Knyttan: dal tablet al maglione

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Le vie della personalizzazione sono (quasi) infinite: se prima per avere una t-shirt personalizzata ci voleva tanto tempo e pesantissimi vinili (quelli che sembravano plastica e facevano sudare proprio lì, sotto al disegno stampato), ora è possibile avere la propria immagine ovunque e con qualunque tecnica, anche la più precisa e meno invasiva. Ma se invece della stampa avessimo voglia di un maglioncino o di una sciarpa di lana con i colori e disegni che ci piacciono e che in giro non si trovano? Knyttan è la moderna e super-tecnologica risposta ad una moda che vuole andare sempre di più incontro alle esigenze del cliente, abbattendo (almeno in parte) le barriere tra designer e cliente finale.find-us-780x520

Una macchina da maglieria industriale, lana Merino italiana (così dicono), modelli studiati appositamente da un team di designer così come i pattern e le fantasie a disposizione per essere modificate direttamente dal tablet: questi gli ingredienti di Knyttan per permettere ai clienti di vedere realizzato in tempo reale (sempre che in macchina non ci siano “code di stampa”, sì, come quelle del computer) il proprio capo. Il progetto nasce a Londra, dove ha una sede operativa in Somerset House, nel cuore del distretto fashion, nella quale è possibile assistere alla creazione del proprio capo.

Si sceglie una forma, al momento disponibili sciarpe e maglioni, si seleziona uno dei design proposti e si comincia a modificarlo come il software permette (non si possono trasformare renne in gatti, ma c’è comunque un certo margine d’azione) grazie ai “punti maglia” visualizzati come “pixel”. Una volta sicuri della propria scelta, la macchina prendere il via e, proprio come una stampante, si divertirà ad incrociare i fili secondo le vostre direttivetop-down-3-390x260E i prezzi? Così come non si può andare dal sarto e pretendere di pagare una giacca 30 €, così per un capo di qualità, espresso e personalizzato non si può scendere sotto i 200 pound per i maglioni ed 80 per le sciarpe. Dopotutto, per realizzare le proprie idee qualcosa bisogna essere disposti a pagare…o no?!? 😉

http://c.brightcove.com/services/viewer/federated_f9?isVid=1&isUI=1

Banana Lovers part #13: street goes bananas

Da quando il papà della pop-art l’ha sdoganata trasformandola in un soggetto “artistico“, la banana è diventata una delle protagoniste di opere d’arte più o meno convenzionali. Di sicuro si vedono più banane in strada che fiorellini. Vuoi per la sua forma, vuoi per il suo colore, vuoi per la sua versatilità (può essere un frutto così come una pistola o una bomba), vuoi per la valenza simbolica che le è stata attribuita nel corso degli anni, vuoi per i doppi sensi che da sempre la contraddistinguono, sono numerosi gli street-artist che la hanno più e più volte usata come soggetto/oggetto dei loro messaggi. Bansky in primis, ma non è il solo ed unico ad aver invaso strade e muri con la cara banana. Perché lei e non una mela o una fragola gigante? Semplice, perché la banana ha qualcosa in più…guardare questa gallery di bananas-in-the-street per capire il potere comunicativo di questo frutto…  7706ae3e6919dc18c5074f181b173025 1e5074cf721c48c2907aa740ea0a8aa8 ab64a09d5bb13fe05de72b7e5a7ebba2 f83bf4600d44f86a271f68961f50c80e 720331a121b4e8a4a2a0cd2038494add a8aafc42b7c2ebbdf79921ef3519251e 44e347fceeaac0dee87a24062ffd7a8c 67063adf0a8d5fb0ba6508374359b193

Banana RULEZ!!! Non sarebbe stata la stessa cosa utilizzando un pomodoro…o no?!? 😉

