli con gli strappi (voglio dire, li vendono a 150€ quelli già strappati di fabbrica, meglio ridurli così con il passare del tempo, o no?) e quando proprio non riusciamo a chiuderli o non ci sentiamo comode dentro meglio regalarli, venderli in qualche mercatino o trasformali in qualcosa di nuovo. Se forbici e macchine da cucire sono quanto di più lontano dalle vostre corde, ci sono tantissimi laboratori e marchi che offrono dei servizi di riparazione/refashioning di capi esistenti. Come per esempio Back to Eco che ho visto lo scorso fine settimana a Barcellona…

Un negozio, laboratorio, spazio per eventi INTERAMENTE dedicato all’upcycling e alla trasformazione di vecchi denim in nuovi capi ed accessori. Con questi jeans recuperati al 100% dai contenitori di Roba Amiga si sviluppano sia collezioni di capi unici sia un nuovo tessuto riciclato chiamato INFINITE DENIM. Il tutto è realizzato a Barcellona con l’integrazione nel laboratorio di persone con un certificato di rischio di esclusione sociale (attualmente ce ne sono 3). La cosa bella è che non solo si possono acquistare capi e accessori già fatti, quanto è possibile portare il proprio paio di jeans usati e richiedere un servizio personalizzato. A fine vita del prodotto acquistato da Back to Eco è possibile riportalo in negozio affinché venga riutilizzato un’altra volta. Se non è economia circolare questa 😉

Insomma il problema c’è, ma anche le sue alternative e come sempre MENO E MEGLIO E’ MEGLIO! 😉 Se conoscete altre iniziative virtuose a tema denim, condividetele con me!

 

Buccia di Banana/Janties, lo shorts di jeans modello mutanda!

Al peggio non c’è mai fine. E nemmeno al corto. Nel senso che le lunghezze nella moda sono relative. Relativissime. Si passa da lungo, lungo…lungo lungo lungo, al corto, corto…corto corto corto. Quasi inguinale direi. Se d’estate gli shorts fanno gola a tante per via della loro incredibile comodità e freschezza, la nuova proposta del jeans-mutanda non so quanto sarà apprezzata. Guardiamola insieme…

Ad immettere sul mercato questa chicca il marchio francese Y/Project, che ha pensato bene di accorciare talmente tanto i “classici” pantaloncini corti in denim da farli somigliare più a delle mutande a vita alta modello Jane Fonda anni 80/90, di quando si portavano sopra alle tutine colorate per fare aerobica. Si parla già di Janties (il solito mix etimologico tra jeans e panties, ovvero mutande). Ed oggettivamente tra il taglio sgambato sia davanti sia dietro li rendono più simili a mutande che a pantaloncini, anche se sfido chiunque ad indossarli “a pelle” senza biancheria intima sotto…aia!!!

Eppure come pantaloncini ce li vendono, comodi sia per il giorno che per la sera, da indossare con o senza calze, per una combinazione elegante o decisamente più sportiva. La calza bianca devo ammettere che è la mia preferita…(un minuto di silenzio qui, se volete, si può fare)! 😉

Lo scherzo in jeans ha un prezzo onesto, solo 295€, ma soprattutto ha una vestibilità democratica che sta bene a tutte…quelle con un chilometro di coscia, il vitino di vespa ed un culo che non venga massacrato da questa linea tremendamente anni 90 che aveva il potere di allungare le chiappe anche a chi possedeva il culo ritto modello poggia-bicchieri. Una trovata davvero geniale!

 

 

 

Che aggiungere? L’unica cosa che spero è che li abbiano realizzati riciclando vecchi jeans e non sprecando ulteriore materiale, risorse e lavoro. Perché attivare la macchina produttiva del denim per le mutandone di jeans…ecco, ce le potevamo anche evitare, o no?!? 😉

Buon…martedì!

