Grazie Mario!

Tutto è iniziato da una mail. Una delle tante mail che ho mandato quando uscì il mio secondo libro. Da autrice emergente e decisamente sconosciuta mi sono sempre dovuta rimboccare le maniche per raggiungere i media e far leggere i miei libri. A caso spedii la mail a quel blog, dal quale mi arrivò presto una risposta con “si, mandami pure i libri!”. Non sapevo chi ci fosse esattamente dietro al blog, ricordo solo che spedii ed ero felicissima. Dopo poco mi arrivò una telefonata “Ti va se ci facciamo una diretta radiofonica per parlare dei tuoi libri su m2o”? Manca poco cascavo in terra. Ma certo, figurati!

Era iniziata l’estate, ero dal parrucchiere con la carta argentata nei capelli quando mi chiamò Mariolina Simone, in diretta nel programma “Mario&theCity” e ci facemmo un’intervista in due blocchi, io a parlare in mezzo di strada con il colore che mi colava nelle orecchie, lei dagli studi di Roma. Poteva finire così, con una delle interviste più belle dall’uscita dei libri; poi alla fine di agosto un’altra telefonata: “Senti, ma non è che ti andrebbe di avere una rubrica tua tutte le settimane all’interno del programma?”. Vabbè, era amore! Completamente allo scuro di cosa volesse dire, con l’entusiasmo e l’incoscienza, accettai senza nemmeno pensarci più del dovuto. Mario mi ha guidato pazientemente fin dalla prima diretta (che conservo registrata ma che non ho mai riascoltato perché non sopporto ascoltare la mia voce), dandomi le dritte per non farmi tremare la voce, per essere sintetica ma dire tutte le cose che c’erano da dire, per interagire con lei e Stefania senza parlarle sopra…insomma, per essere radiofonica. Tutto questo senza esserci MAI viste, sull’onda di un feeling personale che si è poi trasformato in grande stima e amicizia sincera condita da affetto. Ci siamo incontrate “dal vivo” solo sul finire della prima stagione ed era come se ci fossimo sempre conosciute. Insomma, io Mariolina me la ricordavo dai tempi di Video Music, parlarci fianco a fianco nello stesso studio è stato…cazzo, strano!!! Emozionante e meraviglioso e pure un po’ imbarazzante, insomma…mica capita tutti i giorni di trovarsi a fianco, anche se a distanza, di un personaggio che ha fatto parte della tua adolescenza?!?

Poteva concludersi lì, e invece no: le stagioni si sono susseguite, la rubrica ha cambiato argomenti, poi nome, poi modalità: ogni anno ci siamo rinnovate con idee e format differenti; più siamo andate avanti, più siamo diventate affiatate, rodate e complici in quei 7 minuti di trasmissione settimanale, così come in altri progetti, miei e suoi, che ci hanno visto vicine. Fino a quest’anno, dove il minuto è diventato uno (altro esercizio, altra cosa che ho imparato), dove le cose sono cambiate, soprattutto per Mario, dove con domani la trasmissione finisce (e con lei tutta la vecchia “M2o”). Le cose cambiano, niente dura per sempre e tutte le solite frasi fatte di circostanza, tipo “quando si chiude una porte si apre un portone”. Cazzate.

Quando si chiude una porta non sempre si apre un portone. Il bello è che non si sa esattamente cosa si può aprire: magari un cancellino, a volte una botola, a volte un cancello enorme, altre volte ancora solo la porta del cesso. Si chiamano incognite e sono la base della vita, perché l’oggi lo vivi, il domani lo puoi immaginare ma fondamentalmente sai una sega di cosa potrà succedere.

Con domani per me si chiude una piccola finestrella, quella che mi ha visto per 6 anni affacciata sulle frequenze nazionali di radio m2o insieme a Mariolina a parlare di autostima, amore, relazioni, cazzate e cose serie, ad ascoltare le vostre storie e ad interagire con voi tutti i venerdì. Ho anche realizzato uno dei miei sogni, ovvero avere la mia “posta del cuore”. Per tutto questo posso solo dire “Grazie Mario” per l’opportunità che mi hai regalato, per la fiducia e gli insegnamenti, per avermi fatto conoscere ed innamorare del mondo radiofonico, per avermi fatto stare vicino ad una professionista come te, per aver condiviso il tuo spazio ed i tuoi cittadini con me facendomi sentire parte di una famiglia: la tua e della tua city! Fiera di esserci stata, sindaco! 🙏🏻

E ora stiamo un po’ a vedere quali e quante porte si apriranno che, conoscendoci, con l’eleganza che ci contraddistingue, al momento opportuno, se non si vogliono aprire, sfonderemo a calci….💛 tvb amica! E comunque non finisce qui!

Stasera alle 18.30 l’ultima pillola del venerdì…potrei commuovermi, siete avvisati! 😉

5 lezioni dal mondo maschile in vacanza…

Amo la compagnia maschile, ho moltissimi amici uomini e mi diverto assai ad uscire con loro (no, senza secondi fini, tranquilli)! Lo scorso fine settimana ho avuto il piacere di passare del tempo con un gruppo di 6 uomini in vacanza ad Ibiza per un addio al celibato; già qui uno si immagina il delirio e lo sfascio totale, invece ho dovuto notare ed apprezzare la qualità con cui hanno gestito ed organizzato la cosa, appuntando mentalmente cose che quando si va in vacanza con amici/amiche sarebbe opportuno tenere presente per non compromettere la qualità delle vacanze (ci sono compagnie che vanno a rotoli dopo un viaggio per via degli scazzi che si sono venuti a creare). Ora, non credo sia necessariamente una prerogativa maschile ma solo di persone estremamente a proprio agio con loro stesse, eppure la tranquillità e assenza di stupide questioni di questi giorni mi ha fatto riflettere e credo che tutti dovremmo imparare a:

Essere meno prime donne! La storia del “capo branco” funziona fino ad un certo punto. Uno che in caso di caos prenda le redini in mano fa sempre comodo, ma mettere da parte l’ego ed evitare di puntare i piedi per affermare la propria idea/supremazia è molto più funzionale. Non che tra gli uomini non ci siano prime donne, figurati, ma quando stanno insieme l’egocentrismo viene messo da parte in favore di un forte spirito di gruppo. Ecco, in questo caso lo trovo sano e soprattutto funzionale alla buona riuscita della vacanza.

