T-shirt Rehab

La t-shirt è un must immancabile in ogni armadio che si rispetti. Chi di voi ne possiede almeno una? Molti ne hanno in quantità industriali: t-shirt vecchie, t-shirt rotte, t-shirt regalate, t-shirt alle quali siamo affezionati, t-shirt preferite, t-shirt dei concerti, t-shirt souvenir la cui separazione viene rimandata di stagione in stagione ad ogni cambio dell’armadio. La classica maglietta di cotone con scollo tondo, maniche corte e taglio dritto, era il capo indossato da soldati e marinai statunitensi sotto le uniformi durante la prima guerra mondiale; adottata da manovali e braccianti come indumento da lavoro, è solo dagli anni 60 che è stata sdoganata diventando quel capo “fashion” sul quale poggiare, slogan, scritte, disegni, foto e personalizzare come meglio si crede.f3dca9ae1d9112578b878986145d818e

Ma di quella pila di t-shirt, quante realmente se ne utilizzano e quante rimangono abbandonate? E’ proprio per queste ultime, troppo strette, troppo consumate, troppo fuori moda, che è nata l’idea del workshop “T-shirt Rehab” organizzato da Pirati&Sirene e Let’s Do it, che si terrà sabato 20 settembre dalle ore 18 nel laboratorio/coworking di Lo.Fo.Io. a Firenzecreativejam_long

A volte bastano un paio di tagli ben assestati, qualche nodo o semplicemente un cambio di prospettiva per avere tra le mani un capo nuovo, unico, originale. Una manica può diventare un collo, una maglia accollata si può aprire sul retro diventando una canotta sexy, con un po’ più di pazienza una banale “fruit” può trasformarsi in una maglia con le frange di ultima tendenza. Molto spesso non serve saper utilizzare la macchina da cucire o dover impazzire con aghi e fili, ma solo un po’ di fantasia…o qualche sano suggerimento! Ed è proprio per darvi queste dritte che questo sabato Simona Polito ed io saremo nel laboratorio in via del Campuccio a farvi stravolgere le vostre t-shirt!!!10653450_575078269264998_8307658442425984914_n-696x600

Il workshop è GRATUITO! (sì, avete capito bene) I partecipanti (max 10) dovranno portare:

2/3 t-shirt

Passamaneria, bottoni, accessori decorativi, perline, pietre, colori per stoffa etc.

Fili da cucito, aghi e spilli da sarta, spille da balia

Blocco per appunti, matita, gomma.

Al resto ci pensiamo noi, con la nostra esperienza, la nostra pazienza (sopratutto quella della Simo) e le nostre dispense!1462904_575078212598337_4362805214223391152_n-679x600Curiosi, interessati, amanti del DIY, possessori seriali di t-shirt, per prenotarvi basta mandare una mail a info@piratiesirene.it. E, come dice la Simo, “E chi non viene avrà l’armadio sfigato per tutto l’inverno.” Ecco 😉

Buccia di Banana/5 inguardabili dita

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Ci sono oggetti che, se stanno nelle vetrine dei negozi o comodamente appoggiati su qualche pagina di rivista, non danno assolutamente fastidio. Dopotutto, il mondo è pieno di cose brutte ed uno spera sempre che non escano mai da quelle vetrine, imprigionati per sempre senza un vero utilizzatore finale. Il problema sopraggiunge quando l’oggetto esce e raggiunge gli armadi, ma soprattutto le strade, cambiando la destinazione d’uso per la quale era stato pensato e venendo rivisitato in chiave “fashion“. E’ il caso di questo piede-fatto-a-scarpa, 5 inguardabili dita che, pensate per lo sport, adesso vengono messe per uscire. Si salvi chi può!!!

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La bruttezza di queste, boh, scarpe? guanti per i piedi? penso sia indiscutibile. La comodità altrettanto indubbia. L’azienda produttrice le ha messe gentilmente sul mercato in quanto incredibilmente adatte a sport come corsa, arrampicata e simili, in quanto danno la sensazione di essere scalzi, quindi l’aderenza, la percezione dell’appoggio del piede, il bilanciamento del corpo e tanti altri incredibili vantaggi per chi pratica sport. E fin qui tutto bene. Perchè allora le vedo la mattina al bar in bella mostra sotto ai jeans quando vado a fare colazione?!?E’ chiaro che il cornetto mi è andato di traverso!