Buccia di Banana/Il buco con il jeans intorno

Ci sono i jeans bucati, quelli con gli strappi volontari, quelli con grosse aperture e poi ci sono i buchi con “quel che rimane di un jeans” intorno! Quando me li hanno fatti vedere (perché grazie anche alle vostre segnalazioni io scopro mondi e oggetti allucinanti) pensavo ad una costruzione ad hoc studiata per diventare virale sul web; poi ho indagato come al solito per verificare l’informazione ed ho scoperto che ESISTONO sul serio, che c’è un brand che li produce e che c’è pure chi se li mette. Si chiamano EXTEME CUT e sono fatti così…

La foto scattata dall’utente chrzzl e condivisa su Reddit

Foto dal sito Carmar

Le cuciture ci sono, il cinturino anche e addirittura le tasche. Cosa vogliamo di più da un paio di pantaloni? Quando una tendenza viene esasperata, questo è quello che succede: perché portare i jeans con gli strappi quando possiamo portare direttamente gli strappi senza i jeans? L’idea geniale è di un’azienda californiana, Carmar, specializzata in denim che se n’è uscita con questa fresca proposta per la nuova stagione, dove il tasso di originalità è garantito, così come sono garantiti i segni delle sedie di paglia sulle chiappe se vi fermate a prendere il caffè al bar (e non voglio sottolineare cosa succede invece seduti sulle sedie di metallo o plastica con il sudore d’estate…rabbrividiamo)!

Foto Instagram Carmar

Su come si portano non ci dovrebbero essere dubbi: nonchalance è la parola chiave, intimo decente (o anche shorts), anche se le mutande bucate potrebbero far pan-dan con tutto il resto ed un grosso sorriso, soprattutto quello del lato B!!! 😛

I jeans-fantasma non hanno un prezzo leggero come la loro composizione; i signori se li fanno pagare 140 €…una cifra onesta per un cinturino e delle cuciture. Ora, in quanto tecnica del mestiere mi rimane solo un dubbio: se quest’idea viene fuori da jeans di vecchie collezioni, quindi già prodotti, che sono stati tagliati e resi “nuovi” in una maniera sostenibile anche se di dubbio gusto, mi può anche andare bene; se li fabbricano ex novo…NO!!! Mettere su una catena produttiva per questi pezzi di pantalone mi sembra un tantino sprecato, no?!? (anche se loro il loro guadagno ce lo fanno senza dubbio)

Insomma, se quest’estate volete “osare ed esporre”, questi sono i non-pantaloni che fanno per voi! 😉 Bonjour…

Buccia di Banana/L’oggetto che non mancava #3: zip e finestre…con i jeans!

Il mondo del denim è sempre in continua evoluzione (o involuzione?!?) e gli amici stilisti cercano sempre nuove ed esilaranti soluzioni per farci essere sempre più di tendenza, strani, alternativi, interessanti. Già c’è stata questa rivoluzione dei nomi che mi lascia sempre più perplessa, boyfriend, mom, girlfriend jeans?!? Insomma, non li potevamo chiamare stretti, larghi e dritti come al solito invece di chiamare in ballo tutta la famiglia? (aspetto a gloria i granny jeans, quelli della nonna). Nomi a parte, ho sbirciato nelle ultime produzioni e temo che di queste due simpatiche varianti se ne poteva benissimo fare a meno…

Il jeans con le finestre effettivamente ci mancava! Dopo averli strappati, dilaniati, distrutti e sbriciolati, ricomporli in una maniera più ordinata va anche bene, ma il dettaglio stilistico che fa la differenza non deve veramente mancare. Ed ecco che appaiono le finestre sul ginocchio, che poverino anche lui sentiva la necessità di affacciarsi sul mondo, in una praticissima variante in plastica!!! L’effetto serra è assicurato ed incluso nel prezzo. Il “clear knee mom jeans”, messo sul mercato da Top Shop per appena 95 pound, sembra aver riscosso un successo incredibile e si è meritato già l’appellativo di “jindows“. Insomma, per tutti gli esibizionisti della sexy rotula questo è il modello definitivo, ma per gli altri le finestre possono anche restare chiuse. E poi insomma, c’è bisogno di altra plastica pure nei pantaloni?!? A questa mia stupida domanda la moda mi ha risposto così…