Divertirsi con poco! A volte sembra di doversi inventare chissà cosa per divertirsi e stare bene. Invece spesso basta la buona compagnia, un paio di birre, la musica ed evviva la vita. Sarà semplice e basico ma a loro basta stare insieme. E questo è un dettaglio meraviglioso che ti riporta all’importanza dei rapporti umani, che non hanno bisogno di sovrastrutture o feste spettacolari, ma solo di sincera spontaneità.

Non creare problemi dove non ce ne sono (e nel caso risolverli senza troppe storie)! Quando l’imprevisto sopraggiunge hanno una grandissima capacità di “problem solving” (come direbbero quelli fighi del marketing) e di trovare la soluzione più consona in poco tempo. Pratici. Efficienti. Risolutivi. E dove i problemi non ci sono, non li creano. Insomma, nessuno rompe i coglioni gratis… 😉

Perseguire l’obiettivo comune! Siamo insieme per divertirci? E divertiamoci. Siamo insieme per stare bene? Facciamo di tutto per stare bene. Lo fanno sul serio senza troppi discorsi e senza compromessi. Ammirabili.

Spirito di gruppo, conservando la propria individualità! Il problema dei gruppi è sempre il solito: il gruppo prima di tutto! Quindi ci si sposta in branco e guai se qualche pecora svia da un’altra parte. Invece si può conservare lo spirito di gruppo senza rinunciare alla propria individualità, serenamente e utilizzando la testa. In vacanza ci si può anche separare senza fare drammi, dove ognuno è libero di fare quello che più lo aggrada ritrovandosi poi a raccontarsi le vicende il giorno dopo. E’ addirittura divertente…

Collaborazione! 6 uomini insieme che festeggiano, bevono, mangiano, fanno serata e si ritirano alle 6 di mattina ma che il giorno dopo lasciano tutto pulito e lindo coordinandosi tra di loro in una perfetta sincronia (senza bisogno di darsi ruoli o compiti, in automatico)? La meraviglia della vita! No, vi giuro che ero sana e che ho visto tutto con i miei occhi. E’ possibile, esistono…e danno un sacco di soddisfazione ;P

Forse si è trattato di un “campione” atipico, forse anche nei gruppi maschili si litiga e si sclera in vacanza, in ogni caso l’insegnamento è semplice: non c’è bisogno di essere isterici e di fare i freni a mano per forza. La tranquillità e la spensierata normalità funzionano benissimo. Soprattutto in vacanza. Soprattutto se si è in gruppo. Io l’ho imparato… 😉 Ci sentiamo stasera alle 18.30 in diretta con LaMario su radio m2o per l’ultimo appuntamento della stagione. Vi aspetto e buone vacanze per chi parte…

Lasciar andare (in estate meglio)…

Quando il cuore si spezza o viene spezzato è sempre difficile riattaccare i cocci (e più si invecchia peggio è, anche se penso non sia una questione propriamente anagrafica quanto legata alla persona). Non esiste certo una stagione migliore per leccarsi le ferite d’amore, però diciamo la verità: d’estate meglio! 😉 Ok, non è precisamente un bene, ma vuoi mettere essere lasciato (o lasciare) a gennaio con il freddo, il tempo di merda e il buio che arriva alle cinque del pomeriggio? Sole, caldo, amici, vacanze (ok, se le avevate prenotate con lui/lei forse non è il massimo della vita, ma ci si può sempre portare un’amica, no?) e le occasioni di svago sono un’ottima distrazione per evitare di appesantirsi ed abbrutirsi a casa da soli pensando a quello che si è appena perso. Perché il reale problema del porre la parola FINE ad una relazione e del riuscire a chiuderla definitivamente all’interno della propria mente (ovvero convincersi che sia davvero finita) è l’essere in grado di LASCIARE ANDARE. Stuoli di cuori infranti continuano a lacrimare aggrappati a pensieri circolari e ricordi che li tengono legati anche per anni a relazioni e persone ormai scomparse dalla loro vita. Difficile ma non impossibile…e sicuramente meglio con il sole che con la neve!

Lasciar andare sentimenti ed emozioni: rabbia, ostilità, incredulità, estrema tristezza, sofferenza. Qualsiasi siano le emozioni che si provano in seguito ad una rottura bisogna lasciarle libere di esprimersi, senza reprimerle o soffocarle con uno sforzo enorme. Passarci attraverso, ma a tempo determinato. Ci vuole un limite temporale perché non potete rimanere a sguazzare nel dolore e nella tristezza all’infinito. Ad un certo punto dovete farvene una ragione: il vittimismo non si deve trasformare in una abitudine. In estate è meglio: gli amici sono più disponibili all’ascolto, le spalle su cui piangere sono più serene e meno stressate, le occasioni per distrarsi e porre fine ai piantini si moltiplicano. Approfittatene 😉

Lasciar andare progetti e proiezioni fatti con l’ormai ex: arrotolarsi sui progetti fatti “in coppia” e rimuginarci sopra è pericolosissimo. Quello che doveva essere ormai non può più essere. Poco produttivo rimanere lì con la mente. Bisognerebbe evitare di nutrire costantemente  aspettative non realistiche, false speranze di riprendere quel rapporto  e quei progetti. I progetti meglio ripensarli per se stessi, ponendosi nuove mete meravigliose e nuovi obiettivi. In estate è meglio: con quel pelo di tempo libero in più e la mente sgombra, magari rilassata con un aperitivo e stimolata da amici sinceri, pensare al futuro e far partire nuovi progetti è più facile. Se poi si ha la forza di parlare con le persone, fare nuove conoscenze e intrecciare nuovi rapporti, anche lavorativi, potrebbero aprirsi delle meravigliose ed inaspettate porte…

