Denim: un problema e le sue alternative!

La storia del denim è antica quanto la sua origine, risalente più o meno al XV. Tessuto robusto e indistruttibile è passato da fibra degli abiti da lavoro a vero e proprio materiale di tendenza, nello street-style così come nel pret-a-porter (e pure nell’alta moda, vedi Marithe Francois Girbaud). Chi non possiede un paio di jeans nel proprio armadio alzi la mano? Ecco. 😉  Quello che forse non tutti sanno, ma che molto probabilmente state iniziando a leggere in giro in info-grafiche farcite di terrore, è che produrre jeans ha un impatto ambientale e sociale abbastanza alto. O_o

IL PROBLEMA

I jeans che portiamo sono fatti di denim. Il denim è un tessuto che utilizza il cotone come sua componente primaria (e quasi sempre unica), una fibra che ha bisogno di moltissima acqua per crescere, nonché pesticidi e fertilizzanti. E già qui non va bene. Durante le fasi di lavorazione e trasformazione, sopratutto per tintura e finissaggio (quella che gli conferisce il suo tipico colore blu e tutti i vari effetti sdruciti e slavati), vengono impiegate numerose sostanze tossiche e procedimenti dannosi per l’ambiente e per le persone che le eseguono (perché spesso sono prodotti in Paesi dove i controlli e le norme di sicurezza e sanitarie sono lontanissime dall’essere rispettate).

  • Per fare un jeans serve più o meno 1 chilo di cotone e per la produzione di 1 chilo di cotone sono necessari circa 10.00 litri di acqua. 10.000 LITRI!
  • Per conferire il caratteristico colore blu si usa l’indaco: un colorante sintetico alquanto dannoso; per avere blu più intensi si possono tingere i jeans anche 3/9 volte, con il rilascio di sostanze tossiche e metalli pesanti utilizzati affinché l’indaco si dissolva.  inoltre, alcuni metalli pesanti vengono utilizzati per far si che l’indaco si dissolva.
  • Per ottenere particolari effetti di scoloritura o sdruciture vengono fatti il famoso stone washed o la sabbiatura, procedimenti entrambi pericolosi sia l’uomo sia per l’ambiente.

Se moltiplichiamo questi dati e queste problematiche per le quantità abnormi di denim e jeans che vengono prodotti stagionalmente…la situazione appare alquanto problematica. Per avere un quadro realistico, duro e crudo della situazione io consiglio sempre la visione di “The Blue River” (il punto positivo è che la voce narrante di questo percorso nelle tragedie causate dalla produzione del denim è di Jason Priesley, il vecchio Brandon di Beverly Hills 90210).

SOLUZIONI INNOVATIVE

Una volta sbattuta la faccia contro il problema, correre ai ripari è il minimo sindacale per garantire la sopravvivenza della specie. Quello che sta accadendo a livello industriale è trovare soluzioni alternative e meno impattanti. Prima fra tutte l’uso di cotone organico e bio, quindi cresciuto senza uso di pesticidi e in zone adatte dove si può ridurre l’apporto di acqua. Per la tintura si usano tecniche e sostanze alternative, come una colorazione naturale o effettuata con enzimi al posto di sostanze chimiche. Ma ci sono addirittura aziende che stanno ottimizzando un processo di riciclo delle fibre di denim partendo dalla scomposizione del vecchio jeans, quindi senza bisogno di utilizzare materie prime ex novo.

Infografica –––> https://www.shopalike.it/i-nostri-jeans-danneggiano-il-nostro-pianeta/

A worker without proper face protection works at a denim sandblasting plant outside of Dhaka, Bangladesh March 25, 2010. Manual sandblasting was recently banned in Turkey after it was discovered that it led to 40 deaths. Without the use of proper face protection, manual sandblasting can lead to silicosis by the inhalation of the silica dust in sand. Manual sandblasting has long been banned many European countries and the United States. The textile industry is Bangladesh’s number one export earner and employs over 2.2 million workers.