…e qui mi silenzio, io e le mie perplessità da “vecchia“, mica sullo stile, del quale ormai non discuto più, ma della praticità, il sudore, i funghi, i micro organismi che si annidano e formano famiglia nelle cuciture…Per me è NO! 😉 Così come mi lasciano perplessa loro…

I jeans zippati sono un’altra proposta super cool per le amanti delle cose alternative…e nemmeno troppo comode. Perché avete presente questa mega-zip di metallo che gira sotto alle parti intime per poi passare in mezzo alle chiappe e finire direttamente sulla schiena…senza nemmeno un cinturino in vita? Ecco io mi immagino la noia al solo pensiero…ed una sensazione di fastidio mi assale. Poi mi appare anche l’immagine della zip che malauguratamente si rompe, di un piegamento che affonda troppo e del pantalone che si apre in due lasciandoti con il culo di fuori!!! Carino, no? Per soli 148 pound si può correre questo rischio ma essere spaventosamente di tendenza 😉

E visto che sulle zip ci devono essere i saldi, ecco la versione estrema e apribile al 90% dei jeans zippati. Il prezzo sale decisamente, ma anche il tasso di figaggine universalmente riconosciuto dal mondo della moda e dai suoi seguaci 😛

Io continuo a preferire le cose comode, la non praticità mi è sempre rimasta indigesta. E secondo me ne potevamo anche fare a meno. Voi che dite?!? Buongiorno…

Milano Fashion Trip

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Ovvero, i viaggi nell’armadio e nella mente delle prestigiose MODAIOLE invitate alle kermesse milanesi della scorsa settimana. Il vero interrogativo che mi rimane, dopo aver visionato quintali di outfit, è: ma che temperatura ha fatto a Milano in questi giorni?!? Che tra maglioni di lana e vestitini corti di pizzo sono un po’ in confusione… 😉 In ogni caso, carta e penna alla mano, c’è sempre da imparare da queste Signorine.

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Contro il mal di pancia ed i dolori allo stomaco non c’è niente di meglio di un copri-stomaco piumato da passare intorno al giro-vita! Potete spennare il papero del vicino, oppure riesumare un pupazzo dell’infanzia. Vedete voi. (L’idiotissima borsa con la faccia da pennuto però devo dire che mi fa ridere…potrei quasi quasi volerla)! 😉

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Quando una cintura di castità non basta a frenare i vostri bollenti spiriti, intrecciatevene una decina addosso. A nessuno verrà voglia di spogliarvi. Tanto più dopo aver scorto il feticcio peloso di Karl Lagerfield che pende tipo impiccato dalla vostra borsa…
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Zingare, gitane o scappate di casa? Non lo so, ma questo trend della gonna lunga molto vistosa sdrammatizzata con la t-shirt più marcia dell’armadio (meglio se un po’ unta) sembra andare parecchio. Da copiare…
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Vedo palle di pelo ovunque!!! Se non potete permettervi un volpino finto/vero, impegnatevi a conservare i ciuffi di pelliccia che tirate via dal pavimento quando spazzate. Basterà poi unirli con del filo ed attaccarli dove volete voi. Ed il trend è servito senza l’esborso di cifre stellari 😉

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Accollatissimo e Scosciatissimo. Non esistono più le mezze misure. E nemmeno il ghepardato come si deve!!!
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Nemmeno con le cose più assurde e simpatiche questa donna riesce a risultare spiritosa. Colpa della faccia da pissera* (*fighetta, gni gni, bambolina bon ton)? O della mono-espressività?!? Mah…
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Scappata dal manicomio con camicia di forza rossa: pericolosissima. Insieme a lei la badante, vestita a caso con i leggings bianchi (AIUTO) ed il bomber degli anni 80, unico ricordo del fidanzato paninaro che l’ha abbandonata una decina di anni fa. Chiunque le avvistasse è pregato di chiamare il 113… 😉FullSizeRender-26

Belli i pantaloni a righe. Belli quelli larghi. Meravigliosi a vita alta. A me continua a venirmi in mente il parallelepipedo dei pop corn che ti danno al cinema. Quello formato gigante però…FullSizeRender-27