Lasciar andare la dipendenza dal partner: in coppia ci si abitua a vivere in due spazi, ambienti, cerchie di amici, vita, adeguando routine e tempi in funzione della presenza dell’altro. Non è facile abituarsi a vivere tornando a casa e a trovandola vuota, cenare da soli, riallacciare i rapporti amicali come essere “scoppiato“. Ma si tratta appunto di abitudini…e si può facilmente abituarsi anche ad una dimensione nuova. In estate è meglio: anche in questo caso l’estate si dimostra una stagione favorevole perché si sta bene fuori 😉 e non si è costretti a stare a casa a guardare il divano mezzo vuoto. Unico consiglio, almeno per i primi tempi, evitare di circolare nei “soliti posti” con il solito circolo di amici che potrebbero fare domande o avere sempre un atteggiamento compassionevole. E in estate è anche bello esplorare, fare nuove conoscenze e parlare anche con perfetti sconosciuti.

Lasciar andare l’idealizzazione del rapporto: appena ci si lascia affiorano i ricordi, maledetti; quelli belli, quelli dei momenti felici, quelli dell’amore e della bellezza…ed i motivi per cui vi siete lasciati?!? Quelli passano incredibilmente in secondo piano, colpa dell’idealizzazione della storia e della persona, alimentati dal pensiero fisso del “era la persona giusta per me“. Ecco, se fosse stata davvero la persona giusta (che poi il giusto, come ben sapete e come ho scritto nel mio secondo libro, non esiste) sarebbe accanto a voi! Bisogna tenere bene in mente che se quei ricordi felici fossero realmente rappresentativi della storia vissuta probabilmente sareste ancora assieme a quel partner. In estate meglio: c’è il sole, il caldo, gli aperitivi in spiaggia, la bellezza dei tramonti…no dai, i tramonti sono troppo romantici e possono alimentare i pensieri positivi riguardo alla relazione. Ordinate un altro gin tonic vai… 😛

Lasciate andare i contatti: vorrei chiamarla, vorrei sapere come sta, vorrei parlarle…non ha senso! Non subito. Una volta lasciati in modo civile e con delle motivazioni sensate continuare a spiare i social, a chiedere in giro se sta con un altro/a a cercare in tutti i modi un contatto non è utile. Se siete seriamente intenzionati a lasciare andare quel rapporto o se siete stati lasciati e dovete farlo per forza createvi nuove opportunità. Nuove abitudini e nuovi legami al di fuori di quella dimensione di coppia che oramai non esiste più. In estate meglio: nuovi legami, nuovi posti, viaggi…sì, partire fa sempre bene.

Lasciar andare la paura di restare soli: solitamente chi esce da una relazione è terrorizzato dalla solitudine. Vi vorrei rassicurare sul fatto che non succede niente, che va tutto bene, che il mondo non crolla e che un periodo di solitudine post-coppia è un toccasana per imparare a stare bene in compagnia di se stessi e per poi stare meglio anche con gli altri (la controindicazione è che si rischia di abituarsi talmente tanto da non permettere poi a nessuno di intromettersi negli spazi nei quali ci siamo comodamente allargati!) In estate è meglio: anche starsene soli in estate è meglio che in inverno 😉

Insomma, rompere è sempre difficile, per entrambi, lasciar andare è un casino perché significa abbandonare certezze che ci hanno accompagnato per anni, ma è fondamentale per andare avanti. Con le zavorre non si naviga…e quale stagione migliore per prendere il largo se non questa?!? 😉

Cuoricini solitari, rotti, ammaccati o perfettamente sani, vi aspetto alle 18.30 in diretta su m2o con LaMario per la penultima diretta della stagione. Accomodatevi e raccontateci…Buon weekend!

Non è cosa, è come! (rispolverata di buone maniere)

I modi sono fondamentali perché i modi fanno la differenza!!! Questo è un concetto basilare per la gestione civile di tutti i rapporti umani; un concetto talmente semplice che più della metà delle volte viene dimenticato, offuscato da emozioni varie, voglia di far valere le proprie ragioni, egocentrismo e voglia di rompere le palle gratis! Chiariamoci: dire le cose, parlare con le persone, esternare sensazioni ed opinioni è cosa buona e giusta; si può dire tutto a tutti (anche al Papa per quanto mi riguarda) ma il MODO in cui si dicono le cose fa sì che il messaggio arrivi al destinatario nella maniera più chiara possibile e soprattutto meno fastidiosa. La stessa cosa, detta in due modi diversi, può dare risultati diametralmente opposti. So benissimo che vi è capitato anche a voi, che a volte l’emotività prende il sopravvento e che sul momento le cose escono un po’ “così” (per non dire a cazzo), ma è importante fare una rispolverata di buone pratiche, anche in previsione delle vacanze o del rimanere in città sclerando per il caldo (che non concilia di certo educazione e civiltà)…

I 30 secondi prima di aprire bocca dovrebbero essere un settaggio di fabbrica inserito tipo timer nel cervello umano. Per alcune persone bastano, per altre bisognerebbe aumentare questo tempo di ricognizione del pensiero all’interno della propria testa di almeno a 3/4 minuti; in ogni caso pensare prima di parlare è fondamentale! Serve a raccogliere le idee, a calibrarle, a mettere in ordine i concetti perché chi li riceve possa comprenderli nel modo più adeguato. E non sto parlando di discorsi alla Nazione o delle scuse da raccontare alla fidanzata perché non sei tornato a casa, ma anche una cosa semplice come “potresti non mettere la macchina lì?“, se detta bofonchiando o con stizza, può fare in modo che chi ascolta abbia voglia di mettercela apposta tutti i giorni. Quindi, prendersi tempo e non sparare a zero, per iniziare…