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Foto e Contributo di Zoe!!!

Il guantino sotto al pantalone, portato con assoluta scioltezza e convinzione, mi sdubbia tanto quanto le scarpe da running. O forse giusto un pelo in più, per via di quelle dita dei piedi che vedo muovere nonostante siano incartate in uno strato di gomma e neoprene (o qualcosa di simile). Orrore!
fivefingers2 Ma, ripeto, fino a quando sono usate in versione sportiva, alzo le mani e freno i miei moti taglia-piedi. Però non me le fate vedere sotto ai pantaloni, abbinate addirittura con camicia e giacca e sfoggiate con orgoglio davanti ai fotografi di Pitti Uomo che mi trasformo in MorgattaKiller! Fanno senso…se proprio vuoi fare il figo stai scalzo!!!fivefingers3Un altro micro-colpo al cuore mi è venuto quando, spulciando sul web, ho trovato LUI a spesso con queste brutte repliche di piede fatte scarpa. “Lui” è Channing Tatum, attore americano che ha cominciato la sua ascesa nel mondo cinematografico con il film “ballerino” “Step Up” e da lì ha continuato, finendo per essere addirittura definito uno degli uomini più sexy. Io, il caro Channing, in tempi non sospetti, l’ho vestito-e-svestito diverse volte (no, niente di quello che state pensando): lui faceva il modello per Ferragamo, io facevo l’assistente fitting e vestiarista per le sfilate; affinità professionale fin da subito, una sana simpatia ha fatto sì che ad ogni sfilata lui volesse lavorare con me (ed in con lui, ero giovane ma mica scema); ci scappò anche un numero ed un invito a NY del quale non ho mai approfittato (ok, forse non ero troppo sveglia). Insomma, questo simpatico ricordo è stato distrutto dalla visione di questa foto, perchè sarai anche il super-gnocco-mondiale, ma con queste scarpe è tutto inutile!!!fivefingers1 Insomma, anche se ve le fanno apparire fashion, anche se ve le colorano di rosa, anche se le indossano i divi di Hollywood per andare a fare la spesa o recarsi sul set, queste non sono vere scarpe!!! E’ come andare in giro con i calzari da surf, saranno comodi quanto ti pare, ma per l’aperitivo in centro non sono davvero indicati! fivefingers4

Più Piedi, Meno Scarpe!!! 😉

Fantasmi

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Ogni donna e ogni uomo, passata una certa, possono vantare dei passati amorosi. Finita la leggerezza giovanile, la biblioteca sentimentale si riempie di tomi dalle mille storie: storie vissute, storie finite, storie incredibili, storie di merda, storie da dimenticare, storie talmente belle da sembrare surreali, storie talmente assurde da voler non averle mai vissute. Ma, mentre le storie vengono così riposte negli scaffali della mente, ci sono purtroppo alcuni fantasmi che continuano a comparire nel presentefcb0265d157545c5453a52a860941bb6

Spettri dalle fattezze conosciute, tutti appartenenti a quel girone semi-infernale che è quello degli (e delle) EX!!! Ora, nessuno pretende che queste persone che in qualche modo hanno fatto parte della vostra vita per brevissimo o lunghissimo tempo finiscano murate nel dimenticatoio (cosa tra l’altro impossibile secondo il mio onesto parere), ma nemmeno che continuino ad aleggiare come presenze costanti del vostro quotidiano, sia nei discorsi che nei pensieri. E’ inutile. E fastidioso per il successivo essere umano che entrerà in contatto con voi. A questo proposito, dei suggerimenti di civiltà:

#1-Non si parla degli ex ai nuovi fidanzati/amanti/uscenti. In realtà, per la vostra salute psico-fisica, non si dovrebbe parlare degli ex in generale, a meno che non li ricordiate in qualche rara occasione.

#2-Non si mandano messaggi ripetuti agli ex. Soprattutto nel cuore della notte. Soprattutto se ubriachi. (auguri di compleanno e natale sono ammessi, e anche uno ogni tanto per sincerarvi dello stato di salute, ma sempre di giorno).