Eliminando certi tipi di procedimenti si assicurano anche migliori e più sane condizioni di lavoro a chi questi tessuti e queste sostanze li maneggia giornalmente. Fortunatamente la tecnologia sta andando avanti e così anche le alternative per impattare meno. Tra i brand virtuosi (e anche stilosi) ARMED ANGELS con i loro detox denim, MUD JEANS, Good Society, Know The Origin e Kuyichi. Solo per citarne alcuni…

SOLUZIONI PRATICHE (LE NOSTRE)

Anche noi possiamo fare la nostra parte. Prima di tutto amare i nostri jeans un po’ di più e fare in modo che durino più a lungo, trattandoli bene e non lasciandoli in mezzo di strada per correre dietro al primo che passa 😉 Si sa che il nuovo attira, ma anche le storie di vecchia data se opportunamente rinnovate possono regalare grandi soddisfazioni. Lavarli il necessario ed in acqua fredda è un buon inizio; se si sdruciscono o si rompono si possono riparare in modo creativo o usarli con gli strappi (voglio dire, li vendono a 150€ quelli già strappati di fabbrica, meglio ridurli così con il passare del tempo, o no?) e quando proprio non riusciamo a chiuderli o non ci sentiamo comode dentro meglio regalarli, venderli in qualche mercatino o trasformali in qualcosa di nuovo. Se forbici e macchine da cucire sono quanto di più lontano dalle vostre corde, ci sono tantissimi laboratori e marchi che offrono dei servizi di riparazione/refashioning di capi esistenti. Come per esempio Back to Eco che ho visto lo scorso fine settimana a Barcellona…

Un negozio, laboratorio, spazio per eventi INTERAMENTE dedicato all’upcycling e alla trasformazione di vecchi denim in nuovi capi ed accessori. Con questi jeans recuperati al 100% dai contenitori di Roba Amiga si sviluppano sia collezioni di capi unici sia un nuovo tessuto riciclato chiamato INFINITE DENIM. Il tutto è realizzato a Barcellona con l’integrazione nel laboratorio di persone con un certificato di rischio di esclusione sociale (attualmente ce ne sono 3). La cosa bella è che non solo si possono acquistare capi e accessori già fatti, quanto è possibile portare il proprio paio di jeans usati e richiedere un servizio personalizzato. A fine vita del prodotto acquistato da Back to Eco è possibile riportalo in negozio affinché venga riutilizzato un’altra volta. Se non è economia circolare questa 😉

Insomma il problema c’è, ma anche le sue alternative e come sempre MENO E MEGLIO E’ MEGLIO! 😉 Se conoscete altre iniziative virtuose a tema denim, condividetele con me!

 

Buccia di Banana/Janties, lo shorts di jeans modello mutanda!

Al peggio non c’è mai fine. E nemmeno al corto. Nel senso che le lunghezze nella moda sono relative. Relativissime. Si passa da lungo, lungo…lungo lungo lungo, al corto, corto…corto corto corto. Quasi inguinale direi. Se d’estate gli shorts fanno gola a tante per via della loro incredibile comodità e freschezza, la nuova proposta del jeans-mutanda non so quanto sarà apprezzata. Guardiamola insieme…

Ad immettere sul mercato questa chicca il marchio francese Y/Project, che ha pensato bene di accorciare talmente tanto i “classici” pantaloncini corti in denim da farli somigliare più a delle mutande a vita alta modello Jane Fonda anni 80/90, di quando si portavano sopra alle tutine colorate per fare aerobica. Si parla già di Janties (il solito mix etimologico tra jeans e panties, ovvero mutande). Ed oggettivamente tra il taglio sgambato sia davanti sia dietro li rendono più simili a mutande che a pantaloncini, anche se sfido chiunque ad indossarli “a pelle” senza biancheria intima sotto…aia!!!

Eppure come pantaloncini ce li vendono, comodi sia per il giorno che per la sera, da indossare con o senza calze, per una combinazione elegante o decisamente più sportiva. La calza bianca devo ammettere che è la mia preferita…(un minuto di silenzio qui, se volete, si può fare)! 😉

Lo scherzo in jeans ha un prezzo onesto, solo 295€, ma soprattutto ha una vestibilità democratica che sta bene a tutte…quelle con un chilometro di coscia, il vitino di vespa ed un culo che non venga massacrato da questa linea tremendamente anni 90 che aveva il potere di allungare le chiappe anche a chi possedeva il culo ritto modello poggia-bicchieri. Una trovata davvero geniale!

 

 

 

Che aggiungere? L’unica cosa che spero è che li abbiano realizzati riciclando vecchi jeans e non sprecando ulteriore materiale, risorse e lavoro. Perché attivare la macchina produttiva del denim per le mutandone di jeans…ecco, ce le potevamo anche evitare, o no?!? 😉

Buon…martedì!