-Per continuare sarebbe opportuno NON essere acidi/stronzi/aggressivi. L’acidità è frutto di cose non dette (o di trombate non fatte…ops :P), la stronzaggine può essere parte del DNA ma anche voglia di essere cattivi e fastidiosi, così come l’aggressività è una rivalsa repressa che cerca di trovare appiglio e sfogo “mangiandosi” il prossimo. Ecco, se quando state per dire qualcosa vi sentite pervasi da questi nobili sentimenti, altro che 30 secondi…meglio farsi prima un giro e poi ritornare a parlare in maniera civile con il prossimo. Ci sono dei momenti fisiologici in cui la vena si tappa e l’acidità ci pervade, ma è importante saperli riconoscere e domare quando si entra in connessione con l’altro, proprio per non essere fraintesi o non destare reazioni opposte a quella desiderata. E poi insomma, basta sfogarsi sugli altri, no?!?

-Anche il lamento non ha effetti positivi all’interno della comunicazione. Lagne, vittimismo a profusione e piagnistei stritolano le orecchie (e non solo) di chi vi sta davanti; al massimo ne scaturisce un “poverino/a” che non è mai troppo positivo e anche un questo caso si rischia che l’altro, pur di mettervi a tacere e non avere il lamento in sottofondo, non assimili niente di quello che state dicendo.

Si può invece essere gentili e risoluti allo stesso tempo, adottando un metodo incisivo che non sia aggressivo. Basta avere chiaro in mente il messaggio, adottare un tono di voce normale, deciso ma non alterato, gentile ma non lamentoso, anche informale ma che non si presti a fraintendimenti. Con la modalità giusta anche la cosa più insopportabile o brutta verrà capita e ascoltata nella maniera più appropriata…magari per digerirla ci vorrà comunque del tempo, ma di sicuro non verrà fraintesa. 😉 Insomma, ricordarsi sempre che…

Voi come siete messi a modi? Io stasera proverò a dirvelo nel modo più carino possibile in diretta con LaMario alle 18.30 su radio m2o. Sono le ultime puntate della stagione, che fate, ci lasciate sole?

 

Persi in una vasca di paranoie (maschili)

Se noi donne siamo le regine degli arrotolamenti mentali con particolare predisposizione all’ingarbugliare le situazioni anche quando non ce ne sarebbe bisogno, gli uomini sono i principi delle paranoie assortite, spesso immotivate ma consistenti. Diciamo che in generale la paranoia è parente stretta dell’essere umano e dei quintali di seghe mentali che si fa giornalmente sotto la spinta di condizionamenti sociali che arrivano da ogni angolo del Pianeta, ma mentre le paranoie femminili sono manifeste e quasi ci si aspettano, quelle maschili sono sibilate a denti stretti solo alle orecchie delle amiche fidate e in giro non se ne parla spesso. La figura dell’uomo imparanoiato non è né sexy né virile, insomma, non sta bene agli occhi del pubblico, ma esiste ed è reale. La paranoia è una distorsione di eventi, di situazioni, di atteggiamenti altrui nei propri confronti, legati inevitabilmente ad un modo errato di percepire l’altro; insomma…


In estate le paranoie maschili si moltiplicano, seguendo due filoni fondamentali: il rapporto con il proprio corpo e il rapporto con l’altro sesso (questi vanno bene per tutti e in tutte le stagioni dell’anno, ma l’estate si presta meglio anche per le paranoie). Quelle che vanno per la maggiore sono:

Mostrarsi nudi: aiuto! Noi c’avremmo la maledetta ansia da cellulite e prova costume, ma anche per gli uomini mostrarsi nudi non è sempre una passeggiata, sia in spiaggia sia in camera da letto (o comunque in situazioni…calde)! Rotolini vaganti, peli abbondanti, peni scarsi…insomma, basta anche un brufolo messo nel punto sbagliato per farli imbarazzare e fargli venire voglia di rimanere vestiti. La questione dell’augello, poi, che diamo per scontato sia automatica e agile, per alcuni è un intoppo notevole: la paura di essere derisi e di essere confrontati con eventuali peni precedenti (anche solo mentalmente…e sì, sappiate che le donne parlano e confrontano, non per cattiveria, solo per fini discorsivi e sondaggi tra amiche) è spesso di difficile gestione. Anche il rapporto con lo specchio non è il massimo: c’è chi addirittura preferisce farsi tagliare i capelli senza lo specchio davanti…e nemmeno dietro!

Donne aggressive: aiuto! La pantera del materasso la sognano tutti, ma quando poi la trovano non sanno come gestirla. Le donne aggressive spaventano e generano ansia da prestazione, ecco perché molti uomini si trovano a disagio e si intrappolano nelle paranoie, trasformando una potenziale notte di sesso in una serata di chiacchiere.

Sesso: aiuto! Gli uomini, dall’alto della loro personaggio maschile ben costruito a tavolino, si dovrebbero presentare agli appuntamenti di letto duri, sicuri e spavaldi. Invece no, hanno svariate paranoie anche rispetto al sesso. Paura che il preservativo si rompa, di aver messo su il calzino bucato, di durare poco o addirittura di non farcela sono paranoie ricorrenti che spesso portano all’auto-sabotaggio, ovvero a fare in modo che tutto “vada a finire a schifio” prima ancora che inizi. L’altro pensiero ricorrente in camera da letto è la paura che la donna finga, che non è carino fingere e nemmeno accorgersene, ma aver paura non serve a nulla: quando accade meglio farsi delle domande, nel frattempo rilassatevi, che finché la barca va…non ti imparanoiare! 😛