#3-Non si rimpiangono gli ex. Se proprio li dovete rimpiangere, rincorrere, morire dietro al pensiero del vostro “fu-partner”, sinceratevi di essere SOLI e di non aver intrapreso nessun tipo di relazione con nessuno.

#4-Non si ricasca a letto con gli ex. Perchè…massimebruttine124

I nuovi amori, le nuove storie, i nuovi rapporti devono nascere in libertà, in leggerezza, con tutta l’attenzione che meritano le cose belle. E non con l’ombra di un fantasma che vi offusca la vista, vi fa fare confronti, avere rimpianti e soprattutto sbriciolare le palle a quella persona che da poco, ahimè, vi frequenta. Prima risolvete le questioni in sospeso con i vostri fantasmini (volendo chiamate pure i ghostbusters) e poi lanciatevi con tutto il cuore in nuove, esilaranti e (forse) gratificanti storie…;)

massimebruttine125Voi che rapporto avete con i vostri fantasmi?

Da venerdì prossimo raddoppiamo, tra le 18 e le 19 in onda su m2o nella #City con Mariolina Simone!!!

Surf, mare e musica in libertà

L’acqua salata è sempre un’ottima terapia: che siano lacrime amare a solcare il viso o un tuffo nella distesa blu, il risultato non cambia. Una sensazione di libertà ed improvvisa leggerezza arriva con immediato effetto benefico. Lo sanno bene quelli che con il mare hanno un rapporto stretto, che lo vivono in ogni stagione, in ogni momento libero, accompagnati da tavole, vele o pagaie. Lo sa bene Jacopo, che ha mollato tutto per aprire la sua Re-habitat Surf School (leggi QUI per scoprire di cosa si tratta) in quel del Nano Verde e lo sanno ancora meglio Massimiliano, Martino e Lorenzo che, dopo i loro incidenti, hanno investito tempo e risorse per poter ritornare a vivere il mare in libertà, fondando Re-Able.foto

“Il concetto di adapting surf è ben noto oltreoceano, un po’ meno in Italia, ma molto presente sul nostro litorale. È infatti da una collaborazione tutta labronica che è nato il progetto “Re-Able, mare in Libertà“, la prima associazione di volontariato italiana che si occupa di surf accessibile. [L’articolo completo, scritto per Pirati&Sirene, lo trovate qui]10644546_851670064857011_9066741181405561749_oE questo sabato 13 settembre, nelle bianchissime spiagge di Lillatro (quelle che quando le vedi passando dalla super-strada sembrano caraibiche, ma che in realtà hanno giusto giusto una percentuale di bicarbonato e non so cos’altro sciolto al suo interno) SIL propone un appuntamento per provare questa esperienza, quella di lasciarsi trasportare dalle onde in compagnia di una tavola da surf, un sup o wavejet appositamente riadattate. Dalle 10 alle 18 lezioni e prove aperte; dalle 18 in poi aperitivo musicale con gli One Eat One (che ho vestito per il Pitti di un paio di stagioni fa) ed il rap labronico dei Villasound (che potete conoscere attraverso la mia intervista QUI).10548289_850617664962251_4788787467412417267_o

Un’ottima occasione per stare insieme e supportare questo progetto. Perchè l’abbattimento delle barriere può iniziare anche dallo sport. Ma soprattutto, quando ci sono forza, passione e voglia di andare avanti, si ha davvero l’impressione che l’unico limite sia il cielo…

Il programma completo e tutte le info dettagliate lo trovate QUI.