Buccia di Banana/Quando lo shorts esagera

buccianewstyle

C’era una volta una pubblicità di diversi anni fa che ammiccava al mondo più o meno così:

ae1e22670542e0aba71009023884d102Il provocante manifesto è stato preso in parola ai giorni nostri, tanto che non solo questi deliziosi shorts a vita alta sono prepotentemente tornati di moda, ma è ritornato in auge l’uso e il vizio di andare in giro con le chiappe esposte al pubblico. Anche in città. Anche al lavoro. Ovunque. Parliamone!!!shorts-2Ora su questa brutta abitudine di trasformare i già orrendi boyfriend jeans in “boyfriend jeans corti” è inutile spendere parole: personalmente non li amo, ma sono già dappertutto, nonostante siano un capo in grado di non rendere giustizia nemmeno alle rotonde mele di una brasiliana di vent’anni (figurati al resto della popolazione femminile). Ma su come indossarli senza mostrare le chiappe a mezzo mondo forse vorrei spendere due parole (nel vano tentativo di salvare delle donne dallo scempio estetico).Schermata 2015-06-29 a 01.18.50 shorts-1024x767Lo shorts di jeans a vita alta deve rispettare delle regole (almeno se indossato in città): il culo non deve fare capolino da sotto alle tasche!!! Trovo che la scopertura del sotto-chiappa sia veramente antiestetica e decisamente poco sexy: primo perché quella parte che esce, a meno che una non abbia mele di marmo e con una certa forma, è sempre un po’ moscetta e cadente rispetto al resto (quando non corredata dalla signora Cellulite); secondo perché con un minimo piegamento fuoriesce immediatamente anche tutto il resto (e non è grazioso per una signorina)!shorts-mini-sizeIl problema è insito nel capo in sé: essendo a vita alta una donna tende a tirarlo più in su possibile, dando vita a due fenomeni agghiaccianti. L’effetto zoccolo di cammello sia davanti (con mille pieghe) che addirittura dietro; e la fuoriuscita del sotto-mela con relative pieghe, righe e pieghette. E niente, non si può guardare, non è sexy, non è ammiccante: è solo ignorante. In queste sere passate in città ho potuto constatare che gli shorts-con-fuori-chiappa non vanno in giro con sneakers e t-shirt. Figurati! Io li ho visti accompagnati da top corti e scollati, tacchi 12 di vernice lucida e facce super truccate. Basta anche meno! Qualcuno mi ha insegnato che se scopri da una parte dall’altra puoi sempre coprire, in una sorta di bilanciamento estetico funzionale. Ma evidentemente non tutti la pensano allo stesso modo 😉

shortsimg_9609Il consiglio è quello di scegliere questo capo con attenzione (se proprio ne sentite il bisogno, altrimenti si può sempre ripiegare su una vecchia vita bassa):

1- Sinceratevi che l’orlo del jeans (anche se sfilacciato) vi scenda sotto la linea della mela di 4/5 cm buoni;

2- Assicuratevi che in vita non tiri troppo (che vi fa pure male alle parti intime) e che sia proporzionato alla lunghezza del busto (se siete bassine e con il busto corto una vita troppo alta vi fa sembrare dei nani);

3- Fate attenzione che non stringa troppo alla coscia che se no paiono salami incartati; esistono delle varianti più morbide proprio per donne con le gambe un po’ forti 😉Schermata 2015-06-29 a 01.21.53Chi vi ama vi seguirà lo stesso, anche senza culo di fuori!!! Che ne dite?!? 🙂 Buon lunedì…