Esistono dei modi per fare in modo che la paranoia non attacchi più. Prima di tutto bisogna imparare a distinguere i fatti dalle proprie opinioni, sviluppando una visione più o meno oggettiva almeno di quello che accade; poi fare caso alle emozioni che si presentano in caso di paranoie: riconoscerla è il primo step per domarla e capire che è solo una personale interpretazione della realtà che si sta vivendoQuante probabilità ci sono che la mia paranoia sia reale? Sto valutando tutti i dati o solo quelli negativi? Porsi delle domande va bene, darsi delle risposte giuste anche. Chi è sommerso dalle paranoie si dà spesso risposte sbagliate, ma almeno iniziare a farsi le domande giuste è un buon inizio. Così com’è funzionale evitare di credere che tutto quello che pensi sia la verità assoluta e non invece la tua mappa del mondo. Questo aiuta a non prendere troppo sul serio te e le tue paranoie. Spegnere il vigile interno, sospendere il giudizio, respirare e concentrarsi sulla realtà presente ogni volta che la paranoia prende il sopravvento. Se tutto questo non basta, procuratevi un amico/a fidato che vi riporti sulla retta via, stando attenti a non trascinarlo nella vostra vasca di paranoie: potrebbe affogarci insieme a voi! 😉 In ogni caso vogliamo davvero perdere del tempo vitale prezioso per stritolarci il cervello con paranoie infondate?!? Io dico che possiamo trovare di meglio da fare…o no?

Paranoie ne avete? Raccontatecele a me e a LaMario stasera in diretta alle 18.30 su radio m2o! Buon weekend…

 

Il dress code tra i banchi…

Quando l’estate avanza e il cado si fa sentire la gente inizia, giustamente, a spogliarsi. Dovrebbe esistere un limite auto-imposto, soprattutto in certi ambienti, ma quando il buonsenso non basta arrivano regole e restrizioni. Ho appreso dal web che in alcuni licei italiani sono state messe delle vere e proprie regole per vietare certi tipi di indumenti a studenti (e professori) durante l’orario scolastico ed ho anche appreso che gli studenti si sono ribellati gridando alla “repressione“. Parliamone…

I signori presidi sembrano aver bandito tutto ciò che ricorda un look prettamente da spiaggia:

NO bermuda troppo corti, sia per lui che per lei, ma soprattutto per non vedere le cosce pelose di lui…

NO minigonne: le scosciature inguinali, oltre a distrarre i professori e tutti i compagni di classe, sembrano non funzionare più per ottenere buoni voti; ecco perché è consigliato lasciarle nell’armadio per altre occasioni;

NO crop top: pance scoperte, a volte troppo scoperte, si vedevano solo al liceo di Beverly Hills 90210. In provincia di Bari pare non piacciano così tanto…

NO infradito: le Havaianas di gomma a scuola. Davvero?!?

No strappi esagerati: lo strappo con il jeans intorno è ormai di tendenza, ma ai presidi quest’ultimo grido fa solo venire voglia di urlare “Fuori dalla classeeee”!!!

No canotte scollate: pare ci debba essere un limite anche alla scollatura! Che un po’ di tette non hanno mai fatto male a nessuno, ma il troppo…

I presidi sono avvelenati e portano avanti le loro ragioni, perché educare al comportamento e al rispetto di certi ambienti cercando di inculcare una certa dose di buonsenso ed estetica fa parte del loro lavoro. Dall’altro lato gli studenti replicano parlando di repressione inutile che mira a limitare la libertà di espressione personale!!! ESAGERATI! Io mi domando: ti devi proprio esprimere andando a scuola con il culo di fuori come se fossi ad un beach club di Milano Marittima a ferragosto? Siamo tutti d’accordo che il caldo a volte è insopportabile e che la scuola non è una chiesa…però nemmeno una spiaggia! Quando ti sei messa un abito al ginocchio ed un paio di sandali si può sopravvivere in classe per cinque ore senza sentire minacciata la propria libertà, o no? La personalità può venire fuori grazie ad altre mille milioni di accortezze, accessori, colore di capelli, acconciature…

Io, lavorando in una scuola di moda, para-universitaria per giunta, penso di aver visto gli studenti girare con i look più improbabili ed appariscenti (tipo usciti dal carnevale di Rio) e venire giustificati dal “sono creativi, cosa gli vuoi dire?”…però insomma, se anche lì ogni tanto si dessero una regolata…;) Tecnicamente non sono a favore delle restrizioni e nemmeno delle divise imposte (quelle che ti fai da te per essere comoda e non pensare a cosa metterti sì), ma quando manca totalmente il buonsenso…forse due dritte ci stanno. O no? Voi che dite? Stasera siamo in diretta con LaMario su radio m2o alle 18.30 per ascoltare le vostre opinioni e parlarne insieme. Poi la sera tutti in spiaggia in stile libero…;) Buon weekend.

Lei ha successo, lui comincia a sudare freddo!

Ho conosciuto svariati uomini che mi hanno detto che il loro “sogno” era fare i mantenuti, trovare una donna di successo in grado di provvedere al loro sostentamento. Senza necessariamente rinunciare al loro lavoro, non volevano proprio fare i casalinghi (oddio, qualcuno sì), ma potendo rilassarsi senza essere loro gli incaricati del “peso” della gestione della famiglia. Peccato che quando questa cosa accade sul serio, soprattutto se lui&lei lavorano nello stesso ambito, le cose non vanno propriamente lisce perché lui si sente minacciato. Quando lei è in carriera,  guadagna bene, passa più tempo in ufficio che in casa, si afferma nel lavoro e ha una sua indipendenza economica, LUI comincia a sudare freddo…quando va bene, quando va male arrivano anche i segni di intolleranza palese, le ritorsioni, le ripicche ed una massiccia dose di stronzaggine all’apparenza non giustificata condita da un bel po’ di gelosia!!! Carini, no?