“Mamma scendo un attimo a prendere il latte”. – “Ma dai nini, mettiti almeno le scarpe che c’è la fescion quick e ci sono i fotografi appostati dappertutto”. – “Ma va, sono vestita di merda, con il maglione scolorito di 10 anni fa e i pantaloni di Gigi…chi vuoi che mi fotografi“. Mai sottovalutare l’obiettivo degli street photographer. Sono loro che stanno rovinando tutto!!! 😉
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Ho sempre desiderato dei pantaloni così…nei miei incubi peggiori. Ma forse la cosa che mi piace di più è l’abbinamento rock’n’roll con il giubbotto di jeans oversize. Anzi, forse no. La cosa che mi piace di più è il casco. No…nemmeno quello…troppo nero!!!

FASHION KILL!!! Buon inizio settimana…

Buccia di Banana/Lo strappo localizzato

buccianewstyleC’erano una volta i “blue jeans“, quell’indumento realizzato con un tessuto talmente resistente che prima di essere trasformato in pantalone veniva usato per fare i sacchi delle tele delle navi e coprire le merci nei porti. Poi è diventato un capo da lavoro, fatto per durare a lungo, poi dagli anni 70 in poi è diventato un capo fashion, che da allora in poi ha preso le forme più svariate: pantalone a zampa, salopette, gonna, panta-groviera. Quest’ultimo è apparso un paio di anni fa e adesso si vede ovunque: trattasi  di Jeans con lo stappo localizzato!!! (che non è una malattia…o forse sì)IMG_5849 IMG_5848Il povero denim, nel corso della sua lunga e meravigliosa storia, ne ha subite di tutti i colori: trattamenti con i sassi (il famoso stone washed), effetti usurati con la carta vetrata, bagni con acidi, decolorazioni e smagliature praticate a fior di lama per conferirgli un aspetto sdrucito come dopo 10 anni di utilizzo. Poverino, praticamente è stato torturato per accelerare un processo di invecchiamento naturale. Il bello del denim, infatti, è proprio l’aspetto che assume dopo un po’ che lo si indossa: quelle sdruciture che arrivano perché ti siedi sempre in terra, lo strappo sul ginocchio post-caduta in motorino, lo scolorimento dovuto al sole…

IMG_5852Ma la moda ci insegna che non si può tenere un jeans nell’armadio per 10 anni aspettando che si logori con il passare del tempo! Figurati, vanno cambiati, e anche spesso. Quindi via libera a strappi, strappini, strappetti, effetto da “ho lottato con 30 tigri ma sono sopravvissuto” e buche regolari realizzate tatticamente a fior di forbice. Chiamata anche “moda della presa d’aria“, consiste nel praticare delle incisioni a forma regolare nel tessuto ed asportarlo in modo da lasciare uscire volontariamente determinate parti del corpo.

IMG_5850IMG_5856Bella cagat…ehm, ma che simpatica invenzione!!! Deliziosa e fine, soprattutto se abbinata a scarpe ortopediche modello turista tedesco con quello sbarazzino tocco argentato. Quindi non più un buchino nei pantaloni, ma per essere davvero “cool” ci vuole una buca ben evidente. Meglio se sul ginocchio, punto più quotato, perché in questo modo favorisce anche il movimento o sullo stinco. Ammessa anche la coscia, ma solo se l’incisione viene fatta con l’accetta 😉

IMG_5853IMG_5847 IMG_5854Una roba da far rabbrividire a prima vista! Praticabile sia sui modelli attillati, la cui controindicazione è che se vi stanno troppo stretti la carne esplode tra un buco e l’altro, con effetto “blob” che vuole strabordare fuori dal vaso, sia su quelli larghi (i boyfriend per intenderci, o baggy detto alla vecchia maniera), che rimandano subito al look da barbona, che pure era tanto in voga qualche anno fa. Mah…Tra le tante varianti di questo trend non può mancare il classicone: il vecchio traforo sulla chiappa!!! (artificiale, mi raccomando, ma non esagerate che se no di traforo se ne vede un  altro)
IMG_5851Il più originale e glam che mi è capitato sotto agli occhi, però, è questo: IMG_5604 I due oblò simmetrici scopri-caviglia che mettono in evidenza il laccino della scarpa: come ho fatto a non pensarci io per prima! Due finestrelle laggiù in fondo servivano proprio. Questa follia di distruggere i propri pantaloni non è assolutamente di solo appannaggio femminile: anche l’uomo vuole il suo colabrodo. Et voilà, buchi per tutti (però bianco e buchi è davvero troppo, non lo posso affrontare)!