Buccia di Banana/Lo strappo localizzato

buccianewstyleC’erano una volta i “blue jeans“, quell’indumento realizzato con un tessuto talmente resistente che prima di essere trasformato in pantalone veniva usato per fare i sacchi delle tele delle navi e coprire le merci nei porti. Poi è diventato un capo da lavoro, fatto per durare a lungo, poi dagli anni 70 in poi è diventato un capo fashion, che da allora in poi ha preso le forme più svariate: pantalone a zampa, salopette, gonna, panta-groviera. Quest’ultimo è apparso un paio di anni fa e adesso si vede ovunque: trattasi  di Jeans con lo stappo localizzato!!! (che non è una malattia…o forse sì)IMG_5849 IMG_5848Il povero denim, nel corso della sua lunga e meravigliosa storia, ne ha subite di tutti i colori: trattamenti con i sassi (il famoso stone washed), effetti usurati con la carta vetrata, bagni con acidi, decolorazioni e smagliature praticate a fior di lama per conferirgli un aspetto sdrucito come dopo 10 anni di utilizzo. Poverino, praticamente è stato torturato per accelerare un processo di invecchiamento naturale. Il bello del denim, infatti, è proprio l’aspetto che assume dopo un po’ che lo si indossa: quelle sdruciture che arrivano perché ti siedi sempre in terra, lo strappo sul ginocchio post-caduta in motorino, lo scolorimento dovuto al sole…

IMG_5852Ma la moda ci insegna che non si può tenere un jeans nell’armadio per 10 anni aspettando che si logori con il passare del tempo! Figurati, vanno cambiati, e anche spesso. Quindi via libera a strappi, strappini, strappetti, effetto da “ho lottato con 30 tigri ma sono sopravvissuto” e buche regolari realizzate tatticamente a fior di forbice. Chiamata anche “moda della presa d’aria“, consiste nel praticare delle incisioni a forma regolare nel tessuto ed asportarlo in modo da lasciare uscire volontariamente determinate parti del corpo.

IMG_5850IMG_5856Bella cagat…ehm, ma che simpatica invenzione!!! Deliziosa e fine, soprattutto se abbinata a scarpe ortopediche modello turista tedesco con quello sbarazzino tocco argentato. Quindi non più un buchino nei pantaloni, ma per essere davvero “cool” ci vuole una buca ben evidente. Meglio se sul ginocchio, punto più quotato, perché in questo modo favorisce anche il movimento o sullo stinco. Ammessa anche la coscia, ma solo se l’incisione viene fatta con l’accetta 😉

IMG_5853IMG_5847 IMG_5854Una roba da far rabbrividire a prima vista! Praticabile sia sui modelli attillati, la cui controindicazione è che se vi stanno troppo stretti la carne esplode tra un buco e l’altro, con effetto “blob” che vuole strabordare fuori dal vaso, sia su quelli larghi (i boyfriend per intenderci, o baggy detto alla vecchia maniera), che rimandano subito al look da barbona, che pure era tanto in voga qualche anno fa. Mah…Tra le tante varianti di questo trend non può mancare il classicone: il vecchio traforo sulla chiappa!!! (artificiale, mi raccomando, ma non esagerate che se no di traforo se ne vede un  altro)
IMG_5851Il più originale e glam che mi è capitato sotto agli occhi, però, è questo: IMG_5604 I due oblò simmetrici scopri-caviglia che mettono in evidenza il laccino della scarpa: come ho fatto a non pensarci io per prima! Due finestrelle laggiù in fondo servivano proprio. Questa follia di distruggere i propri pantaloni non è assolutamente di solo appannaggio femminile: anche l’uomo vuole il suo colabrodo. Et voilà, buchi per tutti (però bianco e buchi è davvero troppo, non lo posso affrontare)!

IMG_5857Il vantaggio di questo trend è che è facilissimo da realizzare in maniera casalinga (invece di andare a lasciare 200 € per un jeans con la metà del tessuto che dovrebbe avere) e si può adattare ai corpi (vuoi non praticare un buco proprio lì dove c’è il nuovo tatuaggio estivo da sfoggiare). Il problema è che quando poi uno si fa prendere la mano…rischia di fare il pantalone a brandelli. Perché se dovete andare in giro così, forse allora sarebbe meglio uscire di casa senza pantaloni…o no?!? 😉
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Più prese d’aria per tutti!!! 😉

Buccia di Banana/Oltre lo skinny: guaina per lui!

buccianewstyleDevo condividere questa esperienza con voi. Lo so che ormai siamo abituati a vedere in giro di tutto: non ci stupiamo più degli uomini con i leggings e se qualcuno non possiede il suo risvolto al pantalone ci sembra quasi strano (io personalmente vado a stringergli la mano, ma questa è una piccola deformazione professionale). Deve esserci però un limite a tutto. Soprattutto ai jeans super super stretti da uomo!!!image1xxl (1)