No, per niente! Ricordo, fin da quando ero giovincella, i moniti di mia madre che mi ha sempre detto “Trova il tuo lavoro e abbi sempre la tua indipendenza economica“; io l’ho presa parecchio in parola, l’indipendenza economica non mi è mai mancata e non ho mai pensato ad un fidanzato come uno che potesse “mantenermi“, anzi…Inflessibile su questa posizione, mamma disperata ora ci prova a rilanciare con un “Trovati uno ricco che ti mantiene“, ma sa benissimo che questa cosa non funzionerà mai per me. E sembra non funzionare nemmeno per gli uomini di turno, che apprezzano le loro signorine che raggiungono successi, soddisfazioni ed avanzamenti di carriera nella loro vita professionale, ma sotto sotto rosicano!!! Sì, nel 2018, ancora. A parole gli uomini sembrano tutti per la libertà, ma “quando si confidano, negli studi dei loro terapeuti, in molti confessano di avere difficoltà a sopportare i risultati positivi delle mogli”. Negano assolutamente il fatto di volere una donna che stia a casa a ramazzare, pulire e cucinare tutto il giorno, però la frustrazione è dietro l’angolo quando LEI comincia ad ottenere qualcosa in più. Il motivo è tanto semplice quanto orribile: più lei fa successo più lui si sente fallito. Questo perché la cosa più difficile del mondo credo sia quella di essere SINCERAMENTE felici per il successo del prossimo. Ed anche perché nella loro testa si cominciano a sentire inutili: com’è possibile che una donna non sia dipendente da me, che non sta insieme a me per soldi, che non richiede costanti attenzioni e che mi offre la cena? Obiettivamente il mondo crolla sotto i loro piedi…Che fare quindi?

Anche a questo proposito mia mamma aveva un suggerimento (che a mio parere contrastava con il precedente e quindi non ho mai preso in considerazione) “Tu non fare la super donna, ammorbidisciti, fai vedere che un po’ sei dipendente e non lo far mai sentire inferiore“. Lungi dal far sentire inferiori i propri compagni, ma davvero una donna deve rimanere sottotono e non sentirsi libera di festeggiare o gioire per un successo perché il partner non è in grado di accettare questa cosa? Io dico di no. Tanto più che sarebbe bello poter scambiare opinioni, pareri, poter parlare liberamente per ricevere e dare consigli sul da farsi senza prenderla sul personale, mettendo per una volta da parte l’ego. C’è chi ce la fa e chi no, ed in questo caso l’unica soluzione possibile, per chi non è capace di gestire relazioni paritarie facendo danni a suon di sensi di colpa, è quella di girarsi da un’altra parte e lasciare la propria donna a qualcuno realmente in grado di sostenerla, apprezzarla ed essere felice per ogni successo ottenuto. E perché no, farsi offrire una cena senza andare in paranoia…O_o

Momento outing: a voi è mai capitato di avere un uomo geloso del vostro lavoro? Come ve la siete gestita? Ne parliamo stasera insieme a LaMario su radio m2o alle 18.30. Buon weekend…

Femminilità: ribaltiamola!

Le donne del sud hanno un tocco in più” – mi ha detto un mio amico qualche giorno fa di ritorno da Ischia (e io, in quanto terrona, ho cominciato a gongolare) – “Sì, sono sempre tutte sistemate, vestite bene, truccate…sono super femminili!“. Ho smesso immediatamente di gongolare, mi è spuntato un punto interrogativo sulla fronte (e si è gonfiata anche la vena centrale che ogni tanto viene fuori), ho cominciato a pensare a quando da piccola mi chiamavano sempre maschiaccio perché portavo i pantaloni spessi e mi sono chiesta: “ma chi l’ha detto che la femminilità risiede nel trucco, nell’essere sempre sistemate, nelle gonne, nei tacchi e in tutte quelle cose che fondamentalmente fanno piacere alla vista maschile?“. Probabilmente un maschio…o una serie di maschi!!! Ecco perché mi sembra il caso di riparlarne…

La femminilità può essere definita come l’insieme delle caratteristiche fisiche, psichiche e comportamentali giudicate da una specifica cultura come idealmente associate alla donna, e che la distinguono dall’uomo.” Così mi recita la wikipedia della situazione. Sulla differenza tra uomo e donna siamo tutti d’accordo, soprattutto per quanto riguarda la conformazione fisica differente e visibile ad occhio nudo, ma non è quella a fare la differenza: la fanno gli ormoni. Sì, quelli che a noi ci vanno in su e giù ogni mese, ma che possiedono anche i nostri amici maschi, motivo per cui anche se nasci con il pene ti puoi sentire femminile lo stesso, e viceversa! La parte comportamentale e psicologica, invece,  è frutto di condizionamenti millenari che hanno attribuito all’essere femminile tutta una serie di caratteristiche “più consone” a quei preziosi gioielli dotati della capacità riproduttiva chiamate donne. Ecco che la femminilità fa rima con maternità e a questa corrispondono caratteristiche come l’accoglienza, l’altruismo, la tenerezza, l’empatia, la sensibilità, la delicatezza, la pazienza, la comprensione, la collaborazione, l’amore incondizionato, la compassione, la generosità…poi?!? Tutte cose nobili e meravigliose, per carità, ma perché una donna non può essere femminile con la sua forza, impazienza, insensibilità e scarsa voglia di comprendere ed accettare incondizionatamente? Ecco, già qui ci sono le premesse per capire che questa storia degli attributi femminili è stata frutto di una costruzione fatta a tavolino da un bel circolo di uomini.