Anaconda vs Martello: 1 a 0

Ciclicamente ci sono artiste del pop che ritengono indispensabile far parlare di loro senza passare dalla musica che producono, ma bensì dalla quantità di pelle nuda che mostrano nei loro video, meglio se mentre si prodigano in gestualità replicanti atti sessuali. E mentre ci siamo visti e rivisti durante tutto l’inverno video di grandi glutei alle prese con il “twerking” (che altro non è se non un rapido shakeramento di mele) con la stagione estiva si è ufficialmente aperta la sagra delle chiappone, tutte opportunamente incastrate (in senso letterale) nel video della cara Nicki Minaj, che nel giro di poco tempo ha scalzato il record di visualizzazioni nelle prime 24 ore della bionda leccatrice di martelli (ben 19,6 milioni).Schermata 2014-09-06 a 18.21.38

Ora, dobbiamo premettere chel’ode al grande culo” è sempre esistita in ambito rap: il nigga, per definizione, non ama i lati B ossuti o schiacciati, ma preferisce quelli di sostanza (che per genetica hanno quasi tutte in dotazione dalla nascita e che ho scoperto incrementano fin da neonati con dei massaggi appositi). A suo tempo Sir Mix-a-Lot ha messo in rima questa sua passione corredandola di un video chiaro opportunamente reso pop ed ironico da riproduzioni di culetti di gomma che ruotano sui piatti o da quello gigante sul quale saltella…

Questo stesso concetto, nonchè alcuni pezzi di testo e di beat, sono stati ripresi dalla stessa Nicki per una rielaborazione molto personale, parecchio più esplicita e decisamente meno patinata.

Il video ha il suo perchè, in sintonia con il testo della canzone, che a questo giro non parla di amori finiti male o cuori infranti, ma proprio di chiappe e anaconde (l’anaconda non in quanto tale, ma come figura retorica che in realtà richiama ad un altro oggetto). Non mi vorrei soffermare sulla traduzione (che trovate qui), ma se non altro una scorsa veloce al testo giustifica la presenza di ananas, banane, donnine mezze nude, torri e liquidi che gocciolano. Nonostante queste sottili citazioni (che non sono inflazionate, di più) il risultato non è nè fine nè sottile, ma decisamente grezzo!!! Schermata 2014-09-06 a 18.46.48

Quattro minuti di movimenti, strusciamenti, ammiccamenti, booty shaking energici ed allusioni con un sottofondo di parole e parolacce in caduta libera e ritmata. Anche se la Nicki di solito ha un modo non fine, ma almeno ironico di raccontare il suo immaginario, a questo giro ha fatto di tutto per ricevere il titolo di Queen Bitch 2014, roba che in confronto Lil Kim sembra una santa. Insomma, la deliziosa ode alle trendissime donne “curvy” si è piegata (a 90°) ancora una volta ad assecondare l’immaginario maschile, offrendo la solita idea di donna-oggetto il cui grosso didietro è giustificato in quanto “attributo” preferito da anaconde varie ed eventuali. Che finaccia! Ma quello di non riuscire a tenere le gambe chiuse per l’intera durata di un video sembra essere una moda dell’industria musicale degli ultimi anni, anche Rihanna ci mette sempre del suo. E va bene che il solito “pelo” funziona sempre meglio del vecchio carro di buoi, ma ogni tanto qualche idea creativa questi discografici/artisti/video maker se la potrebbero far venire. O no?

In tutto questo delirio di carne e volgarità gratuita, ho comunque una certezza: l’ignoranza sarà l’ultima a morire!

Il Sal8

Il vero lusso, per quanto mi riguarda, è quello di potersi ritagliare dei momenti di tranquillità, godersi la libertà di un venerdì qualunque passato sdraiati su una spiaggia semi deserta, perdersi tra le colline e scoprire posti incredibili a due passi da casa. Ed è proprio in uno di questi venerdì, trasformato per mio volere in un giorno di santa vacanza infrasettimanale, che sono capitata al Sal8foto 3

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Ph by Viz Photo http://www.viz.photo