Ziferblat: arriva a Londra il primo Time-Cafè

Chi ha detto “il tempo è denaro” sicuramente non poteva immaginare che un bel giorno proprio quel “tempo” sarebbe diventato a pagamento. O meglio, comprabile. Perchè, dopotutto, ogni cosa ha un prezzo, anche i minuti che passano…Adesso immaginatevi una scena tipica: entrare in un bar, ordinare un caffè e passare due ore lavorando o conversando di lavoro con un cliente o semplicemente rilassandosi leggendo un libro. Ora sentite gli occhi addosso del proprietario che mormorano “ma guarda questo che mi ha occupato il tavolo per due ore spendendo 1 € di caffè“? Avvertite quel disagio che vi fa ordinare anche un bicchiere d’acqua, ma non basta…il proprietario vi odia di già!457A9267Ecco quindi sbarcare nel cuore dell’East London il “pay-per-minute-cafèZiferblat (che in russo vuol dire proprio orologio). Esportato dall’omonima catena russa (con sedi già presenti a Mosca e San Pietroburgo) è il primo bar dove “tutto è gratis tranne il tempo che ci trascorrete dentro“. Il meccanismo è semplice: una schiera di orologi vintage attendono i clienti sul bancone i quali, all’ingresso, ne scelgono uno, lo portano sul loro tavolo segnando l’ora alla quale sono entrati. Da qui in poi possono rilassarsi, lavorare, navigare su internet, prendersi un caffè o farselo da soli nella “cucina” appositamente allestita per gli ospiti, assaggiare torte e snack offerti dal locale o semplicemente stare fuori casa per qualche ora.ziferblat_cover Ziferblat, LondonUn ambiente accogliente, quasi casalingo, dove viene proprio voglia di trascorrere dei pomeriggi interi, uscendo dalle quattro mura domestiche e magari avendo la possibilità di incontrare persone interessanti con le quali far nascere nuove sinergie. Una sorta di “coff-ice“, a metà tra un coworking ed un caffè. Sicuramente un posto “social” basato sulla condivisione dello spazio e sul rispetto reciproco. Immaginatevi dividere il salotto di casa con una 30ina di persone rumorose e confusionarie…sarebbe il delirio. Ma in un ambiente così curato non viene nemmeno voglia di disturbare il prossimo: solo godersi il proprio tempo.Ziferblat-London-5 Ziferblat-London-cafeGià, il tempo: quello è l’unica cosa che si paga. La cifra è affrontabilissima, 3p al minuto, circa 2 € all’ora (sempre meno che un caffè ed un cornetto in piedi in pieno centro di Firenze, ad esempio). Ivan Mitin, proprietario della sede londinese, racconta che l’idea è stata subito apprezzata e nel giro di poco tempo vanta già un giro di clientela fissa, visitatori abituali del caffè che sentono già come “casa“. Forse è proprio questo il punto di forza, quello di creare un posto pubblico dove sentirsi liberi e a proprio agio, favorendo la nascita di una community “off line”.457A9219 item4.rendition.slideshowHorizontal.ziferblat-london-9

Nonostante la sveglia sul tavolo (che può effettivamente generare ansia-da-tempo-che-passa) il clima è tutto meno che stressante, compreso l’angolo libreria e l’angolo musicale dove, tra un giradischi ed un pianoforte, sarà possibile anche scegliersi la colonna sonora. Unica regola: non infastidire il prossimo!
The-Week_Ziferblat_RG011Io lo trovo un formato interessante ed innovativo…avere un luogo del genere da queste parti non sarebbe per niente male (che quando devo “ricevere” un cliente non so mai dove portarlo)!
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Per i curiosi che bazzicano l’Inghilterra, Ziferblat si trova a Londra, in 388 Old Street, Shoreditch. E’ aperto tutti i giorni dalle 9 del mattino alle 23. Per info: london.ziferblat.net. E voi, paghereste senza problemi 2 € all’ora o sareste in ansia con quella svegliona sul tavolo?!? 😉