Per riuscire nell’impresa, fin dai secoli dei secoli, si sono inventati escamotage e trucchi per distrarre le donne e farle concentrare su altro. Basta citare pochi e conosciuti esempi, come i maledetti corsetti che hanno strizzato (e causato notevoli problemi) le vite di molte donne rendendole eroticamente attraenti (punto vita stretto=non incinta=vergine o comunque disponibile); i piedi piccoli della Cina Imperiale, deformati tramite apposita fasciatura affinché le donne fossero desiderabili, sottomesse e traballanti in favore dei loro uomini; i giganteschi anelli da collo di alcune tribù di Asia e Africa e pure le mutilazioni genitali alle quali si lega il concetto di femminilità in alcune zone dell’Africa subsahariana. Tutte situazioni in cui la donna è scomoda, legata, mutilata, sottomessa e resa “carina” per compiacere gli uomini. Puppa!!! “Sì, vabbè, ma adesso non è più così” – mi direte voi. Bugia. La cosa ha continuato negli anni a venire ed ecco che la femminilità si lega all’avere un seno grande, meglio se messo in mostra da scolli pronunciati, dalle gonne che si indossano, perché lasciano vedere le gambe (altra parte del corpo fortemente sessualizzata, perché è la via che conduce al triangolino dell’amore), dai tacchi che allungano le gambe, mettono il culo su un piedistallo facendolo sporgere magicamente in fuori e danno quel tocco erotico , da un corpo magro e tonico, il trucco che esalta il volto ed i morbidi capelli fluenti che fanno tanto femmina. Sì, ancora oggi la femminilità, purtroppo, è legata a fattori estetici che determinano il grado di percezione del nostro essere femmine. MA TI PARE?!?!

Mia madre mi ha martoriato per anni con la storia del dovermi vestire un po’ più “da femmina” e tutt’ora quando mi vede con una gonna o con un vestito mi dice “ah, lo vedi come stai bene un po’ più aggraziatella!“. Ora, lungi dal me l’additare il tacco, la gonna, chi si trucca o chi ha piacere a stare sempre sistemata ed in ordine, solo constatare quanto l’essere femminili non è davvero collegato a quello che indossi o a che tagli di reggiseno porti ma a come ti senti! Ci sono giorni in cui la femminilità viene fuori, altri in cui si fa i fatti suoi e giorni in cui vestita da gattara sei la più femminile delle donne. Tanto più che la femminilità è uno stato mentale, non necessariamente uno strumento per attirare partner! Il gioco dell’attrazione uomo/donna c’è, è divertente, ma non è il fine. E non credo nemmeno sia il nostro scopo in quanto donne su questo pianeta. Tutto questo farci pensare all’estetica, al dover essere sempre perfette ed impeccabili, femminili, aggraziate, carine e sessualmente invitanti è un subdolo metodo per distrarci da questioni più importanti, come la conquista del Mondo! 😉 Oltre a farci entrare in competizione l’una con l’altra. Mire espansionistiche a parte, a volte ho davvero la sensazione che il lavoro fatto per acuire la distanza tra femminile e maschile, relegando le donne a ruoli specifici con comportamenti consoni sia stata davvero una cospirazione a regola d’arte per rendere l’universo pene-centrico. Indubbiamente gli è andata bene per un po’, ora è il momento di dire basta e di essere veramente le persone che vogliamo essere, lottando per la parità e per la nostra libertà. Dopotutto anche la femminilità ha a che fare con l’autostima e con la consapevolezza. E se voglio posso essere femminile pure in pigiama e senza trucco mentre aggiusto il rubinetto della cucina. 😉 O no?

E per voi cos’è la femminilità? Sono curiosa di leggere le vostre opinioni in merito e di sentirvi stasera in diretta alle 18.30 con LaMario su radio m2o! Stay tuned perché secondo me sarà una puntata…interessante! 😉 Buon weekend

 

Cupido scansate: accoppiare gli amici o farsi gli affari propri?

Prima dei siti di incontri, prima ancora delle app per trovare l’anima gemella dietro l’angolo e sdraiarla alla velocità della luce e prima ancora del “gioco delle coppie” televisivo, esistevano gli amici-cupido. Sì, quelli che un bel giorno ti guardavano sorridendo e ti dicevano “Devo proprio presentarti questo mio amico, secondo me sareste perfetti insieme“. Il 90% delle volte sapevi che la cosa non sarebbe andata oltre al primo appuntamento opportunamente combinato a tavolino dall’amico/a di turno, in quel 10% rimanente c’era un’alta possibilità che non vi sareste rivolti nemmeno una parola e forse una coppia su 100 di quelle combinate più o meno secondo gli incroci strategici degli amici sarebbe andata avanti. Le buone intenzioni degli amici non si mettono in dubbio, ma a volte certi incontri vanno a finire in tragedia, si trasformano in situazioni imbarazzanti o non partono proprio. Questo perché anche per fare i “cupidi” ci sono delle accortezze da tenere presenti…;)

Forse non tutti sanno che: “Fare i “cupido, aiutando gli amici a trovare un partner, rende felici. Secondo quattro studi americani, della Duke’s University e della Harvard Medical School, pubblicati sulla rivista Journal Social, Psychological and Personality Science, far conoscere tra loro le persone ci fa stare meglio. Questa sensazione aumenta sulla base dell‘impegno che mettiamo nel promuovere gli “accoppiamenti”.Quindi prima regola fondamentale è scegliere con accuratezza le persone da accoppiare, sulla base di elementi di possibile compatibilità. Nel senso, è molto facile cercare di appioppare l’amica single da una vita a tutti i conoscenti ancora scoppiati che uno ha nella rubrica, ma questo terno al lotto senza logica se non quella di trovarle finalmente uno straccio di uomo, non porta sempre al risultato sperato, anzi…quasi mai!!! Altra regola imprescindibile è quella di creare la situazione adatta all’incontro: beccare il famoso momento giusto, il posto giusto, il contesto che si riesca ad adattare nella maniera migliore alle due personalità: chi conosce entrambi  dovrebbe essere in grado di sapere cosa fa sentire a proprio agio l’uno e pure l’altra. Perché si compia il primo incontro ci vuole un incontro pre-meditato, organizzato ma non dichiarato: meglio lasciare i due amici nell’ignoranza dell’incontro a fini accoppianti escogitato a tavolino. Quando si dichiarano gli intenti, a uno, all’altra o a entrambi, si creano già delle aspettative ed un fondo di imbarazzo che rende il tutto più artefatto. Meglio che sembri “un caso“, fortuito, casuale, improvviso e studiatissimo…:P Una volta che i due si sono conosciuti, farsi da parte è indispensabile. L’ultimo gesto del perfetto cupido è quello di parlare con l’uno e con l’altra indagando su come si è evoluto l’incontro, esaltando i pregi e facendo un lieve pressing psicologico, ma senza esagerare. Se la cosa va, bene, sarete la meravigliosa amica che le ha fatto incontrare l’uomo perfetto per lei; nel caso finisca male, vi verrà rinfacciato a vita con un “Maledetto il giorno in cui me l’hai presentato!“. Volete davvero questa responsabilità?!?