Sotto suggerimento delle amiche del mare, mi sono arrampicata su una strada che da San Vincenzo porta in alto, verso i campi, tra verde, vigneti e cipressi tipici dello scenario toscano. Quando ormai pensavo non ci sarebbe stato altro ecco spuntare un cancello grigio con la scritta SAL8. Varcare quella soglia è stato come catapultarsi immediatamente in un’altra dimensione: il verde, gli arredi in legno, terrazze e mini-terrazzine corredate di tavoli e sedie in metallo dal sapore vintage, un po’ shabby, un po’ chic, un po’ retrò. Tende, cuscini, candele, teschi cornuti, ceste di conchiglie e statue nude regnano pacifiche in quest’oasi di silenzio, accompagnate da una musica di sottofondo per niente invadente.10415643_1427416564192134_4281520363523454577_nAd accoglierci e farci accomodare nella piccola terrazza panoramica un ragazzo gentile ed educato (ma non eccessivamente formale, per fortuna): “da qui potete godervi il tramonto” (in effetti, ci ha offerto il tavolo migliore). Un attimo di smarrimento quando ci ha portato un libro al posto del menù: la lista dei cocktail è sistemata tra le pagine di un romanzo, a disposizione per una doppia lettura, informativa e di intrattenimento per avventori solitari. Idea interessante. Così come interessanti si presentano le bevute, lontane dai dozzinali nomi e composizioni, estremamente curate nella forma così come negli ingredienti; sulla carta, ma anche dal vivo…foto 1foto 2Il Sal8 fa parte del complesso Poggio ai Santi, relais immerso nel verde e dotato di piscina, composto da “suites di charme” ed un ristorante gastronomico. Lo scorso 15 maggio hanno inaugurato quello che era il vecchio magazzino, trasformato in quel salotto vista mare che tutti vorremmo avere (o almeno, io lo vorrei). Un’insolito mix di elementi che a me ha fatto subito venire in mente certi locali spersi nell’entroterra ibizenco che amo particolarmente.

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Anche il bancone non ha niente a che vedere con quelli dei “bar” ma ricorda più l’angolo di un creatore di pozioni, con bottiglie e bottigliette dalle etichette accattivanti. Qui, ci raccontano, si crea, si sperimenta, si ripropongono vecchie ricette nate nel pre-proibizionismo americano, così come mix esotici “tiki style” (che ho provato) fino ai trendissimi “winetails“, ovvero cocktail a base di vino (che ho provato…poi basta, giuro). Il tutto accompagnato da stuzzichini toscani doc.10429425_1436200219980435_5726490246671491872_n

Se state pensando che tutta questa magia vi costerà un occhio della testa, vi sbagliate. I prezzi sono onesti, adeguati al posto, alla qualità, all’atmosfera, alla vista, al tramonto spettacolare incluso nel prezzo. Durante la stagione hanno anche organizzato aperitivi musicali spesso accompagnati da esposizioni di artigiani ed artisti locali. Un luogo ideale dove passare un paio d’ore in relax, con amici, amiche o fidanzati di turno. Ma mi raccomando, che siano quelli buoni, che un posto così va mostrato solo a chi se lo merita 😉

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Buccia di Banana/La coppia infame: Tuta&Mocassino

Grazie a Babila per avermi ricordato che questo fenomeno non è ancora morto. buccia-di-banana

Sarà per la mia provenienza dal mondo fitness/ballerino. Sarà che per certe cose sono una purista ed anche un po’ retrò. Sarà che per il mondo “scarpe” sono un tantino integralista, soprattutto quando si tratta di piedi maschili. Ma c’è un’equazione semi-matematica che per me non ammette varianti (se non in pochissime e rare eccezioni): la tuta da ginnastica va con le scarpe da ginnastica. Tutto il resto sono vezzi inutili o sviste incredibili. Come quell’odiosa abitudine, dura a morire, di andare in giro con tuta&mocassino!!!mocassinotutaIl mocassino in sé già rientra tra i miei “NO” per quanto riguarda le scarpe, ma questa è una questione di gusti personali sui quali non posso interferire direttamente (se non evitando accuratamente tutti gli uomini che li hanno); dopotutto, non posso mica tagliare i piedi a tutti quelli che li indossano?!? Ma una cosa a chi ha la malaugurata idea di abbinarli alla tuta da ginnastica vorrei dirla: NON SI FA!!! Il mocassino sotto la tuta stride quanto il parmigiano su uno spaghetto allo scoglio. Un’eresia in piena regola. La tuta nasce come indumento sportivo, per il tempo libero e la sua naturale compagna è la signora sneakers o scarpa ginnica: insieme hanno un’ottima affinità, corrono, camminano, fanno sport, ballano e si divertono un sacco; se a questa coppia unite una felpa il triangolo è perfetto! (e qui il triangolo è ammesso)
mocassinotuta2Ora, il fatto che l’abbigliamento sportivo sia entrato a far parte del prét-à-porter, non deve essere una giustificazione per fare degli accoppiamenti assurdi. Se dalle passerelle arrivano pessimi consigli sarebbe saggio non prenderli in considerazione. Nemmeno con la tuta più fashion si mettono i mocassini più fashion!!! A maggior ragione corredati da calzini bianchi, spesso di spugna, o in evidente contrasto sia con la tuta che con la scarpa, messi lì proprio per farsi notare. Ma anche se il calzino fosse in tinta non cambierebbe nulla…mocassinotuta3 Tuta&mocassino sono una coppia destinata a litigare sempre, a cozzare l’una con l’altro in qualunque situazione, nel tempo libero come in vacanza, al lavoro come in città. A volte ho il sospetto che chi indossa queste due cose insieme in realtà pensa di rendere più “elegante” la tuta di acetato o di felpa che sia: caro amico, non funziona esattamente così, anzi, non solo la tuta non diventa elegante, ma tu diventi parecchio ignorante e decisamente poco raffinato. Un pugno nell’occhio, una nota stonata, un sapore sgradevole, insomma...nun te se pò guardà!!!mocassinotuta4 Siccome la sciatteria maschile, travestita e spacciata da praticità, ha dei confini molto ampi, mi permetto di ricordare che la tuta NON funziona con le seguenti scarpe:

Tuta&Ciabatta monofascia…e l’ormone si accascia! Non si fa, nemmeno tra le mura domestiche. Meglio con i piedi nudi.

Tuta&Birkenstock: guardare la foto sopra e non farlo mai più.

Tuta&Scarpa lucida o simil-elegante: è una cosa senza senso. E voi non volete passare per insensati, vero?!?

Tuta&Zoccolo di legno: tipica mise da parcheggiatore terrone all’inizio dell’estate. Di una finezza difficilmente replicabile. Rinunciateci in partenza.

Gli stessi accorgimenti, chiaramente, valgono anche al femminile, quando per “uscire un attimo” si infilano rapidamente i mocassini: nemmeno per andare dal salumiere o al mercato rionale.
mocassinotuta5Insomma, a me questa cosa del mocassino sotto alla tuta mi fa rabbrividire, mi disturba la vista e mi inquieta notevolmente. A voi?

L’uomo lumaca…o tartaruga (decidete voi)

venerdibruttinoQuando ho messo in piedi la mia personalissima “fattoria degli animali” (che trovate esattamente al capitolo 3 di questo caro libro) mi sono scordata di inserire un animaletto che è molto diffuso, soprattutto oggigiorno, forse perchè non fa categoria a sé, ma è una possibile parte di molti animali “uomo” che si trovano in giro: la lumaca (o tartaruga). Ciò che accomuna entrambe le specie è sicuramente la lentezza, un pregio, in alcuni casi, sostenuto dal detto “chi va piano va sano e va lontano“, un difetto, in tanti altri casi, supportato dal pensiero “cazzo, ti muovi o ti serve un reattore (che non ti dico dove perchè in fondo sono una signora)?“. 562a7daadba2eaae7f30817978a98a0c

L’uomo lumaca è lento nelle azioni, nelle reazioni, nelle relazioni, è minuziosamente attento (e questo rientra tra i pregi) tanto quando deliziosamente perso nel suo mondo che si porta appresso sotto forma di guscio o corazza. E’ elegante nel suo ponderare frasi e gesti, ipnotico mentre tra una parola e l’altra fa passare quel quarto d’ora di poesia nel quale ogni donna avverte quella strana sensazione di vuoto che si prova lanciandosi dal trampolino più alto prima di riuscire ad avvertire la presenza del mare. E se in alcuni momenti la lentezza è un irrinunciabile valore aggiunto, in altri è snervante. Qualche sera fa, mentre declamavo queste sante perplessità in un locale pubblico (ovviamente le declamavo perchè stavo parlando con la mia amica che lavorava), allo stesso tavolo con un conoscente uomo gentile e di bell’aspetto, dopo una decina di minuti di invettive contro l’esemplare-lumaca, lui alza la testa e serafico afferma: “Io sono lento“!