Clocks at Ziferblat

Enjoy your Time! 😉

London Walls…

A volte i muri parlano. Altre volte sembra di parlare con i muri (ma questa è un’altra storia legata alla durezza dell’interlocutore). Le strade, i palazzi, porte e portoni sono portatori sani di messaggi non filtrati. Messaggi urlati, messaggi in codice, messaggi da decifrare, messaggi semplicemente da contemplare. Parole, disegni, graffiti, lettere, stickers, farfalle di carta che tentano di volare e che non voleranno mai a meno che ad un passante maldestro non venga voglia di strapparne una. Chiamatela street art, guerrilla, o interventi di decoro urbano: quello che non ti racconta una parete bianca te lo racconta un’immagine che fa capolino irriverente da dietro un angolo. Mi piace imbattermi nei muri (no, non sbatterci, anche se a volte capita), scoprire i segreti e fermarmi ad ammirare quello che qualcuno ha voluto scriverci su: in qualche modo è un tentativo di comunicazione oppure l’ennesimo egocentrico esercizio di stile? A me diverte pensare che siano, comunque, parole raccontate con le immagini. Perchè i muri parlano…a volte meglio degli umani! Ecco qualche scatto rubato tra le strade di Londra…
IMG_8346 londonwalls londonwalls1 londonwalls2 “Air is Free” (free air dispenser for bicycles)londonwalls3 londonwalls4 londonwalls5 londonwalls6 londonwalls7 londonwalls8 londonwalls9 londonwalls10 londonwalls12

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E voi…parlate con i muri o ascoltate i muri parlare? (in entrambi i casi siete folli, come me)! 😉

Paul: dirompente, ma con stile!

Qualcuno diceva “La moda si può comprare, lo stile no“. Mai stata più d’accordo. Per questo non posso non amare questo personaggio del mondo della moda tanto rivoluzionario quanto elegante. La sua è una storia reale che sembra una favola, una vita romanzata di quelle che sembrano improbabili proiezioni di sogni a tinte forti. E invece le tinte forti sono diventate il segno distintivo di uno stile originale ma composto, formale ma innovativo, semplice ma ironico, di rottura ma non kitsch. Paul Smith è un istrionico genio contemporaneo che ancora gira per la sua Londra in bicicletta e che, ai tempi, possedeva un’aspirapolvere rosa. Impossibile, per me, non stimarlo dal profondo. Già con il suo libro dalla copertina in tessuto fiorato “You can find inspiration in everything” mi aveva fornito materiale su cui riflettere. Dopo aver visto la mostra al Design Museum, mi ha fatto riflettere sul fatto che si può essere dirompenti senza strillare, cambiare le cose con modi raffinati e vestire un uomo di rosa senza farlo sembrare necessariamente ridicolo… IMG_8272“HELLO, My name is Paul Smith” riempie a grandi lettere la facciata del museo affacciata sulle rive del Tamigi. Le lettere sono rosa. Il primo piano è interamente dedicato a lui, con una mostra davvero ben curata e perfettamente in linea con il personaggio. A partire da una piccola ricostruzione del suo primo “negozio” (se così si può definire il piccolissimo “buco” in Nottingham aperto agli inizi degli anni 70), disegni e scarabocchi. Ho apprezzato moltissimo le didascalie scritte a mano su pezzi di carta strappati…mi hanno dato il senso di qualcosa di “vero“, anche se stavano sotto una teca di vetro! IMG_8273Paul non voleva fare lo stilista. Ci è arrivato per caso. Il suo sogno era fare il ciclista, lo sportivo ad altro livello. Poi a 17 anni un incidente lo ha costretto a letto per sei mesi ed è lì che la vita ha svoltato in una nuova direzione,. L’ospedale era di fronte ad una scuola d’arte…complici nuovi amici “artisti” si infilò nel mondo del colore, delle idee, delle invenzioni…a modo suo. E come vuole la tradizione, dietro ad un grande uomo c’è sempre una grande donna: Pauline, sua fidanzata dell’epoca (ed attuale moglie), fu quella che diede la spinta finale per il salto nel mondo della moda maschile: primo negozio nel 1970, prima sfilata a Parigi nel 1976. Dalla sfiga al colpo di culo…;) IMG_8276 IMG_8280 IMG_8286E da allora ha sempre continuato ad andare avanti con il suo business ironico, fatto di umorismo ed amore per la tradizione. Un connubio stilistico che io trovo perfetto, che ho sempre aspirato ma mai raggiunto (la speranza è l’ultima a morire…dice)! Tessuti, fantasie, linee, colori…ovviamente i suoi interventi non si sono limitati ai capi di abbigliamento, ma ha customizzato qualunque cosa, collaborando con moltissimi brand ed aziende, personalizzando con il suo tocco dalle tavole da snowboard fino alle macchine…(io questa mini la vorrei, ecco)!IMG_8279 IMG_8285Dalle collezioni ai suoi negozi, tutti differenti ma tutti così “Paul Smith”, perfettamente integrati nelle città dove sono inseriti, ognuno con la sua personalità ed il suo stile. Questo aspetto, forse ancora più dell’abbigliamento, è veramente dirompente: in un momento in cui tutti i brand fanno negozi-fotocopia per essere riconoscibili e per aumentare la brand-identity, lui ha deciso di giocare esattamente nella direzione opposta. Con successo. Bravo!IMG_8281 IMG_8282 IMG_8287Insomma, il tuffo nel mondo variopinto di Paul era quello che mi ci voleva in questi mesi piovosi ed un po’ apatici. Ed una visita questa mostra, davvero ben curata, la merita davvero. Poi quando lasci il piano c’è un messaggio che ti sorride su un mega post-it su una mega parete rosa…IMG_8304E ti viene voglia di ricominciare…(a fare cosa ancora non lo so, ma intanto la spinta è quella giusta)! 😉 