IMG_5857Il vantaggio di questo trend è che è facilissimo da realizzare in maniera casalinga (invece di andare a lasciare 200 € per un jeans con la metà del tessuto che dovrebbe avere) e si può adattare ai corpi (vuoi non praticare un buco proprio lì dove c’è il nuovo tatuaggio estivo da sfoggiare). Il problema è che quando poi uno si fa prendere la mano…rischia di fare il pantalone a brandelli. Perché se dovete andare in giro così, forse allora sarebbe meglio uscire di casa senza pantaloni…o no?!? 😉
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Più prese d’aria per tutti!!! 😉

Buccia di Banana/Outing Time (ovvero i miei scivoloni)

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Nella vita tutti possono sbagliare. Indossare per errore le ballerine una volta è ammesso, il perseverare comincia ad essere diabolico…e perseguibile dalle fatine del buon gusto! Prima di diventare una “scassapalle sparasentenze” con le mie “bucce di banana“, prima di avvicinarmi professionalmente al mondo della moda, prima ancora di aver capito cosa mi stava bene e cosa no (visto un rapporto poco piacevole con lo specchio), anche io ho commesso degli ORRORI. Dunque è il momento di fare un po’ di sano outing: oggi potete prendere per il culo ME e le MIE cadute di stile. Dopotutto “l’errore è parte del percorso…Non si fa una frittata senza prima avere rotto le uova” (A.Jodorowsky) E io di uova ne ho rotte un botto… 😉
FullSizeRender-1 Tipo quelle che spaccavo con gli anfibi quando scendevo dal booster. In quel periodo mi andava il black&white. Ma soprattutto uno strano mix tra maschile ed oversize che non mi rendeva molto merito. Rabbrividiamo!FullSizeRender-2 Le camicie da boscaiolo, quelle di flanella, quelle che vanno tanto adesso…io, a quei tempi, le collezionavo addirittura. E ne andavo anche fiera. Che situazione!!!

FullSizeRender-4Jeans chiari a vita alta ed orribili tronchetti ortopedici. Mi vergogno tantissimo…ma se uscissi ora vestita così sarei molto fashion, vero? Da notare poi la posa da ranocchio accartocciato per via di un’indigestione di vera pizza napoletana…e sì che pensavo essere molto cool. Invece niente. Avrei dovuto già capirlo allora che non ero portata per fare la fashion blogger... 😉11079691_10206000053097785_4095638943578876638_n copiaE nulla via, quelle scarpe mi piacevano. Anche con il calzino bianco risvoltato sopra! Però questa foto può testimoniare che quando ero giovine e passavo dei mesi al mare, mi abbronzavo. Non sono sempre stata un fantasma trasparente…

FullSizeRender-5Infamate multiple al calcio, ai calciatori, al calcetto, agli uomini che giocano e che seguono questo sport…eppure un tempo non solo tifavo abbestia per il Napoli, ma avevo anche il coraggio di andare in giro con la maglia ufficiale della mia squadra. Questo è uno scivolone galattico con musata allo spigolo del marciapiede. Eppure, guarda il caso della vita, ero fidanzata. (Ciccio almeno tu potevi dirmi qualcosa?!?) A commentare gli occhialini tattici da “cieca di Sorrento” pensateci voi, io sono ancora sconvolta per la maglia…

FullSizeRender-7Almeno quanto posso essere sconvolta dai maglioni oversize con le rose a punto croce della nonna. Diciamo che lo “stile sacco” era il mio preferito. Ah, gli occhiali erano sempre gli stessi. E, visto che in quegli anni “usava” la bandana, sappiate che io con quelle mi ci facevo la coda! #chiedoperdono

FullSizeRender-8Duffy Duck. Avevo una maglia con Duffy Duck. Che ci posso fare, mi stava simpatico. In quel periodo, poi, uscì quella linea con tutti i Looney Toons ricamati ovunque. Ho solo scelto il mio preferito. Duffy Duck…si può fare di peggio?