La scorsa settimana sono stata a fare la stylist per uno shooting di un grosso brand che produce denim. Ora, di 40 modelli da fotografare, ce ne saranno stati 2 simil baggy, 3 dal fitting regolare ed i restanti 35 dalla vestibilità variabile dallo strettino fino allo strettissimo con punte di aderenza mai viste addosso ad un uomo. Osservare un modello dalle gambe lunghe e con il bacino stretto faticare per infilarsi un paio di jeans mi ha veramente fatto soffrire (e visualizzare quelle scene imbarazzanti in cui siamo noi donne a lottare per rientrare in quel maledetto paio di jeans che non ci calza più come prima). Sentirmi chiedere “mi aiuti a stendere le tasche che a me non mi entra la mano” (senza secondi fini maliziosi, ve lo assicuro), mi ha inquietato giusto un po’. Valutare che nemmeno la mia di mano riusciva ad uscire da quelle tasche che sembravano sottovuoto tanto che erano appiccicate al corpo mi ha imbarazzato notevolmente. Ma è mai possibile vedere queste scene?!? image2xlNo, non è possibile! Ho quindi deciso di intraprendere una campagna #antiskinnyperlui. Un jeans così stretto è veramente brutto addosso ad un uomo per diversi motivi di ordine tecnico-pratico:

1-Al 90% degli uomini schiaccia il culo! (E già trovare un uomo con un fondoschiena decente è un’impresa, figuriamoci con il sedere largo schiacciato…rabbrividiamo).

2-A tutti schiaccia anche le p****! (E sappiamo tutti che stringere e comprimere costantemente i gioielli di famiglia non fa per niente bene alla salute)

3-Fascia incredibilmente le gambe. E qui possono nascere due tipi di problemi: se le hai grosse e muscolose finisci per sembrare un manzo con le coscione ed i polpaccioni; se le hai fini somigli ad un’esile stambecco. In ogni caso lasciatemi dire che la gamba maschile fasciata sta bene solo ad alcune drag queen opportunamente corredate di tacco 15. Se non appartenete a quest’ultima categoria, non vi avvicinate nemmeno ai superskinny!!!

4-Nel momento in cui, per puro caso, dovesse improvvisamente risvegliarsi il guerriero che riposa nei boxer…beh, non sarebbe possibile mascherare l’inconveniente. In nessun modo! (Figura di merda rapida ed assicurata)

5-Lo skinny portato con la camicia è la quintessenza del ridicolo!skinnylui1

Le osservazioni non si sono limitate all’ordine pratico. L’immaginazione è andata oltre, fino a visualizzare scenari assurdi ed imbarazzanti. Tipo quando il portatore di super-skinny si deve spogliare durante un incontro sessuale. Difficilmente il jeans scivolerà da solo semplicemente sganciando i bottoni e spingendolo giù dal punto vita. Cosa fai? Ti siedi e te lo levi dal fondo per non arrotolarlo? O sull’onda dell’impeto provi a levarlo di rincorsa con il rischio di cadere perché non passa dalla caviglia? O ancora rimani incastrato con il jeans ad altezza polpaccio tentando una performance inusuale con le gambe mezze legate? O chiedi a lei se per favore ti dà una mano?!?

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Ecco, la mano, cari amici (e amiche, perché noi donne a questo punto abbiamo una missione, ovvero negarsi ai portatori di skinny) datevela da soli: non li comprate!!! E voi Gentili Colleghi e Signore Aziende, piantatela di metterli in commercio. Gli uomini conciati così non si possono più vedere! Davvero.

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Se qualcuno ha delle valide obiezioni, io sono sempre ben disposta ad accettare pareri contrari…purché abbiano senso! 😉