Buccia di Banana/ Banana Peel…from London!

buccia-di-bananaGoodmorning!!! Lo so, siamo già a giornata iniziata, anzi, qualcuno forse già vede la quasi-fine delle otto ore di lavoro. Io sono da poco tornata da un mini-pellegrinaggio londinese. Era dai tempi della mia prima sfilata che non mettevo piede in quel di Londra (stiamo parlando del 2003) e devo ammettere che, nonostante i cambiamenti, gli enormi palazzi di vetro dalle forme falliche gettati più o meno a caso tra le case basse, i milioni di mercati&mercatini, c’è sempre un bel movimento; fermento creativo nel quale fa sempre bene tuffarsi a caccia di ispirazione. E pure a caccia di scivoloni di stile. Perchè ‘sti inglesi, diciamoci la verità, fanno un sacco di cose belle, ma quando se le devono mettere addosso fanno degli accozzi che lasciano sempre perplessi. O almeno, a me fanno questo effetto. Ladies&Gentlemen, my “banana peels” from London. Enjoy…(le cose belle ve le racconterò in questi giorni)! 😉
1402072391_hg_temp2_m_full_l Continua ad imperversare la tendenza barboneggiante o meglio ancora ho-un-solo-bagaglio-a-mano-tutto-il-resto-lo-indosso! Non credo di avere altre spiegazioni plausisbili…ah, sì: c’era la LondonFashionWeek!!!IMG_8215 La signora in realtà aveva classe, ma quel sandalo aperto palesemente estivo con la calza nera spessa? Non possiamo aspettare la stagione più mite per indossarlo senza niente? Va bene che le mezze stagioni non esistono più, ma certi capi/accessori sono decisamente stagionali…o no?IMG_8243Ora, il leggings lucido di finta pelle di prima mattina…evvabbè. Il magliettone over-size che ti copre le chiappe, passa. Ma quelle scarpe da running?!? (in tutto ciò vi devo svelare che era un uomo…con le gambette fasciate in quegli strettissimi pantaloni)
IMG_8311 L’uomo del mistero si aggira incappucciato, stretto dentro al suo cappotto-vestaglia, con degli amabili shorts sotto…e l‘immancabile calzino britannico a mezzo polpaccio! Che stile!!!IMG_8344 A Londra il vintage funziona tantissimo (che due palle…alla lunga, eh). Capi anni 90 si sprecano, così come questa improbabile combinazione di giacca a vento, panta-gonna con tanto di spacco laterale dal quale fanno capolino degli irriverenti leggings giallo fluorescente…ed ancora running ai piedi (questo è un orribile trend che ho potuto verificare: 8 su 10 le hanno). Ah, per la cronaca, era un uomo anche lui…IMG_8354 Beata gioventù, che appena vede un raggio di sole si spoglia (capisco che in quella città è raro quanto reperire un single intelligente sulla faccia del pianeta)! Però a me quei calzettoni con quelle brutte scarpe mi sdubbiano proprio…ma tantooo!!!IMG_8374