FullSizeRender-6Certo che si può!!! Guarda che simil ballerine di merda ho avuto il coraggio di mettermi ai piedi. Vinile bianco, cinturino spezza piede, suola nera e tacco largo. Una roba che può competere con un paio di Hogan beige e bianche ricoperte di strass. Ora vabbè, senza esagerare…

FullSizeRenderCrop top e boyfriend jeans? Non vi siete inventate nulla…io ne abusavo in tranquillità all’epoca. Ora li rifuggo come la peste (e rifuggo anche dagli stracci da cucina a quadretti…ma soprattutto rifuggo dalla cucina). Che dagli errori bisogna sempre imparare…
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E se ai tempi, del mio vestito dei 18 anni da me disegnato e sviluppato (la mia seconda vera creazione, la prima era un abito a palloncino fuxia fatto fare quando avevo 12 anni per la comunione di mia cugina) ne andavo molto fiera, oggi lo guardo ed è la cosa più fighetta e pissera che io abbia mai indossato. Poi si capisce perché ad un certo punto, dopo anni di bianco e nero, abiti sacco, look maschili e fighettaggini poco convinte, ho sbroccato e dato libero sfogo a me stessa…

Scrivendo questo post e guardando queste foto-trash (che nessuno avrebbe avuto il coraggio di condividere), ho capito diverse cose:

L’adolescenza è il periodo più buio nella vita di ogni essere umano.

-“Essere figa è uno stato mentalema anche come ti conci può aiutare la mente a salvare l’autostima dal baratro! Meno male che a salvare me dal baratro sono arrivate le mie due “amiche-fatine“…

Tutto quello che va di moda adesso è presente in queste foto. Sì, quando andate a passeggio fiere dei denim chiari a vita alta, le scarpe ortopediche e le camicie da boscaiolo trentino, sappiate che il vostro appeal è come il mio in pieno delirio adolescenziale. Anche se non avete i capelli neri, il naso con la gobba, gli occhi a triglia e le orecchie a sventola 😉 Potete salvarvi. O tra qualche anno dovrete fare outing con i vostri outfit terricanti…anzi no, non c’è bisogno, sono già tutti online!!!

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Ora le frittate ho imparato a farle (anche se le omelette mi vengono decisamente meglio), ma le uova le continuo a rompere. Per i miei scivoloni contemporanei, però, è ancora troppo presto. Accontentatevi di quelli vintage 😉

Ed ora potete andare libere con prese di culo, me le merito tutte!!!

Buccia di Banana/Oltre lo skinny: guaina per lui!

buccianewstyleDevo condividere questa esperienza con voi. Lo so che ormai siamo abituati a vedere in giro di tutto: non ci stupiamo più degli uomini con i leggings e se qualcuno non possiede il suo risvolto al pantalone ci sembra quasi strano (io personalmente vado a stringergli la mano, ma questa è una piccola deformazione professionale). Deve esserci però un limite a tutto. Soprattutto ai jeans super super stretti da uomo!!!image1xxl (1)

La scorsa settimana sono stata a fare la stylist per uno shooting di un grosso brand che produce denim. Ora, di 40 modelli da fotografare, ce ne saranno stati 2 simil baggy, 3 dal fitting regolare ed i restanti 35 dalla vestibilità variabile dallo strettino fino allo strettissimo con punte di aderenza mai viste addosso ad un uomo. Osservare un modello dalle gambe lunghe e con il bacino stretto faticare per infilarsi un paio di jeans mi ha veramente fatto soffrire (e visualizzare quelle scene imbarazzanti in cui siamo noi donne a lottare per rientrare in quel maledetto paio di jeans che non ci calza più come prima). Sentirmi chiedere “mi aiuti a stendere le tasche che a me non mi entra la mano” (senza secondi fini maliziosi, ve lo assicuro), mi ha inquietato giusto un po’. Valutare che nemmeno la mia di mano riusciva ad uscire da quelle tasche che sembravano sottovuoto tanto che erano appiccicate al corpo mi ha imbarazzato notevolmente. Ma è mai possibile vedere queste scene?!? image2xlNo, non è possibile! Ho quindi deciso di intraprendere una campagna #antiskinnyperlui. Un jeans così stretto è veramente brutto addosso ad un uomo per diversi motivi di ordine tecnico-pratico:

1-Al 90% degli uomini schiaccia il culo! (E già trovare un uomo con un fondoschiena decente è un’impresa, figuriamoci con il sedere largo schiacciato…rabbrividiamo).