De’, me n’ero accorta” è stato il primo pensiero. Poi ho riflettuto: meglio indagare e sfruttare l’esemplare per cercare di capire cosa passa nel cervello di una lumac…cioè, di un uomo non proprio rapido. Ebbene, ho scoperto 3 varianti fondamentali della lentezza maschile (per arrivare alle quali mi ci è voluta una discreta quantità di tempo, oltre ad una serie infinita di domande dirette per tirare fuori queste verità)…

1-L’uomo è lento perchè naturalmente pigro! Non tutti abbiamo gli stessi ritmi vitali, quindi bisogna accettare le differenze e farsene una ragione. Non sono tutti rapidi, non hanno tutti la battuta pronta, non tutti hanno una velocità nel passare dal pensiero all’azione in pochissimo tempo. Quindi? Niente, per relazionarsi con la lumaca vera bisogna avere pazienza e soprattutto non tentare in alcun modo di accelerarla. Lumaca è e lumaca resta.

2-L’uomo è lento perchè non gli importa di voi! Se ci mette anni a rispondere ad un messaggio o non richiama o non manifesta nessuna voglia di rivedervi è probabile che tutta questa lentezza non sia altro che un temporeggiamento a caccia di scuse. E qui non possiamo permetterci dare del lento ad uno che in realtà non sa essere diretto. Meglio chiamarlo con il vero nome…;)

3-L’uomo è lento perchè preciso, pignolo e dedicato. Fa le cose con cura, senza tirarle via, evita di rispondere cose-a-caso solo per la necessità di essere rapido magari mentre è nel pieno di una riunione o poco prima dell’inizio di una partita a calcetto. Dedica attenzioni quando ha tempo, quando se la sente, quando è sicuro di poterlo fare al meglio. Il “quando” è una variabile temporale sconosciuta (possono passare ore come mesi). Un uomo quasi d’altri tempi, in questi moderni giorni nei quali o sei in grado di fare molte cose contemporaneamente o sei un cretino. Questa variante è la più auspicabile…anche se non per questo meno snervante.massimebruttine122

Riconoscere se la lumaca ci è, ci fa o è stronza…questo lo lascio decidere di volta in volta alla vostra sensibilità e all’immancabile intuito femminile! E cmq…massimebruttine123

Ah, ancora un paio di settimane e poi ci risentiremo anche in radio, sempre su m2o, sempre in compagnia di Mariolina Simone, ma con un cambio d’orario: 18-20, tutti i venerdì…aggiornamenti prestissimo!

 

Attenti al nome

Che cosa c’è in un nome? Ciò che noi chiamiamo con il nome rosa, anche se lo chiamassimo con un altro nome, serberebbe pur sempre lo stesso dolce profumo.“…recitava così la povera Giulietta, ma io mi sono sempre fidata poco delle sue parole (visto poi la fine che ha fatto). Cara Amante Sfigata,  se una rosa fosse stata battezzata “Mario” avresti potuto constatare che l’effetto, pur conservandone l’aspetto, sarebbe sicuramente stato differenteGrazie amore per questo splendido mazzo di Mario che mi hai regalato“! Il nome è importantissimo: da quello che decidono di dare i genitori ai propri figli (e qui mi riservo uno special post per il futuro) fino a quello che decidiamo in autonomia di dare ai propri felini (e anche qui avrei delle perle da condividere) per non parlare di quello che scegliamo per la nostra attività lavorativa e professionale. Soprattutto, quando il suddetto nome, diventa un’insegna addobba le strade delle città…Ci vuole del cuore per scegliere certi nomi e certe insegne, ma il mondo è pieno di gente coraggiosa (o pazza) che non si vergogna minimamente di esporre certi nomi (anzi, per alcune di esse penso addirittura siano fieri della loro intuizione di marketing)…insegna5 insegne1 insegne2 Tra allusioni sessuali e impasti di nomi e modi di dire, non so quale mi convince di più…;)insegne3 insegne4 insegne6 insegne7 E anche quando il cognome non aiuta (o sembra suggerire una professione futura) c’è sempre una via d’uscita: inventarsi altro!!! insegne8 insegne9 insegne10Chissà quante ne avete viste anche voi in giro…se me le volete mandare facciamo anche la puntata numero due! In ogni caso, prima di dare un nome a caso a qualunque cosa, pensateci!!! 😉

#hashtaggami tutto!