Buccia di Banana/Jeans Contro Tigre

buccia-di-bananaC’era una volta una bambina chiamata Cappellino Rosso che viveva felice con la mamma nella sua casetta super-chic nelle montagne di Cortina. Un giorno decise di portare i cup-cake alla nonna miliardaria. Indossò i suoi skinny ovviamente corti fino alla caviglia (sia mai che sia coperta, anche con -10 gradi e con la neve) e la sua mantellina iper-fashion tartan e si avviò per il bosco. Mentre sfilava allegramente con le cuffie nelle orecchie, sì imbattè in una tigre (sì, la famosa tigre-montanara): “Dammi i cup-cake o non ti faccio passare“-“Scordatelo. Li ho comprati nel posto più In di tutta Cortina, mi sono costati una fortuna; spostati che il tigrato non va più di moda da anni“. Colpita nel vivo, la tigre sfoderò gli artigli e con l’abilità di un ninja andò a praticare delle simpatiche aperture nell’outfit dell’insopportabile Cappellino. Poi gli fregò i cup cake e se ne andò canticchiando “Vai vai che ora sarai ancora più fashion, sfigata“. Cappellino si ricompose, un po’ sdegnata, tornò a casa sua, si sparò due pose tra la neve e postò il nuovissimo trend per l’inverno: il jeans dilaniato!!!jeans0jeans6Essì, perchè i jeans che “vanno” ormai da quest’estate (ovviamente già visti e rivisti negli anni passati) e che si portano ancora (incredibilmente) per l’inverno non sono semplicemente sdruciti, tagliati o consumati: sono delle vere e proprie opere d’arte eseguite a colpi d’accetta. Non uno strappo…una sequela di tagli. Non un buco…una voragine dalla forma squadrata. Non dei fili che pendono…una cascata di fibre che arrivano fino ai piedi. Insomma, chi li indossa sembra davvero uscita dalla furiosa lotta con animale dai lunghi artigli…oppure dalla lotta del gattino particolarmente aggressivo che è passato a fare visita all’armadio!jeans1 jeans5Questo mix un po’ selvaggio un po’ vintage invece sembra piacere tanto, soprattutto se abbinato a scarpe molto glamour che sdrammatizzano l’effetto “scappata di casa dopo la lotta con il fidanzato armato di lametta“. E poi quel vedo-non-vedo di pelle è molto sexy…WARNING: Se il jeans è particolarmente aderente e la vostra coscia un po’ piena, avete presente l’effetto mortadella-strizzata-nella-sua-rete? Ecco, appena sedute da quei pertugi straborderà la carne…altro che vedo-non-vedo! WARNING 2: Avete presente che se vi siete dimenticate di farvi la ceretta (cosa che capita di sovente in inverno) oltre alla pelle faranno capolino anche i vostri lunghi peli? Non aggiungo altro. WARNING 3: Avete presente che i buchi prima o poi si allargano e vi ritrovate con di-tutto-di-più di fuori?!? Fatevi due conti.jeans8Ma questo sembra non interessare il popolo fashion che continua a sfoggiare con fierezza jeans distrutti ed abbinamenti di merda per tutte le stagioni. Perchè mi sembra logico indossare jeans-con-prese-d’aria anche in inverno…ma con la pelliccia! Dio della Coerenza Aiutale Tu!!! Almeno abbiate il cuore di inserire sotto a tutti quegli strappi delle calze fantasia di dubbio gusto…;) (e per favore, almeno quelle non strappate)!!!

jeans2jeans3Ma non sono solo gli skinny a subire il devasto, tutti i modelli sono vittime dello strazio-da-lametta. A questo proposito vorrei sollevare una questione che mi sta affliggendo da tempo: perchè i jeans larghi, in gergo tecnico detti “baggy” o “oversize”, adesso sono stati ribattezzati “boyfriend jeans”??? Perche, perchè, perchè??? E perchè vanno tanto di moda anche questi nonostante nessuna (e lo dico con cognizione di causa in quanto ho usato jeans larghi per una vita) sia in grado di metterseli in maniera decente?jeans4Scappate di casa, tamarre, cugi (detta alla livornese), grezze…BRUTTE! Mamma mia quanto non le sopporto! Se devi utilizzare davvero i jeans del tuo fidanzato per far vedere che ne hai uno, almeno abbi il cuore di non metterci il tacco sotto, per di più con il risvolto, il fondo largo, il cavallo che ti cala, la vita alta (che ti accorcia) e tutti quegli strappi! Il baggy (torniamolo a chiamare con il suo nome, per favore) va saputo portare. Non è per tutte. Non è per fighette. E va con la scarpa bassa (che non sia una slipper o una ballerina). Stop. Punto. E chiuso.

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E come al solito, io la mia ve l’ho detta. Il jeans usurato e naturalmente distrutto ha il suo fascino, l’artificio eccessivo mi sdubbia un po’. Ma se avete proprio voglia di distruggere un paio di vecchi jeans per cavalcare il trend-dei-mille-strappi ecco le istruzioni per un rapidissimo DIY…occhio però a dove praticate le aperture…certi errori potrebbero essere devastanti!!! 😉jeans9

Love Your Denim, Save IT!!!