2-A tutti schiaccia anche le p****! (E sappiamo tutti che stringere e comprimere costantemente i gioielli di famiglia non fa per niente bene alla salute)

3-Fascia incredibilmente le gambe. E qui possono nascere due tipi di problemi: se le hai grosse e muscolose finisci per sembrare un manzo con le coscione ed i polpaccioni; se le hai fini somigli ad un’esile stambecco. In ogni caso lasciatemi dire che la gamba maschile fasciata sta bene solo ad alcune drag queen opportunamente corredate di tacco 15. Se non appartenete a quest’ultima categoria, non vi avvicinate nemmeno ai superskinny!!!

4-Nel momento in cui, per puro caso, dovesse improvvisamente risvegliarsi il guerriero che riposa nei boxer…beh, non sarebbe possibile mascherare l’inconveniente. In nessun modo! (Figura di merda rapida ed assicurata)

5-Lo skinny portato con la camicia è la quintessenza del ridicolo!skinnylui1

Le osservazioni non si sono limitate all’ordine pratico. L’immaginazione è andata oltre, fino a visualizzare scenari assurdi ed imbarazzanti. Tipo quando il portatore di super-skinny si deve spogliare durante un incontro sessuale. Difficilmente il jeans scivolerà da solo semplicemente sganciando i bottoni e spingendolo giù dal punto vita. Cosa fai? Ti siedi e te lo levi dal fondo per non arrotolarlo? O sull’onda dell’impeto provi a levarlo di rincorsa con il rischio di cadere perché non passa dalla caviglia? O ancora rimani incastrato con il jeans ad altezza polpaccio tentando una performance inusuale con le gambe mezze legate? O chiedi a lei se per favore ti dà una mano?!?

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Ecco, la mano, cari amici (e amiche, perché noi donne a questo punto abbiamo una missione, ovvero negarsi ai portatori di skinny) datevela da soli: non li comprate!!! E voi Gentili Colleghi e Signore Aziende, piantatela di metterli in commercio. Gli uomini conciati così non si possono più vedere! Davvero.

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Se qualcuno ha delle valide obiezioni, io sono sempre ben disposta ad accettare pareri contrari…purché abbiano senso! 😉

Plastica che diventa Denim (e Pharell che collabora con GStar)