Mi chiedo solo come mai, per il “tempo libero“, per passeggiate domenicali nei mercatini cool della “city”, c’è bisogno di conciarsi come lei: un po’ corridore, un po’ massaia, un po’ pesco le prime cose dall’armadio e me le tiro addosso…a caso!
IMG_8362Ed ecco la coppia più bella del mondo, sembravano usciti da non so quale film: sembravano due spie russe. Aggressivi, teschiati, pelle, frange, ghepardi, borchie, rete, peli…ce l’avevano tutte!!! Però sorridevano…;)
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Ed infine non mi ha risparmiato nemmeno la hostess di terra della Ryanair alle 6 di mattina. Porella, lo so che non è colpa sua, ma coloro che pensano alle divise dovrebbero tenere presente un concetto fondamentale, ovvero “le mezze lunghezze dovrebbero essere vietate“. Perchè o ti scegli solo stanghe di 1,90 o il risultato è quello di far sembrare le zampone ancora più zampone…;)

6000AD: the fashion&funny retail experience!

Prendi un designer londinese particolarmente creativo, amante della cultura “pop” e fashion editor per una nota rivista. Mettilo insieme ad un parigino laureato in storia dell’arte, curatore d’arte contemporanea ed ex gallerista. Catapultali nel web con una “creative retail experience“, ovvero uno store dedicato alla moda divertente, alternativa, pop, colorata, innovativa.  Shakerate e cominciate a navigare tra le pagine di 6000ad.co.uk.
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L’idea è quella di creare un luogo sul web che sia diverso dai soliti “store” di abbigliamento: banali, noiosi e settati su una moda standard e poco emozionante. 6000AD propone capi divertenti, non convenzionali, alternativi…insomma, una botta di vita e di colore in grado di rallegrare anche la giornata più grigia e di far sorridere chi li indossa (e a volte anche chi li guarda). Spesso eccessivi, proposti in combinazioni kitsch a tratti “pagliaccesche”, ma indubbiamente insoliti e differenti. daniel-palillo-carnivore-tee-1Ed io non potevo non capitarci, attratta come una gazza ladra dalle fantasie, dai pattern, dai colori e dai nuovi designer, ma soprattutto da sempre calda sostenitrice della filosofia di una moda divertente che non si prende troppo sul serio. Ed ho così vagato un po’ tra le proposte per la donna, l’uomo e gli accessori. Tra le collezioni di Daniel Palillo e gli orpelli di Tatty Devine, i calzini Happy Socks e le camice optical di Louise Gray. Ma sono stata letteralmente investita dalla serie “bananosa” di Horace…;)horace-banana-dress-5daniel-palillo-monster-melted-1 Schermata 2013-10-07 a 22.28.03Il mondo colorato di questa strana coppia non finisce sul sito. L’attività prosegue sul blog nonboringfashion nel cui nome è già insito il taglio editoriale. Un magazine di ispirazione, mostre, ultime sfilate, video musicali, eventi super cool, collezioni in anteprima e focus sui designer più “alternativi” del panorama fashion e non solo. Un’immersione a 360° nell’estetica pop, da Londra al Mondo.Schermata 2013-10-07 a 23.36.05Quando siete stufi dei soliti siti, un salto in questo mondo potrà distarvi e stordirvi con questa ventata di cromatismi eccessivi. Inutile dire che io la richiedo spesso…;)

More Colors, More Fun, More Fashion!