Che grande invenzione gli hashtag! Questo sistema immediato per raggruppare foto e commenti sui due social più utilizzati, di immagini (instagram) e parole (twitter), ha creato da una parte un sistema rapido di ricerca, dall’altro un uso improprio di quintali di parole assurde che corredano soprattutto le foto. Perchè ormai si tendono a costruire intere frasi con gli hashtag, ovviamente in inglese perchè fa più figo e perchè raggiunge indubbiamente un numero di utenti più ampio (però alla congiunzione #and giuro che puoi anche evitare di mettere il cancelletto), e perchè ci sono tag usati solo ed esclusivamente in funzione dei like. Tipo “#TagsForLikes #follow4follow #like4like #instafollow #instahairottoilcazzo! Ecco, io quando trovo questi tag penso subito “il solito/la solita sfigata a caccia di attenzioni extra che difficilmente avrebbe” ed immediatamente il materiale fotografico perde di valore ai miei occhi. Perchè anche i tag vanno saputi usare, soprattutto con un minimo di coerenza con il materiale fotografico!the-hashtags

#cool: c’è dappertutto, che sia un tramonto, un paio di scarpe (spesso orrende) o un cagnolino che dorme, tutto sembra meritare l’appellativo di “figo”. Anche se di così “cool“, in quella foto, non c’è niente!

#love: si sa, l’amore è in mezzo a noi, dappertutto. Su instagram, poi, sembra essere ovunque. Anche nelle foto di calzini abbandonati su un tappeto. Tantissimo amore…

#cute: altra parola che riscuote moltissimo successo in compagnia del suo cancelletto. Il “cute”, questo misto tra tenero e carino, è una facile attrazione per i cultori del genere, che sono tantissimi. Quindi non solo quintali di foto di animaletti sono affiancati da #cute, ma anche il nuovo bikini fotografato sul lato B diventa talmente “cute” da meritarsi quintali di like…(se invece di cute usavi culo il risultato sarebbe raddoppiato)!

#instacool: la variante di cool con l’aggravante di instagram, che sembra rendere le foto ancora più ricercate ed interessanti. Così come #instago #instadaily #instagood #instalove #instaadessobasta!hashtag-1

#fun: tra le altre parole più utilizzate, il fun emerge anche tra le foto delle ridenti e rilassate colline toscane. Che possono essere #beautiful #nature, ma che così divertenti non sono.

#loveit: l’hashtag preferito dalle fashion blogger, a corredo di ogni foto di look, outfit, sfilata, ultimo acquisto così come del panino che si stanno mangiando, il #loveit è immancabile, come il cagnolino nella borsetta di Paris Hilton.

#swag: la cui traduzione è “bottino o refurtiva“, in realtà nello slang giovanile è diretto sinonimo di “cool”, “stile”, in una maniera quasi ostentata. Il fatto che abbia una radice risalente alla cultura hip hop e che poi venga utilizzato da reginetti del pop come Miley Cyrus o Justin Bibier mi fa strano, così come vederlo buttato a caso sotto alle foto bon ton di alcune super-blogger del fashion. Che siano diventate #swagger tutte d’un botto?

#amazing: il massimo gradimento, il super aggettivo, siete proprio sicuri che quel ragnetto appeso alla finestra che state immortalando sia AMAZING?!? hatshtag-instagramOra io sono d’accordo che gli hashtag su instagram siano 30 paroline utilissime a far crescere il numero di consensi e di follower; siamo tutti immensamente grati ai quintali di siti web che hanno selezionato queste parole per tutti noi raggruppandole per macro-aree (tipo moda, musica, natura, amici, animali, ecc…) consigliandoci di fare copia&incolla direttamente sulle note del nostro telefonino avendole così sempre pronte all’uso (geni del male), ma il dubbio nasce comunque: è sempre necessario infilare parole a caso a corredo di immagini che meriterebbero una sola definizione? (e vi lascio immaginare quale) 😉