Non so se sia l’ennesima operazione di marketing che fonde un nome super-noto della scena musicale internazionale ad un brand altrettanto grosso, che da anni fa parte della scena fashion, in un progetto a sfondo “eco friendly (che ultimamente funziona sempre…peccato non sempre sia eco-sul-serio), fatto sta che appena ho letto la notizia di Raw for the Oceans ho voluto approfondire. E curiosare.14-2-rfto-colle-c2d48134635-original Il brand è G-Star, colosso del denim che nel corso degli anni è sempre stato sinonimo di innovazione e stile (ho memoria di sfilate incredibili, sia per i look che per la genialità dello show in sè, passerelle come palcoscenici); la “star” è Pharell Williams, l’uomo più “happy” del mondo (nonchè gran fico…my opinion), che in questa occasione si è trasformato in curatore e co-designer di questa capsule collection decisamente singolare. Il progetto alla base di questa collaborazione è la realizzazione di un’intera collezione fatta con il riciclo della plastica che affolla gli oceani.21_HIGHLIGHT_BLOCK_468x468-extra2_tcm23-3563 3452 Detta così sembra fantascienza, ed ecco entrare in campo la terza realtà partner di questo ambizioso progetto nonchè missione per tentare di prolungare la vita del nostro pianeta: Bionic Yarn. La produzione di questo eco-filato tratto direttamente dalla plastica si basa su un processo di sbriciolamento delle bottiglie, che vengono poi ridotte in fibre attraverso un tagliuzzamento fitto fitto (lo so, sono molto tecnica nelle spiegazioni, quella precisa la trovate qui) e successivamente trasformato in filato con l’aggiunta di un’anima ed infine rivestito nella parte esterna, pronto per essere lavorato in tessuto…Schermata 2014-09-23 a 00.39.06 Schermata 2014-09-23 a 00.46.42La tecnologia fa decisamente passi in avanti e filare la plastica sembra davvero incredibile, ma pare sia ormai una realtà, tanto che i signori di Bionic Yarn hanno brevettato due diverse tipologie di filato che possono essere anche customizzate in base alle richieste del cliente. Ecco allora, fresca di uscita dalla fashion week newyorkese, la collezione RAW, un mix di denim, felpe e t-shirt omaggio al mondo degli oceani. Il blu è il colore chiave ed un polpo simpatico fa da mascotte-testimonial a tutto il progetto, tanto curato nello stile dei capi quanto nella parte grafica e di immagine (video compresi).1408528208Pharrell_rawfortheoceansblog g-star-raw-g-star-raw-raw-for-the-oceans-direct-marketing-design-361752-adeevee gstar_rawfortheoceans_pharrellw_sld2La linea è street-ma-non-troppo; i jeans sono della misura giusta senza rotolini e risvolti ad infastidire, i tagli delle camicie e delle giacche tradizionali ma ben costruiti. L’all-over stampato sul denim, in un tono-su-tono che lo fa sembrare quasi damascato, è simpatico e non troppo invadente. Curata anche la linea da donna, il cui pezzo da me preferito è la tuta intera, a metà tra quella del meccanico ed una mimetica militare. Nonostante sia accollatissima la trovo super-sexy…

Pharrell-G-Star-Raw-collection-1o-YOUTUBE-facebook Il tutto, chiaramente, non vuole solo essere un nuovo modo di fare jeans, ma un movimento vero e proprio di sensibilizzazione per la salvaguardia dei mari (ormai più popolati di scarti plasticosi che di animaletti marini). Se è vero che per aiutare la Terra basterebbe cominciare a produrre meno ed in maniera più civile, è anche vero che qualcuno deve pur fare dei passi in avanti per eliminare scorie&rifiuti. E la scommessa del brand olandese sembra avere tutte le carte in regola per cominciare a coccolare, almeno un po’, il caro vecchio Pianeta.Pharrell-Williams-Curates-G-Star-Raw-for-the-Oceans Questa l’anticipazione per la prossima Spring/Summer 2015, ma intanto i capi invernali si trovano in tutti i negozi così come nello store on-line.Schermata 2014-09-23 a 00.58.28raw

Se queste sono curve…

Tutte le donne sono diverse! Fisicamente ognuna posside curve più o meno pronunciate, punti forti e punti deboli, pancia piatta o fianchi tondi…

Quando mi sono imbattuta nella doppia pagina della nuova campagna Levi’s “Curve Id” sono rimasta un po’ perplessa: sulla pagina di sinistra, una frase ad effetto “We believe it’s about shape not size”, che mi fa ben pensare che abbiano studiato dei modelli più o meno adatti a varie tipologie fisiche di donne, ideati per esaltare curve esistenti ed eventualmente ricreare quelle mancanti. Quando il mio sguardo si poggia sulle tre modelle della pagina a destra mi si materializza un punto interrogativo sulla testa: dove le hanno le curve queste signorine? E soprattutto, qual’è la differenza tra tutte e tre? (a parte le scarpe che le hanno messo ai piedi).

Tre sfilatini con gambe magre, pancia piatta, sedere poco pronunciato e puppe che male si intravedono sotto alle camice di Jeans…Signori miei, dove sono le curve? Se si devono valorizzare TRE modelli per TRE donne diverse il cui principio ispiratore sono le CURVE, almeno scegliete delle testimonial adeguate. Io, da questa foto, non saprei individuare il jeans per me. Mah…

Se queste sono curve……