Sempre dalle solite ricerca sembra emergere che chi riesce a far accoppiare serenamente due amici ai quali aveva pensato intensamente è più felice degli altri. Questo perché si diventa orgogliosi di avere un certo acume sociale nel riconoscere un possibile legame tra due persone. E questo pare generi un’improvvisa ondata di felicità. Quindi…vedete un po’ voi. In ogni caso…

E a voi, piace mettere in connessioni amici che potrebbero diventare una futura coppia o vi fate allegramente gli affari vostri lasciando che si incontri chi si deve incontrare e chi no…sticazzi?!? Fateci sapere, anche in diretta alle 18.30 su radio m2o con LaMario! Buon weekend…a me domani mi aspetta un matrimonio, ma giuro che in questo non ci ho proprio messo lo zampino! 😉

Viziarsi (e farsi viziare) fa bene

Da piccoli quando ci dicevano “sei viziata!” non era per farci un complimento, anzi. Ci hanno fatto crescere con la paranoia che concedersi dei piccoli vizi era il male, che era molto più producente pensare allo studio, alla scuola, alla carriera, eventualmente ad uno sport e successivamente al lavoro…ma niente vizi (sarà per colpa di queste costanti negazioni che i ragazzini cominciano poi a fumare a 12 anni e farsi le canne a 14?!? Mah…)!!! Ora esagerare non fa benissimo, ma non abbandonarsi ai piaceri della vita e a ciò che amiamo cedendo alle nostre tentazioni è altrettanto controproducente. Il vigile interno, armato di bacchetta e di un potente autocontrollo, ci fa sentire responsabili perché sappiamo porci dei limiti ed in un certo qual modo più meritevoli, ma dall’altro lato arriva il diavolo a ricordarci che l’insoddisfazione è nemica della vita e che forse è il caso i lasciarsi anche andare ad alcuni vizi. In fin dei conti…

Fior fiori di ricerche scientifiche hanno concluso, dopo aver intervistato campioni di uomini&donne, che chi si concede dei piccoli “lussi”, siano essi peccati di gola o uno shopping fuori programma, è decisamente più felice di chi sta continuamente attento. Resistere alle tentazioni alla lunga ci fa sentire frustrati perché, sotto sotto, sono quello che in realtà vogliamo davvero! Ecco perché passata l’età dei capricci, dovremmo essere  in grado di concederci qualche peccato senza sentirci in colpa. Già, il maledetto senso di colpa che è sempre lì in agguato quando facciamo qualcosa che non stava proprio bene fare, soprattutto se pensiamo ai 7 vizi capitali e al famoso film “Seven” dove tutti coloro che si lasciavano andare ai propri vizi hanno fatto una grandissima fine di merda!!! 😉

«I vizi capitali non sono altro che un elenco d’inclinazioni morali e comportamentali della nostra anima. Li abbiamo sempre condannati come i peccati che ci spediranno tutti all’inferno, ma da una più attenta analisi alle evidenze scientifiche risulta il contrario: se controllati, possono farci bene»

Beh, la chiave per non fare una fine allucinante è l’equilibrio: il peccato di gola con il dolce maialissimo a metà pomeriggio va bene, basta poi non mangiarsene un altro dopo cena e una stecca di cioccolato prima di andare a letto. Cedere all’ira ogni tanto, con un bello sfogo fatto in piena regola, invece di implodere distruggendo se stessi, sembra che riduca della metà la possibilità di attacchi cardiaci; se però sbrocchi di continuo ci sta che l’infarto di venga lo stesso! 😉 Crogiolarsi nei piaceri del sesso, divertendosi, sembra accrescere del 50% le possibilità di concepimento, oltre che ad avere tutta una serie di effetti collaterali particolarmente positivi per la mente ed il corpo. Insomma, che sia un bicchiere di vino al tramonto, passare un paio d’ore di nullafacenza godendosi il sole o quel caffè di cui potevamo fare a meno “però mi andava tantissimo“, non fa differenza, ogni tanto bisogna dare retta a noi stessi, ai nostri bisogni e desideri, fregandocene altamente di ciò che dicono gli altri, la morale o il maledetto vigile interno. Siamo composti anche da difetti e debolezze, che non sempre ha senso ostacolare, e che se lasciati fluire più spesso possono diventare grande fonte di forza, serenità e benessere.

Quindi ben venga concedersi qualche vizio…e anche farsi viziare. Che con questa storia che i “no, i vizi no“, nemmeno i rispettivi compagni viziano più, rimandando coccole, sorprese e iniziative degne di nota sotto la bandiera del “No dai, se no ti vizio troppo“. Ecco, io questa cosa non la tollero: di vizi non mi pare sia morto mai nessuno. Oddio, forse qualcuno sì, ma sempre perché ha esagerato. 😉

Adesso momento outing: quali sono i vostri vizi? Ve li concedete? E ogni tanto viziate anche il vostro compagno o la vostra compagna? Ne parliamo anche in diretta con LaMario su radio m2o alle 18.30 circa. E questo fine settimana viziatevi, mi raccomando…;)